LE COSE CHE SCRIVO IN QUESTO BLOG SONO FRUTTO DELLA MIA FANTASIA (BACATA).
QUALSIASI RIFERIMENTO A PERSONE O FATTI REALMENTE ESISTENTI E' CAUSALE.

domenica 27 febbraio 2022

Buon compleanno Spigoblog

Oggi questo blog compie 15 anni. 

E ancora lo leggete. Complimenti a voi per la tenacia e auguri a lui per la durata.





mercoledì 23 febbraio 2022

Piacevolezza olistica aghipungente

C'è un tipo di cura che fa bene al corpo e all'anima.

Si presume che quando si esce dalla seduta si stia bene, in pace con sé stessi e con il mondo.

Che nome avrà una simile manna?

AGO-PUNTURA
da spazioconnesioni.it

Insomma, un collage di due parole sommamente rinfrancanti, rilassanti e confortanti. 

Del resto, la belonefobia è assai poco diffusa, il 90% delle persone delle persone adora farsi affondare aghi nel corpo. 
Di solito, quando si ha un po' di tempo libero, ci si fa infilzare.
 
[Tra l'altro, trattandosi anche di fobia per le cose appuntite e per gli spigoli, arguisco anche che pochi belonefobici stiano leggendo questo post o abbiano mai letto il mio blog. Ma questa è un'altra storia.]

Qualche persona dallo sviluppato senso matematico potrebbe controbattere che in realtà la belonefobia riguardi il 10% delle persone, ma la belonepatia interessi una percentuale ben maggiore, pressoché tutti i non-masochisti (che in effetti non sono poi tanti). Di conseguenza, la piacevolezza dell'agopuntura risiederebbe nel raddoppiamento della parola, come due meno che moltiplicati tra loro danno un più. 

Sgradevolezza della parola AGO *  
Sgradevolezza della parola PUNTURA = 
piacevolezza

La grande bellezza del sottoporsi alla cura, al di là di sottigliezze medico-psico-etimologiche, consiste in una serie di corollari:
  1. Oltre a farsi infilzare aghi in luoghi impensabili (tipo tra la parte palmata dei piedi tra le dita, nelle orecchie, in fronte, nei polsi in mezzo a vene e arterie, nella zona degli occhi in cui rimane il moscerino quando vi si infila), li si trattiene in sé per un'oretta. Il che fa sì che la sensazione di piacevolezza si espanda e si insinui in modo olistico;
  2.  Dato che ci si denuda quasi interamente, l'agopunturista scrupoloso provvederà ad adagiare con cura e attenzione su di voi zeppi di aghi uno di quei pacchi regalo argentati e dorati per scaldarvi, donandovi un momento di gradevolezza da paralisi muscolare;
  3. Quando l'agopunturista se ne va, ci si deve abbandonare al relax, possibilmente addormentandosi, confidando in quegli scatti da addormentamento che scuoterebbero la stagnolona e vi farebbero fluire impulsi di benessere da un capo all'altro del corpo;
  4. Anche il camion che passerà sotto lo studio medico, in un'armonia completa con l'universo, si unirà alla vostra seduta, inviando telepaticamente vibrazioni di rara piacevolezza a ogni ago conficcato nelle vostre carni. 
Insomma, il benessere è a un ago di distanza da voi.
Provare per credere. 
Non sarete rimborsati.

giovedì 17 febbraio 2022

Accorgimenti gourmet

I ristoranti si dividono in due categorie ben precise:

  • quelli con l'acqua calda nel rubinetto del bagno;
  • quelli con il rubinetto bloccato sull'acqua fredda.
Ora, dico io, se uno si prende la briga di far modificare il rubinetto perché eroghi solo acqua fredda, non oso pensare cosa vada a combinare in cucina per risparmiare foss'anche dieci centesimi. 

Dal bloccare l'acqua calda al surgelare gatti randagi da fare al sivé con il vino vomitato dal barbone alcolista che dorme all'angolo il passo è molto breve. 

