LE COSE CHE SCRIVO IN QUESTO BLOG SONO FRUTTO DELLA MIA FANTASIA (BACATA).
QUALSIASI RIFERIMENTO A PERSONE O FATTI REALMENTE ESISTENTI E' CAUSALE.

mercoledì 31 marzo 2010

Persone giuste al momento giusto


I vaccini esistono in varie forme.
La meno virulenta e più inefficace è quella in gocce sublinguale.
Ti devi ricordare una successione di numero di gocce e di colori tale che non potrai evitare almeno una volta nella vita di avvelenarti inducendo nel tuo corpo una reazione simile a quella che avresti rotolandoti in una vasca piena di agente scatenante. Quando avrai finito, sarei allergico come prima. E saranno passati cinque anni.

Allora ti affiderai al vaccino endovena. Tre o cinque anni, ma alle iniezioni ci pensa il medico. Il che dovrebbe comportare un minor margine di errore, nonchè un minor numero di sottoposizioni al trattamento. Risultato inattendibile in minor misura, ma pur sempre inattendibile. In compenso ci si fa sforacchiare per bene le braccia.
Io ne ho fatto uno per il quarto anno, e per il quarto anno mi sono trovata di fronte a due medici.
Essendo al quarto anno, ormai so.
So che il medico numero uno mi fa l'iniezione normale e finisce lì. Torno a casa preservando la mia forma corporea originaria.
Il medico numero due mi fa l'iniezione e dopo mezz'ora mi ritrovo un'escrescenza paragonabile ad una pallina da ping pong tattilmente e ad un fungo saprofita viola visivamente.
Al che, mi avvicino sempre alla sala dove fanno iniezioni con fare circospetto, e spero sempre che ci sia il medico numero uno.
E invece, spesso c'è il medico numero due.
Quasi sempre.
Soprattutto quest'anno.
Il che significa che da un mese e mezzo mi aggiro per il mondo con delle orride creste gonfie e violacee dietro le braccia. Non è bello, ma per fortuna si usano ancora le maniche lunghe.
L'anno scorso, e qui devo riconoscere che anche io sono una persona orribile, il medico numero due si è spezzettato tutte le ossa sulle piste da sci, e non avevo potuto evitare di compiacermi dell'evitarmi i bozzi bluastri evitandomi le sue iniezioni per tutta la cura.
Quest'anno invece, ridotta ai minimi termini, quasi impossibilitata nell'argalauciarmi (ndr in piemontese arrotolare, tirare su, in italiano non rende mica) le maniche causa bozzi informi, all'ultima iniezione, proprio all'ultima, ho avuto il contentino finale.
Il medico numero uno è comparso nella luce del finestrone come un santo ammantato di divina illuminazione.
Non ho resistito.
Gli ho detto: "Ah, meno male che c'è lei".
E lui: "Perchè?"
E io: "Perchè il suo collega mi fa venire i bubboni viola a forma di pallina da golf dietro il braccio, lei invece no."
Lo so, è poco politically correct, ma il sollievo era troppo.
E così, al dottore è venuta l'ansia da prestazione.
Ora ho un bubbone bestiale viola a forma di pallina da golf dietro il braccio.

Ndr Devo precisare che in realtà non ho nessun bubbone bestiale viola a forma di pallina da golf dietro il braccio, ma il post non sarebbe venuto bene, con questa conclusione. E poi questo è un blog letterario, quindi mi invento quello che voglio.

Ndr 2: ovviamente anche il dottore del bubbone pestonico è inventato, l'unico dottore non inventato è quello bravo a fare le iniezioni ;)

lunedì 29 marzo 2010

Non sempre ma spesso


Il lavoro, spesso anche se NON SEMPRE,
se non stressa frustra
se non frustra stressa
e capita anche che
stressi e frustri anche,
frustri e stressi anche.

L'abilità sta nel beccare il "NON SEMPRE".

venerdì 26 marzo 2010

Dimezzamento della medietà


Un po' di tempo fa mi gloriavo di essere una donna media, degna di portare alto il vessillo della possibilità di essere una blogger, con la mia intuizione al giorno.
Ogni giorno postavo il mio bel post fresco fresco appena sfornato dalla mia media-mente.

