LE COSE CHE SCRIVO IN QUESTO BLOG SONO FRUTTO DELLA MIA FANTASIA (BACATA).
QUALSIASI RIFERIMENTO A PERSONE O FATTI REALMENTE ESISTENTI E' CAUSALE.
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mercoledì 27 marzo 2019

I'm very happy because...

C'è questo libro che ha giaciuto nella mia libreria per un bel po', nell'area in cui metto saggi, manuali, eccetera.
Un giorno l'ho estratto e ho guardato la copertina: sembrava proprio un manuale di self help.
L'ho messo via.
Poi però l'ho ripreso, dandogli il beneficio del dubbio, e ho iniziato a leggere.
Sorpresa delle sorprese, c'erano dentro interessanti informazioni sul cervello, su come la neuroscienziata autrice del best seller ritiene (anche con dati dedotti da ricerche) si possa potenziare e usare al meglio.
Per un po' uno dice apperò, figo sto libro, molto interessante, una specie di "manuale delle neuroscienze per negati".

Insomma, i sentimenti per il libro sono molto altalenanti.

Ma l'altalena non finisce qui.

Probabilmente per essere più accattivante agli occhi dei lettori americani, il tutto si presenta come lo sviluppo della vita di questa Wendy Suzuki, che parte come una grassa e sfigata neuroscienziata americana di origini orientali, per poi finire dipingendosi come una superdonna che ha tutto nella vita.

Che già lì, uno dice: ma non poteva darmi le informazioni senza erigersi a modello assoluto?

Ma c'è una cosa che mi sfugge.
Per tutto il libro, lei cerca un uomo.
Tra l'altro sempre con siti di incontri.
Pur avendo una vita sociale pazzesca.
Per tutto il libro non trova un uomo.
Non uno che le vada bene. Così dice.
Nessuno va bene.
Nemmeno quelli fighissimi, intelligenti, siprituali, artistici.
Non vanno bene.

Conclude il libro scrivendo che adesso è il massimo dei massimi che poteva desiderare nella vita.
Che il suo cervello è al top e influenza l'altissima qualità della sua vita.

Ora, però, l'uomo mica l'ha trovato.

Le opzioni sono:

  1. ha tenuto l'uomo da parte perché deve scrivere il best seller continuazione del primo, magari una roba intitolata "Happy heart"
  2. ha capito che l'uomo avrebbe cagionato un raggrinzimento del suo cervello, fino a raggiungere le dimensioni di un'uvetta secca
  3. non ha capito niente. Il che fa venire nuovi dubbi sulla qualità del suo libro e sull'evoluzione reale del suo cervello (sempre che per tutto basti il cervello). E così il cerchio si chiude. 

lunedì 6 febbraio 2017

Retroincespicare



Mi raccontavano di un filosofo non identificato che sostiene che la vita sia come una camminata all'indietro.

Il passato lo vedi davanti a te, che diventa più lontano man mano che procedi nella tua retrocamminata finché non diventa un quadro puntinista dove l'insieme dei puntini non ha senso o ne ha uno che rimpiazza la miopia con la fantasia; il presente ce l'hai intorno e a lato del tuo campo visivo, che scorre velocemente, o perlomeno alla velocità con cui avanzi in retromarcia; il futuro lo hai dietro, quindi non vedi un tubo e potresti cadere giù per una voragine, sbattere contro un ostacolo, farti malissimo, o anche non farti nulla, ma chi lo sa. Non puoi nemmeno girarti indietro perché il filosofo presuppone che tu abbia una possibilità di rotazione del collo pari a zero.

Se cadi giù da una voragine potresti precipitare vorticosamente verso un fondo senza fondo, e potresti trovare gente che cerca di tenderti le mani per salvarti, ma invano, perché o la fai precipitare giù con te, oppure manco riesci ad afferrarla, e lei non riesce ad afferrare te precipitante così vorticosamente verso il non-fondo.