Quindi, per capire se in un ristorante c'è qualche speranza di mangiare cibo di qualità, il primo passo non è leggere le guide. 
Basta seguire questa semplice guida in tre punti:
  1. chinarsi sotto il livello del bancone e del campo visivo dei gestori; 
  2. strisciare inosservati fino al bagno;
  3. aprire il rubinetto. 

domenica 13 febbraio 2022

La matrioska dell'agognata verità

Migliaia di persone sbagliano una citazione, un errore di fonti che capita continuamente in questa società che scorre liquida su ogni cosa smussandone i contorni. 
Alcuni paladini della verità, però, resistono e costruiscono pazientemente dighe di legnetti sperando che non vengano spazzate via dal flusso continuo di troppo che arriva da ovunque. 

Tra questi, l'affermato giornalista de "La Stampa" Lorenzo Boratto, secondo solo a Giuseppe Regalzi per precisione, si prodiga nella ricostruzione della verità in un articolo pubblicato oggi: 

E a questo punto, il giornalista tirerebbe un sospiro di sollievo,  si sentirebbe al CVD della dimostrazione, non si stesse parlando di Calvino. Ma qui di Calvino si parla, e, si sa, Calvino non è mai superficiale, non si accontenta del messaggio di primo livello, Calvino stupisce, e così anche Boratto, che non può esimersi dalla metacomunicazione di un concetto emerso dall'evento di cui parla, ma immerso al tempo stesso nel testo che scrive:

"La verità è che non c'è verità"

Lo ha detto Kurt Cobain (diamo a Kurt ciò che è di Kurt) e aveva ragione.

E così, Boratto, mentre sfata la bufala su Calvino, ne inserisce una su Simone Quaranta, dipendente della Regione Piemonte:
E così, Boratto perpetua in una matrioska di bufale nelle smentite bufale l'assenza di verità, ché la verità è un concetto soggettivo: ognuno è convinto della sua, ognuno interpreta quello che gli viene detto in un modo personale, in base alle sue comprensione attenzione possibilità, e poi lo fa suo, e quel farlo suo diventa già altro. Con il passare del tempo si aggiungono ricordo tipo di memoria teatralità. 

Insomma, alla fine le verità si moltiplicano, ed è un paradosso come quello della fedeltà esclusiva poliamorosa. La fedeltà esclusiva, se diventa polidiretta, perde l'esclusività e diventa una contraddizione in termini.

 Allo stesso modo, la verità deve essere una, ma una non è, e quindi, semplicemente non è. 

venerdì 11 febbraio 2022

La fortuna di essere tutelati dalla sfortuna

 

Sebbene con efficacia ridimensionata dal gusto estetico del packaging tipicamente cinese, questi dei biscotti della fortuna ci tengono proprio a tutelare i loro consumatori dalla sfortuna di rimanere strozzati da un biscotto della fortuna. 

lunedì 7 febbraio 2022

Diventare Calvino - e non saperlo

Una è lì che studia quintali di cose economiche e le piace talmente che farebbe di tutto pur di pensare ad altro, perfino scrutare ogni singolo oggetto presente fuori dalla finestra, tipo una girandola. E da quell'istante, inizia a pensare a cose belle, lontane - ma nemmeno troppo - dai grafici, dalle leggi economiche, dalle questioni cavillose, tipo la letteratura, e,  per non tornare a studiare e pensare alle suddette questioni, fa la cosa che più le piace: scrive un post. Un piccolo, inosservato post, in cui fa un omaggio al suo scrittore preferito, Italo Calvino. Passa il tempo che era da destinarsi alle questioni economiche a sfogliare "Lezioni americane", nel capitolo sulla leggerezza, ma non trova una frase che riassuma tutto in breve, e alla fine la inventa. 

Passano quindici anni e un mese. 

Una è di nuovo lì che studia quintali di cose economiche e le piace talmente che farebbe di tutto pur di pensare ad altro, quando ecco che un certo Giuseppe Regalzi, già palesatosi in realtà d'estate, ma senza colpo ferire, le invia questo articolo
Pazzesco.
Una è diventato Calvino in tutti questi lunghi anni e manco lo sapeva.
Poi, al Festival di Sanremo, perfino la Ferilli la cita (più o meno). 
E così, un certo Luigi Bruschi la intervista e scrive questo

E va beh, alla fine una si dice che avrebbe potuto andarle molto ma molto peggio.
Altro conto è cosa penserebbe Calvino di essere scambiato per lei, ma di questo non si può chiedere scusa a lui ma solo alla figlia, a cui si concede anche la licenza poetica del da senza accento come indennizzo.