Poi, è accaduto qualcosa di forse irreversibile.
Mi sono messa a fare un post ogni due giorni.
Il che fa sì che ora sia una persona con un'intuizione ampliamente al di sotto della media.
Mezza intuizione al giorno.
Festivi esclusi.

mercoledì 24 marzo 2010

Eredità scomode


Quando uno ha dei genitori lì, in casa, anzi, i genitori hanno uno in casa, e questo uno è il figlio, spesso capita che l'uno o gli altri, oppure l'uno e gli altri non siano molto felici di questa convivenza.
Nel caso in cui l'uno non sia un bamboccione e patisca la convivenza, questo uno farà di tutto per schizzare via dal guscio della casa familiare al più presto possibile.
Ciò, perchè i genitori hanno dei difetti, ma dei difetti veramente insopportabili.
L'uno si chiede come facciano ad essere così.
Poi se ne va.
Poi ogni tanto torna.
I genitori sono sempre con quei difetti, e, abituati a non avere il figlio tra i piedi, ora patiscono il figlio tra i piedi. E il figlio patisce i genitori tra i piedi.

Rimane però da considerare che da questi genitori il figlio è uscito, un po' di tempo prima, e che, da questi genitori, il figlio qualcosa avrà preso.
E così è educativo per la conoscenza di se stessi andare ogni tanto a trovare i genitori, e stare con loro il tempo necessario per accorgersi dei loro difetti insopportabili.
Quantomeno per capire che alcuni di questi difetti, forse, sono stati ereditati.

Del resto, parafrasando Leopardi, che sosteneva che una persona che vive lontano dagli altri uomini non possa essere misantropa, "Si può essere misgenetici solo se si sta sufficientemente a contatto con i genitori".
E magari anche imparare qualcosa su se stessi.

lunedì 22 marzo 2010

Preghiere


"Sono state versate più lacrime per le preghiere esaudite che per quelle non esaudite."

mercoledì 17 marzo 2010

Opinio(n) communis


Un bel giorno, un po' di tempo fa, ho scoperto un sito chiamato Opinion People, e sembrava un sito bellissimo, un sito a cui uno si iscrive e, rispondendo ad alcuni sondaggi, dovrebbe guadagnare un po' di soldini.

Poi, se guardate ora non c'è più, ma quando avevo guardato io c'era un'immagine rotante, con tutta gente sorridente dalla cui testa partiva un fumetto che diceva: "Quest'anno ho guadagnato 20 €!", "Quest'anno ho guadagnato 50 €!", "Questo mese ho guadagnato 10 €!".

E io mi sono detta va beh, 20 € in un anno non ti cambiano la vita ma ti offrono una pizza.

E mi sono iscritta.

Sono iscritta da circa due anni.

Ho guadagnato circa 0 €.

Ma la cosa peggiore non è il guadagno.

E' che di sondaggi me ne propongono mille.
Io inizio, e, invariabilmente, inevitabilmente, senza eccezioni di sorta, dopo un po', mi dice: "lei non rientra nel target a cui è destinato il sondaggio."
Non rientro in nessun target.
Sono una borderline della gaussiana.

Dovrò trovare quanche altro modo di fare soldi.
Potrebbero farmi testare una serie di prodotti, farmi scegliere quelli che preferisco e toglierli senza esitazione dal mercato.

lunedì 15 marzo 2010

La vecchiaia è una brutta bestia. Solo per alcuni.

Una si alza e decide che sarà una giornata di grande sport invernale.
Scende in garage e prende gli sci da fondo del '90, quelli con i simbolini dei giochi della gioventù, quelli storici, con cui vinse appunto i giochi della gioventù.

Una si mette in macchina da sola, spinta verso la grande sciata solitaria.

Arriva sulle piste e, noncurante del vento gelido che le sferza i capelli facendoli diventare una statua di ghiaccio e che le si incunea nelle orecchie, creandole un effetto "galleria del vento" nei padiglioni auricolari, si incammina con noncuranza sulle piste da fondo.