E precipiti
finché
non c'è più passato davanti a te,
non c'è più futuro dietro di te,
o, se c'è,
è un futuro estinto
nell'istante il cui anche il presente
si spegne.

venerdì 25 dicembre 2015

Natale


“Il Natale di quell’anno fu la festa dell’Inferno piuttosto che del Vangelo. Le botteghe vuote e prive di luce, la cioccolata finta o le scatole vuote nelle vetrine, i tram carichi di facce scure, nulla ricordava i Natali trascorsi. Nella festa in cui tutti, ricchi o poveri, una volta si riunivano, non c’era posto se non per alcuni godimenti solitari e vergognosi che certi privilegiati si procuravano a peso d’oro, in fondo a un sudicio retrobottega. Le chiese erano piene di lamenti piuttosto che d’atti grazia. Nella città tetra e gelata alcuni ragazzi correvano, ancora ignari di quanto li minacciava. Ma nessuno osava annunciargli il dio d’una volta, carico d’offerte, vecchio come il dolore umano, ma nuovo come la giovane speranza, la stessa che impedisce agli uomini di lasciarsi andare alla morte, e che non è se non semplice ostinazione a vivere. [...] 

[...] davanti a una bottega di Natale,[...] pensava [...] che un mondo senz’amore è come un mondo morto e che viene sempre l’ora in cui ci si stanca delle prigioni, e tutto quello che si desidera è un volto caldo e lo stupore di un cuore innamorato”.

venerdì 5 dicembre 2014

Politica (scolastica) vs scuola (letteraria)


Ero tutta contenta di andare al Circolo dei lettori ad ascoltare la presentazione del libro di una mia ex collega, Raffaella Grisotto, che ha scritto "Diciotto ore".
Ho chiamato vari amici e siamo arrivati. Lei era là, tutta ben vestita, come ci si può vestire per presentare un proprio libro, con un vestito senza maniche. Io gelavo con il maglione ma immagino (molto ipoteticamente) che presentare un proprio libro faccia venir caldo.
Ci siamo seduti tutti e un'attrice ha iniziato a leggere estratti del libro. L'attrice era molto brava. Ero curiosa di sentire cos'avesse da raccontare Raffaella sul libro, sulla sua genesi, ero contenta che l'attrice fosse così brava e speravo che leggesse molto.
Mancava solo lei, l'assessore al lavoro, istruzione e formazione professionale. Era in ritardo. Nessuno se n'era accorto.
Poi, dopo dieci minuti, è arrivata.
Tutti se ne sono accorti.
Ha iniziato a parlare di politica scolastica.
Un fiume di parole ininterrompibile.
Ogni tanto l'autrice e l'editrice hanno provato a inserirsi, prendendo fiato, ruotando la testa verso di lei, alzando timidamente un indice.

Ma niente.
La Pentenero riempito tutto il tempo a disposizione per la presentazione di banalità scolastiche trite e ritrite.Nel pubblico, le testa andavano giù come birilli a uno strike.
Alcune andavano su, accompagnate da facce un po' indignate e da gesti di tentato intervento.
La Grisotto è riuscita a elaborare una replica di circa tre minuti al discorso-fiume, che è poi in qualche modo ricominciato con scuotimento della testa da parte del pubblico. 
Il tempo a disposizione è finito.
Siamo stati cacciati dalla sala.
Il libro è stato presentato per un quarto d'ora scarso su un'ora.
Gianna era molto soddisfatta del suo discorso, preparato in modo immutabile ed esposto in modo inobiettabile. Non perchè non lo fosse, ma perchè le parole erano inarrestabili e gli astanti educati. 
Tipica dimostrazione di come la politica si cali nella realtà scolastica e dialoghi con essa, lasciandole i suoi spazi espressivi.

mercoledì 26 novembre 2014

Giulietta (prima), Romeo (dopo) e il galateo (per chiudere in bellezza)


