LE COSE CHE SCRIVO IN QUESTO BLOG SONO FRUTTO DELLA MIA FANTASIA (BACATA).
QUALSIASI RIFERIMENTO A PERSONE O FATTI REALMENTE ESISTENTI E' CAUSALE.

mercoledì 26 novembre 2014

Giulietta (prima), Romeo (dopo) e il galateo (per chiudere in bellezza)


Non ricordo mai se il titolo della più magnifica e spiacevole tragedia di Shakespeare sia "Giulietta e Romeo" o "Romeo e Giulietta".
Allora mi metto a riflettere su cos'avrebbe potuto pensare un drammaturgo e poeta trentenne vissuto in Inghilterra a cavallo del 1600.
Da un lato mi sono detta che sicuramente uno di quell'epoca, per quanto avanti potesse essere, avrebbe messo prima l'uomo e poi la donna.
Poi, però, ho pensato che a me, personalmente, suona molto meglio Giulietta e Romeo anzichè Romeo e Giulietta. E' proprio una sonorità migliore. Infatti io lo dico sempre con la miglior sonorità. Giulietta e Romeo. Che Romeo se ne stia dietro.
E poi, ho riflettuto, anche il galateo è nato tanto tempo fa, proprio nel 1958, due anni dopo la fine della pubblicazione della tragedia di Shakespeare.
E il galateo vuole che la donna sia sempre la prima a fare le cose belle, tipo sedersi al tavolo al ristorante, essere servita.
Che poi, se è con tante persone, è una sfiga perchè mangia freddo, dovendo rispettare la regola che non si inizia a mangiare finchè tutti non hanno avuto il piatto.
A pensarci bene, anche quando si entra in un locale sconosciuto il galateo prescrive che entri prima l'uomo della donna, per non gettarla nello scompiglio di un posto nuovo (perchè la donna è risaputamente molto impressionabile, l'uomo no).
Insomma, alla fin fine anche il galateo non è che metta la donna per prima tante volte.
E infatti manco Shakesperare.
E quindi Romeo è davanti rispetto a Giulietta.
Pure nella morte.

martedì 25 novembre 2014

Problemi auricolitici


Quando si cambia il cellulare capita che si cambino anche gli auricolari. Ne avevo un paio comodissimo, con il gancetto per parlare nel microfono e non nel filo, che si inserivano perfettamente nel cavo auricolare, adattandovisi in modo fermo ma morbido. Ho cambiato telefono e quello nuovo ha un auricolare suo, con quei pezzettini che si infilano nelle orecchie lunghissimi (mi pare si chiamino anche loro auricolari...quindi un auricolare è composto da due auricolari ed è esso stesso auricolare...è tutt'un'abbondanza auricolarica che confonde un po' le idee ma ha una rotondità ammaliante). Se non li insinuo fino ad entrare a contatto con il timpano non tengono affatto, e anche così, dopo tre minuti vengono eiettati dall'orecchio che, giustamente, si autotutela in modo espulsorio. Il microfono penzola ramingo dal filo, senza alcun gancetto, in modo tale che se si parla liberamente si deve gridare come ossessi a gente che ti risponde non sento non sento dove sei in una galleria del vento? Bisogna inventare stratagemmi ingegnosi, tipo incastrarsi il filo nel collo della dolcevita, il che implica che per poter usare questi auricolari si sia tenuti a indossare sempre il collo alto, oppure a industriarsi ancora di più. Mi è venuto in mente che forse gli auricolari vecchi potrebbero funzionare ancora. Ho provato a inserire il jack nell'apposito alloggiamento e con gran tripudio ho notato che funzionava ed era anche rilevato. Felice, sono salita in macchina con il vecchio amato auricolare, e ho effettuato una chiamata. L'amica dall'altro capo mi ha risposto con voce d'oltretomba, come se parlasse dal centro della terra. Lei mi sentiva benissimo, io no. Ho capito che avere un auricolare che ti si insinua fino al timpano possa essere una condicio sine qua non per poter usare questo nuovo cellulare con l'auricolare.
E così la scelta, con il nuovo smartphone di tendenza, se si vuole sentire cosa ci dicono le persone a cui si telefona, è tra accettare di avere un oggetto estraneo insinuato in profondità e scomodamente nel corpo (magari fissandolo con lo scotch all'orecchio e mettendo la dolcevita anche ad agosto) oppure parlare direttamente al telefono tenendolo in mano, il che fa vincere immediatamente una bella multa.
Insomma, comunque vada, l'avanzare della società e l'adattarvisi prospetta sempre più o meno lo stesso risultato, comunque ci si comporti.

