LE COSE CHE SCRIVO IN QUESTO BLOG SONO FRUTTO DELLA MIA FANTASIA (BACATA).
QUALSIASI RIFERIMENTO A PERSONE O FATTI REALMENTE ESISTENTI E' CAUSALE.

martedì 26 giugno 2018

Esercizio di prePotenza


C'è un camion della pattumiera, di quelli che si fermano ogni venti metri, cioè a ogni contenitore, quindi si animano di quello spirito cigolante che fa sì che braccia metalliche si impadroniscano dei cassonetti e li rivoltino nelle fauci meccaniche rivoltando al tempo stesso gli stomaci di chi c'è dietro, in modo direttamente proporzionale allo stato di avanzamento della stagione estiva.
Sei in bici dietro al mastodonte, e ti ritieni fortunato di non essere in macchina, ché così puoi oltrepassare in qualche modo il mezzo intento a rivoltare rifiuti e intestini.
La donna - perché è una donna, viva la parità dei sessi - che guida il camion si infila nel controviale con un calcolo sulle distanze e sulle dimensioni del mezzo degne di un geometra del catasto. I due spazi che lascia a sinistra e destra sono entrambi identici, entrambi di un cm più larghi della migliore contorsione del manubrio della tua bici per poter passare.
La donna del pattume vuole la parità dei sessi.
Vuole sperimentare il maschile esercizio della prepotenza sui più deboli.
E ti lascia lì dietro, bloccato, senza possibilità di tirare su i finestrini della bici, nella canicola estiva, con lo stomaco rivoltato mentre rivolta il pattume.

venerdì 8 giugno 2018

Piccolezza

Uno è lì che guarda il mondo piccolo dall'oblò di un aereo e intanto si chiede quanto diavolo starà inquinando.
Potrebbe essere su un treno, già, non può nemmeno dire di essere su uno di quegli aerei indispensabili per raggiungere un luogo importante in un tempo ragionevolmente compatibile con gli impegni della vita sociale.
Guarda sotto, l'oblò è un suo occhio da ciclope, un ciclope per cui un albero di pesche è un qualcosa che possa mettere tutto in bocca, stringendo le labbra per trattenere solo la frutta, estraendolo e lasciandone i rami, fili spogli. E anche le pesche, piccole così, sono microgranuli che gli rimangono tra i denti.
Le case sono perfette nella loro piccolezza, così come le automobili, e dentro gli omini, che uno lo sa bene, nella loro microscopicità da punto di vista altro, hanno tutto nei minimi particolari:

due braccia,
due mani,
due piedi,
due orecchie

ed un solo cervello,
ma piccolo,
così piccolo
che avrà pensieri piccoli,
ma così piccoli.


domenica 3 giugno 2018

Videogiocare la vita


C'è un giochino su internet che facevo circa vent'anni fa che consisteva nel fare delle cose della vita quotidiana, in cui c'era tutto un giorno accelerato, poi una notte accelerata, e avanti così.
C'era una città, c'erano dei negozi, dei luoghi di lavoro, la casa del tuo personaggio, e tu dovevi fargli fare cose che aumentavano i tuoi punti cultura, bellezza, socievolezza, ecc. Potevi anche farne che li diminuivano, tipo strafogarti di hamburger, insultare la gente, ecc.
Era una diavoleria giapponese, come solo i giapponesi sanno fare.
Non lo trovo più, perché era, appunto, una diavoleria tale che anche i giapponesi l'hanno trovata diabolica e devono averla tolta.

Mi ero messa a giocare, ed era proprio come la vita reale: avevi quelle cose da fare, se non le facevi perdevi punti, se le facevi ti smaronavi alla grande, il tutto a velocità accelerata. Non che lo smaronamento accelerato lo sia meno, anzi, è peggio, perché finisce subito e ne arriva subito un altro, e non hai nemmeno il tempo di prenderti un attimo per rilassarti, anzi, lo prendi, ma anche il rilassamento è velocissimo, e rilassarsi velocemente è addirittura peggio che smaronarsi velocemente, perché è un ossimoro in termini e fatti.
Poi c'erano i premi quando si raggiungeva un obiettivo, ché poi il protagonista voleva ingraziarsi anche una ragazza, ma i premi erano velocissime musichette con su scritta la frase. Insomma, il susseguirsi di operazioni era finalizzato a qualcosa che poi, quando c'era, te ne accorgevi appena che non c'era già più ed eri di nuovo catapultato in quel susseguirsi di operazioni, che dopo un po' diventavano ripetitive,
ti facevano sentire
un topo in gabbia.

Allora chiudevi la finestra del pc
e tornavi alla tua vita.