Non ricordo mai se il titolo della più magnifica e spiacevole tragedia di Shakespeare sia "Giulietta e Romeo" o "Romeo e Giulietta".
Allora mi metto a riflettere su cos'avrebbe potuto pensare un drammaturgo e poeta trentenne vissuto in Inghilterra a cavallo del 1600.
Da un lato mi sono detta che sicuramente uno di quell'epoca, per quanto avanti potesse essere, avrebbe messo prima l'uomo e poi la donna.
Poi, però, ho pensato che a me, personalmente, suona molto meglio Giulietta e Romeo anzichè Romeo e Giulietta. E' proprio una sonorità migliore. Infatti io lo dico sempre con la miglior sonorità. Giulietta e Romeo. Che Romeo se ne stia dietro.
E poi, ho riflettuto, anche il galateo è nato tanto tempo fa, proprio nel 1958, due anni dopo la fine della pubblicazione della tragedia di Shakespeare.
E il galateo vuole che la donna sia sempre la prima a fare le cose belle, tipo sedersi al tavolo al ristorante, essere servita.
Che poi, se è con tante persone, è una sfiga perchè mangia freddo, dovendo rispettare la regola che non si inizia a mangiare finchè tutti non hanno avuto il piatto.
A pensarci bene, anche quando si entra in un locale sconosciuto il galateo prescrive che entri prima l'uomo della donna, per non gettarla nello scompiglio di un posto nuovo (perchè la donna è risaputamente molto impressionabile, l'uomo no).
Insomma, alla fin fine anche il galateo non è che metta la donna per prima tante volte.
E infatti manco Shakesperare.
E quindi Romeo è davanti rispetto a Giulietta.
Pure nella morte.

lunedì 10 novembre 2014

Le domande senza risposte della vita


Ci sono domande che echeggiano nella mia testa, rimbalzando di qua e di là nel rimbombo più totale, impedendomi di trovarvi una risposta.

Una di queste è: ma perchè mai i gestori di un hotel dovrebbero essere così orgogliosi da appendere nella hall la pagina di un libro scritto da un famoso scrittore che definisce il loro esercizio "un albergo a gestione familiare con un fascino molto ridotto e camere altrettanto ridotte"?

mercoledì 14 marzo 2012

Perchè leggere un mio post quando potete leggere questo?


Invece di stare qui a leggere un mio pessimo post, oggi su questa copertina qui sopra, andate sul sito, ordinate una copia di questo libro e leggetevelo, sperando che vi arrivi per il week end.
Almeno siete sicuri di leggere qualcosa di bello.

venerdì 15 luglio 2011

Tramonti


...e se gli alberghi
appena costruiti
coprono i tramonti
tu non preoccuparti
tu non preoccuparti...
Le Luci della centrale elettrica

mercoledì 13 luglio 2011

Inferno


"L'inferno dei viventi non è qualcosa che sarà; se ce n'è uno, è quello che è già qui, l'inferno che abitiamo tutti i giorni, che formiamo insieme. Due modi ci sono per non soffrirne.
  1. Il primo riesce facile a molti: accettare l'inferno e diventarne parte fino al punto di non vederlo più.
  2. Il secondo è rischioso ed esige attenzione e apprendimento continui: cercare e saper riconoscere chi e che cosa, in mezzo all'inferno, non è inferno, e farlo durare, e dargli spazio"
Italo Calvino

lunedì 16 maggio 2011

Inno necrofilo (in ottave siciliane)


Per iniziare bene la settimana, vi propongo il seguente componimento poetico. E' stato concepito da un'autrice anonima che ha composto tutte le prime due righe in seguito a gara metanagrammatica, e, in seguito, galvanizzata dal risultato, ha partorito tutto ciò che segue:

Tu ama, ama, AMA!
quel corpo ormai smembrato
che un tempo fu una dama,
un uomo od un soldato,
ucciso da una lama,
da un truce trucidato,
che non fu il panorama
a render senza fiato.

Con animo giulivo
tu ama, ed ama adesso
quel corpo che da vivo
non ti era amar concesso.
Diranno che è abusivo,
necrofilo l'amplesso.
Diran che è trasgressivo,
ma tu amalo lo stesso.