martedì 18 novembre 2014

L'importante è la coerenza

Quando uno è un prof, e vede gli studenti che a scuola fanno matematica nell'ora di storia, storia nell'ora di scienze, educazione fisica nell'ora di storia,  gli viene un nervoso terribile.
Dice ma guarda questi qui cosa fanno, non ottimizzano, potrebbero fare ogni materia nella sua ora, ascoltare il prof giusto quando parla, essere in linea con dove sono e cosa c'è da fare, e invece vivono sfasati insensatamente.
Rimprovera gli alunni, li taccia di immaturità, li riprende, fa delle note.


Poi, lo stesso prof, di sera, magari, è con uno o più amici a cena e passa tutto il tempo a mandare messaggi con il cellulare
ad altre persone.
Però lì va bene.
Perchè il prof è il prof.
E il prof ha sempre ragione.

lunedì 10 novembre 2014

Le domande senza risposte della vita


Ci sono domande che echeggiano nella mia testa, rimbalzando di qua e di là nel rimbombo più totale, impedendomi di trovarvi una risposta.

Una di queste è: ma perchè mai i gestori di un hotel dovrebbero essere così orgogliosi da appendere nella hall la pagina di un libro scritto da un famoso scrittore che definisce il loro esercizio "un albergo a gestione familiare con un fascino molto ridotto e camere altrettanto ridotte"?

sabato 8 novembre 2014

Errori fatali

 
C'era uno speleologo che spiegava che quando sei in grotta non è come quando sei fuori dalla grotta.
Quando sei in grotta, non è che ti fai male e arriva un elicottero a prenderti.
Non esiste elicottero che possa venire a recuperarti.
Non esiste un elicottero che mette su le trivelle al posto delle eliche, tipo ispettore Gadget, e sventra la montagna per salvarti la vita.
Quando sei in grotta e ti fai male sono problemi grandi.
Stai lì, e, non essendoci forme di vita, è un casino tirarti fuori.
Ci vuole tempo.
Se ti fai male veramente, del tipo che ti escono fiotti di sangue, muori lì e manco ci sono i vermetti che ti mangiano, dato che, raccontava lo speleologo, nelle grotte non c'è praticamente forma di vita, solo ogni tanto qualche pipistrellino batuffoloso tanto carino.
Insomma, lo speleologo spiegava che c'è poco da fare.
Se vai in grotta, non devi assolutamente farti male.
Non devi assolutamente fare errori.
Se fai un errore, sei morto.
Punto.

Decidere di addentrarsi in una storia è un po' come andare a fare speleologia.
Con una differenza.
Se uno dei due fa un errore, non è morto lui.
E' morta la coppia.

lunedì 3 novembre 2014

Fregarsi da soli

 
Una che conosco vive da sola ma, essendo un'inguaribile golosa, compra i Fonzies.
Poi, per non mangiarli, li nasconde in luoghi improbabili, tipo in cima ai pensili della cucina.
Ho spesso pensato che si tratti di una pratica tipo quella che attuo io quando mi faccio la ceretta: attacco la striscia, mi distraggo da sola, quindi strappo cercando di cogliermi di sorpresa.Quando la cera è ormai un grumo freddo e indissociabile dalla mia pelle.
Insomma, fregarsi da soli, per quanto si tenda a farlo, è abbastanza stupido.
Eppure lo fanno tutti.
Basti pensare a quando si dice: mi iscrivo in palestra perchè da solo so che non farei ginnastica a casa. Se invece pago, allora vado.
Ma come? Se puoi fare ginnastica gratis non la fai, se paghi invece la fai più volentieri?
Oppure: se ho un sacco di tempo per scrivere post, non li scrivo. Allora mi impegno ogni secondo libero, così mi viene voglia di scrivere post e li scrivo di notte o facendo i salti mortali per incastrare la scrittura tra un'occupazione e l'altra. Ovviamente mi lamento di non aver tempo di scrivere.

C'era Baudelaire che nei fiori del male diceva che all'umanità non bisogna offrire cose sopraffine, ma solo pattume ben servito.

Ma in realtà siamo molto più avanti: provvediamo da soli a servircelo.