Sai, provoca terrore
e orrore nella gente
chi adora l'empio odore
di un corpo putrescente,
chi ama ancora il core
che non è più battente
e ignora ogni clamore
del popol diffidente.

"Carogna!" urlan con sdegno
con i forconi appresso
per inforcar chi ha il segno
di un animo complesso.
Ma entrati un dì nel regno
che il fato t'ha concesso
ne pagheranno il pegno
a te, che attendi adesso.

Ama, quel dì vicino
il corpo un tempo odiato,
quel corpo che un giardino
sarà, senza peccato.
Scortato oltre i confini
dell'ultimo selciato
tu ama, AMA! persino
il corpo lor smembrato.

lunedì 18 maggio 2009

Scrittori-fiume e scrittori-argine

Ieri ero al salone del libro di Torino.
Sono andata a un incontro con Antonio Scurati.

Io, Antonio Scurati non l'avevo mai visto. Però avevo letto un suo libro che mi era piaciuto molto.

Sono entrata nella grande sala conferenze e mi sono seduta nei sedili dietro.

C'erano due tizi seduti a un tavolo, uno con i capelli bianchi e uno con i capelli neri.

Quello con i capelli neri parlava.

Ho detto, eccolo là, il nostro Scurati.

Poi il presunto Scurati ha iniziato a dire "Scurati scrive, Scurati dice".

A che mi è soto il dubbio di aver commesso un errore di presunzione.

Ho chiesto alla vicina di sedia se sapesse indicarmi Scurati, e lei mi ha detto che non ne aveva idea.

Mi è perfino sorto il dubbio che Scurati proprio non ci fosse, dopo tre quarti d'ora che il nerocapelluto parlava di Scurati.

Sopra la sua testa nera campeggiava la copertina del libro nuovo di Scurati, che dovrebbe avere intorno alla 40ina. Il biancocapelluto mi sembrava troppo biancocapelluto per avere 40 anni. Il nerocapelluto non era Scurati. Mah.

Dopo tre logorroici quarti d'ora, il nerocapelluto ha dato la parola al biancocapelluto, che invece era proprio Scurati. Scurati ha parlato per dieci minuti, in cui ha detto chiaramente e anche pittorescamente quello che doveva dire.

Poi, al nerocapelluto è venuta l'idea di porgli una domanda.

Ha iniziato a porla alle 15,40.

Ha finito di porla alle 16,10.

Risposta, sempre chiara e pittoresca, della durata di cinque minuti.

Poi, il nerocapelluto ha iniziato a porgere un'altra domanda.

Mi sono alzata e sono andata via.

Uscendo, ho lanciato uno sguardo al programma affisso su un maxischermo all'ingresso.

Il nerocapelluto era Veronesi.

mercoledì 11 marzo 2009

Horus, il bistrattato


Per chi non lo conoscesse, vi presento Horus, dio del sole egizio, anche detto "Buon Pastore", "L'Agnello di Dio", "La Verità" e "La Luce".

Le sue origini risalgono intorno al 3000 AC e ci sono ancora accese discussioni sul suo mito. Per approfondimenti: (1), (2).

Ecco in breve le fasi salienti della sua vita, secondo una delle possibili ricostruzioni.
Nasce intorno il 25 dicembre in una grotta da Iside, anche detta Maria, che si presume fosse vergine. Il padre si chiama Giuseppe. Ma guarda un po'. Alla nascita tre re vanno ad adorarlo. Un certo Herut, invece, cerca di farlo uccidere senza successo. Vive praticamente nell'anonimato fino all'età di 30 anni, quando viene battezzato da un uomo che successivamente verrà decapitato. Dopodichè comincia a fare cose mirabolanti: resuscita un morto, cammina sulle acque e fa altri miracoli incredibili, tanto che ben 12 discepoli lo seguono e lo chiamano maestro. Combatte 40 giorni nel deserto contro il dio del male e ne u
esce vittorioso, ma alla fine muore crocifisso insieme a due ladroni. Il finale è a sorpresa: dopo 3 giorni resuscita e viene rappresentato col simbolo della croce. L'avreste mai detto?

E' certo che Horus fu molto popolare tra gli egizi, che lo hanno venerato con riti e sacrifici. Oggi non se lo caga più nessuno. E' out, fouri moda. Eppure mi sembra che non abbia niente da invidiare a personaggi che sono in voga di questi tempi.

Ironia a parte, è chiaro che il Cristianesimo si sia ispirato non poco alle religioni preesistenti. Un altro esempio è il Mitraismo.

Mi sarebbe piaciuto approfondire a scuola e al catechismo questo argomento. Ma forse la Chiesa non apprezza che se ne parli. E già, sarebbe troppo facile arrivare al sequente sillogismo:
  • le religioni pagane sono false
  • il Cristianesimo si basa su credenze pagane
  • il Cristianesimo è fondato su menzogne

(post predisposto da Alessio, esperto horussologo ;) )

mercoledì 4 febbraio 2009

LA PSICHE DEL VIAGGIATORE

Post a cura di Riki il poeta, trasformato in sondaggista per voi.


Avendo una buona esperienza in merito, ho notato che ci sono due tipi di camperisti: quelli cosidetti "spartani" con camper molto piccoli e basilari (tipo Westfalia) e quelli "a cui non deve mancare niente compreso forno a microonde, televisione satellitare a 32 pollici e Smart al seguito. In generale c'è poi la tendenza a comprare inizialmente camper relativamente piccoli o medi che via via vengono riempiti dai proprietari finchè, non riuscendo più a stipare niente neanche nei più reconditi angolini, tasche e taschine passano a camper, autocaravan e motorhome di stazza sempre maggiore finchè questi mezzi non passano neache più nelle strade. Recentemente un noto Ufficio studi di statistiche (a livello europeo) a seguito di un'approfondita indagine ha concluso che questa mania di voler espandere gli spazi delimitati e certi ha coninvolto anche molti automobilisti ed ha appurato che il 99,99 pct di questi personaggi è proprietario di una Opel Corsa ( ed il 99,98 possiede il modello precedente all'attuale). La cosa più divertente è che il sondaggio ha appurato che ad ogni apertura di una portiera, non importa se davanti o dietro, il 79 pct delle volte cadano fazzolettini, cartine stradali, straccetti, dischetti vari, fili interdentali, pannolini, spazzolini da denti e chi più ne ha.....

martedì 27 gennaio 2009

Blog in prestito

Oggi presto la mia pagina al mio PFM, che vuole farvi una domanda:

SECONDO VOI, QUAL E' L'OGGETTO PIU' PERSO DELLA STORIA?

A voi rispondere, e vediamo se l'oggetto da lui designato rientra nelle vostre risposte.

lunedì 14 aprile 2008

Palla al balzo

Il magrebino ci sorrideva, mostrandoci due palette bianche sporgenti. Anzi, GLI sorrideva, perchè lei e io non eravamo contemplate come interlocutrici.
Ci aveva messi davanti all'uscita del bar, e ci aveva aperto la porta davanti, per farci prendere aria. Perchè si sa, l'ospite è come il pesce, dopo tre giorni puzza. Mi sa che noi puzzavamo già dopo tre minuti.
Poi GLI ha spiegato come AVREMMO dovuto versare il thé alla menta. Menta proveniente dal Marocco direttamente, mica la menta che c'è qui a Torino.
GLI ha messo il narghilè in mano, tutto rivestito di carta stagnola. Tutti gli altri, tutti uomini, fumavano senza carta stagnola. GLI ha detto che ci serviva come protezione contro i batteri altrui, ma abbiamo avuto la sensazione che servisse a loro come protezione contro i NOSTRI batteri.


Ok, questo è il mio inizio: Farfallula, tocca a te, cogli la mia palla al balzo per continuarla? Poi passala al blogger che vuoi! Vediamo che ne viene fuori!

lunedì 17 dicembre 2007

La signora in rosso




ENIVREZ-VOUS

Il faut être toujours ivre. Tout est là: c'est l'unique question. Pour ne pas sentir l'horrible fardeau du Temps qui brise vos épaules et vous penche vers la terre, il faut vous enivrer sans trêve. Mais de quoi? De vin, de poésie ou de vertu à votre guise. Mais enivrez-vous. Et si quelquefois, sur les marches d'un palais, sur l'herbe verte d'un fossé, dans la solitude morne de votre chambre, vous vous réveillez, l'ivresse déjà diminuée ou disparue, demandez au vent, à la vague, à l'étoile, à l'oiseau, à l'horloge, à tout ce qui fuit, à tout ce qui gémit, à tout ce qui roule, à tout ce qui chante, à tout ce qui parle, demandez quelle heure il est; et le vent, la vague, l'étoile, l'oiseau, l'horloge, vous répondront: "Il est l'heure de s'enivrer! Pour n'être pas les esclaves martyrisés du Temps, enivrez-vous; enivrez-vous sans cesse! De vin, de poésie ou de vertu, à votre guise."
Charles Baudelaire

Traduzione per chi non sapesse il francese e sapesse l'italiano:


UBRIACATEVI

Bisogna esser sempre ubriachi. Tutto sta in questo: è l'unico problema. Per non sentire l'orribile fardello del Tempo che rompe le vostre spalle e vi inclina verso la terra, bisogna che vi ubriachiate senza tregua. Ma di che? Di vino, di poesia o di virtù, a piacer vostro, ma ubriacatevi. E se qualche volta, sui gradini d'un palazzo, sull'erba verde d'un fossato, nella mesta solitudine della vostra camera vi risvegliate con l'ubriachezza già diminuita o scomparsa, domandate al vento, all'onda, alla stella, all'uccello, all'orologio, a tutto ciò che fugge, a tutto ciò che geme, a tutto ciò che ruota, a tutto ciò che canta, a tutto ciò che parla, domandate che ora è; e il vento, l'onda, la stella, l'uccello, l'orologio, vi risponderanno: "È l'ora di ubriacarsi! Per non esser gli schiavi martirizzati del Tempo, ubriacatevi; ubriacatevi senza smettere! Di vino, di poesia o di virtù, a piacer vostro."

martedì 11 dicembre 2007

Ho un padre poeta


Poesia onomatopeica dello sciatore:

un pendio immacolato........bianchissimo

ZACCHETE ZICCHETE

ZICCHETE ZACCHETE

ZACCHETE ZICCHETE

OPPALALAAAA.......PATAPUNFETEEEEEEEEEE!!!!!!!!

IL POETA: RIKI

venerdì 17 agosto 2007

Il maestro

8 anni.
Natale.
Mia zia arriva a casa con un pacchetto parallelepipediodale.
Lo scarto eche ci trovo?
Questo:

Ed è stato un colpo di fulmine.
Un libro veramente fuori dai canoni, che mi ha catturata in modo tale da ritrovarmi a rileggerlo per 24 volte di fila nel tempo, e a conoscerne il testo praticamente a memoria.
Poi, sono seguiti tutti gli altri, tra cui meritevoli di nota altri tre principalmente:
Questo:
Questo:



E soprattutto questo:




E fin qui, ci teniamo sui libri per ragazzini (che anche agli adulti piacciono, cosa testimoniata dal fatto che i miei genitori li hanno letti tutti!).

MA la vera rivelazione è il Roaldh Dhal per adulti: un vero maestro dell'imprevisto.

Beccatevi questo:


Se vi piace questo, poi, ci sono anche "Storie ancora più impreviste" e altre raccolte con i migliori racconti.
Più unico che raro.
Peccato fosse mortale pure lui...

mercoledì 8 agosto 2007

Un libro da prendere e portare via


Andate per caso in vacanza?
Siete per caso di quelli che leggono solo in vacanza?
Non andate in vacanza ma leggete anche quando state in città?
Siete manager stressati che leggono solo dall'una all'una e un quarto della notte stesi (in tutti i sensi) nel letto con il lumino acceso?
Va beh, in ogni caso, vi consiglio questo libro.
Io l'ho preso in prestito da un'amica nel lontano 2002, e finchè non l'ho finito l'ho letto ovunque e in ogni momento. Notte e giorno, sui tram, nelle sale d'attesa, in aula durante le lezioni, seduta sul tavolo della cucina di notte quando la mia coinquilina dormiva nella stanza, accovacciata davanti allo sgabuzzino mentre mi allacciavo le scarpe ecc ecc ecc.
Poi, quando ero in Francia, non contenta, l'ho regalato in francese. Ma il libro regalato, prima l'ho letto io, interrompendo ogni altra attività nei limiti del possibile per tutto il periodo della lettura. Quando poi il beneficiario ha affrontato la lettura, durante una vacanza in marocco, di nuovo l'ho riletto tutto, piazzando il mio appuntito mento sulle sue spalle, tanto non resistevo alla tentazione.
Per andare a stemperare il mio entusiasmo, riferisco i commenti della Scuola Holden e dei suoi rappresentanti, che, durante un corso di scrittura, mi hanno fatto notare che:
  • l'insegnante che cura la mamma malata, in un punto del libro, la tira su dal lettino con due braccia, quindi con il terzo braccio (!?!?) fa il letto, per poi riposarla;
  • nella stanza della mamma malata c'è solo una lettiga e null'altro, come se la nonnina morente non avesse bisogno di nessun macchinario nè di comodini nè altro;
  • la scrupolosa insegnante, deditissima alla madre, la raccoglie, mucchietto d'ossa com'è, e la mette nella vasca da bagno piena d'acqua, per poi lasciarla lì mentre si occupa d'altro. Si sa che i vecchi moribondi sono lavati con impacchi e non nella vasca;
  • i personaggi dell'insegnante sfigata frustrata zitellona e del playboy sono scontati secondo loro.

Raccolgo le critiche, ma ritengo che la piacevolezza di un libro di Ammaniti, dove i confini della realtà sono molto labili, non stia nell'attendibilità realistica dei particolari.

martedì 10 luglio 2007

Concentrati...


Concentrati...
Sei coricato tra questi fiori (anallergici).
Il sole accarezza la tua pelle abbronzandola senza bruciarla.
Hai la tua bevanda preferita a lato.
Hai un vassoio del tuo cibo preferito a lato.
Il tutto a calorie zero (soprattuto se sei una donna).
Alla tua sinistra c'è una spiaggia caraibica, raggiungibile tramite una scaletta.
Hai con te un bel libro (se ti piace leggere, cose tipo questo, o questo, o questo).
---
Ok, in realtà sei in ufficio, sei seduto sulla tua poltroncina recante il calco delle tue chiappe adipose (se uomo) /cellulitiche (se donna), l'aria condizionata accarezza il tuo collo incriccato, i tuoi bevanda e cibo preferiti ti fanno ingrassare, dato che non hai più 7 anni, alla tua sinistra c'è quel/lla collega tanto simpatico/a, e hai con te un fascio di pratiche che a trasportarlo dovresti essere il campione mondiale di pesi massimi.
Era un esempio di spleen e idéal.
Però forse Baudelaire ne faceva di migliori.
Sarà che non gli è mai capitato il caso B.
Esempio di una delle mie preferite sullo spleen e idèal

V • LA CAMERA DOPPIA
Una stanza che sembra una rêverie, una stanza veramente spirituale, la cui atmosfera stagnante è leggermente
tinta di rosa e di blu.
Qui l'anima si immerge in un bagno di pigrizia, aromatizzato dal rimpianto e dal desiderio. - Qualcosa di
crepuscolare, di bluastro e di rossastro; un sogno di voluttà nel corso di un'eclisse.
I mobili hanno forme allungate, illanguidite, prostrate. Sembrano sognare. Li si direbbe dotati di una vita
sonnambolica, come quella dei vegetali e dei minerali. Le stoffe parlano una lingua muta, come i fiori, come cieli e soli
al tramonto.
Ai muri, nessuna infamia artistica. Di fronte al puro sogno, all'impressione non ancora analizzata, l'arte
definita, l'arte effettiva è una bestemmia. Qui tutto ha la chiarezza sufficiente e la deliziosa oscurità dell'armonia.
Un sentore infinitesimale del genere più squisito, a cui si mescola una leggerissima umidità, galleggia in questa
atmosfera in cui la mente assopita è cullata da calde sensazioni di serra.
La mussola piove abbondantemente davanti alle finestre e al letto; si spande in cascate nevose. Sul letto è
sdraiata la sovrana dei miei sogni, il mio idolo. Come mai? Chi l'ha portata qui? Quale magico potere l'ha collocata su
questo trono fantastico e voluttuoso? Ma che importa? Lei è qui, e io la riconosco.
Eccoli quegli occhi la cui fiamma trapassa il crepuscolo; quei sottili e terribili specchietti che riconosco dalla
loro spaventosa malizia! Attirano, soggiogano, divorano lo sguardo dell'imprudente che li contempla. Le ho studiate a
lungo queste stelle nere che costringono alla curiosità e all'ammirazione.
A quale dèmone benevolo sono debitore di trovarmi così circondato di mistero, di silenzio, di pace e di
profumi? O beatitudine! Ciò che di solito chiamiamo vita, anche nella sua espansione più felice, non ha niente in
comune con questa vita suprema di cui ora ho conoscenza e che assaporo minuto per minuto, secondo per secondo!
No, non ci sono più né minuti, né secondi! Il tempo è sparito. È l'Eternità che regna, un'eternità di delizie!Ma un colpo terribile, pesante, è risuonato alla porta, e, come nei sogni infernali, mi è sembrato di ricevere un
colpo di piccone allo stomaco.
Poi uno Spettro è entrato. È un usciere che viene a torturarmi in nome della legge; è un'infame concubina che
viene a piangere miseria e ad aggiungere le trivialità della sua vita ai dolori della mia; o forse è il galoppino di un
direttore di giornale, che viene a reclamare un altro pezzo del manoscritto.
La stanza di paradiso, l'idolo, la sovrana dei sogni, la Silfide, come diceva il grande René, tutta questa magia è
sparita con il colpo brutale battuto dallo Spettro.
Ricordo bene! Che orrore! Sì, è mio questo tugurio dove è di casa l'eterna noia! Ecco i mobili: insulsi,
polverosi, scheggiati. Il camino senza fiamma e senza brace, lordato di sputi; le tristi finestre su cui la pioggia ha
lasciato scie polverose; i manoscritti cancellati o incompleti; il calendario su cui la matita ha segnato date sinistre.
E quel profumo d'un altro mondo, di cui mi inebriavo con perfezionata sensibilità, eccolo ahimè rimpiazzato da
un odore disgustoso di tabacco, mescolato a qualcosa di ammuffito e di nauseante. Ora qui si respira il puzzo rancido
della desolazione.
In questo mondo ristretto, ma così pieno di disgusto, un solo oggetto noto mi sorride: è la fiala del làudano,
vecchia e terribile amica; come tutte le amiche, ahimè, prodiga di carezze e di tradimenti.
Sì, il Tempo è ricomparso! Il Tempo regna sovrano, ora. E con questo orribile vegliardo è tornato il suo seguito
di Ricordi, di Rimpianti, di Spasimi, di Paure, Angosce, Incubi, Collere e Nevrosi.
Ora i secondi sono fortemente, solennemente scanditi, ve lo assicuro. E ognuno di loro, saltando fuori dalla
pendola, dice: - «Io sono la Vita, l'insopportabile, l'implacabile Vita!».
C'è solo un Secondo nella vita umana che abbia la missione di annunciare una buona novella, la buona novella
che provoca in tutti un'inspiegabile paura.
Sì, il Tempo regna! Ha ripreso la sua brutale dittatura. E mi spinge, come se fossi un bue, col suo doppio
pungolo. «Forza, somaro! Sgobba, schiavo! Vivi, dannato!».