Inizia a pattinare con il suo stile ereditato da anni di gare, anzi, più che a pattinare, a danzare a folle velocità sulla pista. E mentre danza a folle velocità, pensandosi irraggiungibile, si accorge che forse non è così irraggiungibile.

Infatti, la supera uno stormo di uomini quarantenni tutinati.

Va beh, i quarantenni tutinati sono sempre sulle piste, si dice, è logico che vadano di più, del resto lei non scia da un anno.

Intanto il vento sferzante sferza troppo, e i padiglioni auricolari iniziano a implorare pietà.

In stoica mancanza di cappellini e fascette, atterrata dal dolore alle orecchie, ricorre all'unico mezzo di sostentamento che ha: un fazzoletto di carta usato decorato con tanti babbi Natale rossi. Ne prende due brandelli e li infila nelle orecchie, dando la fallace impressione di avere due emorragie nelle orecchie tamponate da brandelli di carta bianchi imbevuti di emoglobina.

E' uno spettacolo vederla avanzare con le orecchie sanguinose, sugli sci d'epoca che lei crede competitivi, e che tra poco abbandoneranno l'ultima strato cartavelinoso di soletta sulla neve.

A ogni piegamento delle ginocchia, i pantaloni anni '90 di slabrano un po' di più, rivelando una conchetta vuota molliccia molto trendy, ma la speranza di fare una sciata dignitosa non è ancora persa.
Ad un certo punto, una avverte lo sferzare di sci sulla neve dietro di lei.

Si sente braccata, il fiato di qualcuno sul collo.

Saranno i soliti quarantenni tutinati.

Prova a resistere.

Ma il fiato è sempre sul collo.

I minuti passano inesorabili.

Poi, si mette a lato pista, senza fiato, a parte quello sul collo.

Si gira e scorge una faccia rigata da rughe di una profondità tale che la signora che le porta deve avere almeno 80 anni. Nemmeno 79, 80. Nemmeno la consolazione psicologica del 9.

L'attempata signora sorride e dice: "Grazie".

Poi, sparisce all'orizzonte, diventando un puntino in un battibaleno.


venerdì 12 marzo 2010

Non c'è competizione


Quando pensi al passato o al futuro, non c'è competizione con il presente.

Perchè il presente è lì, vicino a te, con tutta la sua presenza. E anche con tutta la sua assenza, perchè dopo un secondo è già passato. Però c'è già un nuovo presente, che ti ingombra con tutta sua forse scomoda, sempre fugace presenza.

E così, è molto più comodo crogiolarsi nel passato, che la tua nostalgia trasforma in qualcosa di ideale, spogliandolo di tutte le cose brutte, o facendo diventare belle, o almeno stoiche, anche le cose brutte.

Oppure, in alternativa, ti puoi illudere di poter fare in futuro quella cosa bella, quella cosa che adesso non si può fare perchè non c'è tempo, quella cosa che prima o poi farai. Anche il futuro è comodo, perchè non c'è ancora, e non lo si vivrà mai. Ci si limiterà a pensarlo, mentre il futuro diventato presente rientrerà in quell'attimo troppo sfuggente per viverlo appieno.

mercoledì 10 marzo 2010

Il vuoto

Ad un certo punto, com'è, come non è, mentre si sta vivendo, prima o poi, per una qualche ragione, o forse per nessuna ragione, si ha a che fare con il vuoto.

Prima si era tutti d'un pezzo, peso specifico uniformemente distribuito in tutte le parti del corpo, e, tutto d'un tratto, arriva il vuoto.


Il vuoto è un qualcosa di subdolo, perchè non si capisce se si piazza in gola, impedendoti di deglutire, o all'imboccatura dello stomaco, impedendoti di mangiare, o nei condotti respiratori, impedendoti di respirare, o nel cervello, impedendoti di pensare, o in contemporanea in tutti i luoghi succitati e anche in altri, a seconda di dove vi può condurre l'immaginazione.


Ma come, direte voi, se c'è il vuoto incastrato in gola o all'imboccatura dello stomaco o nei condotti respiratori o nel cervello, non sarà un problema far passare cibo , saliva, aria, pensieri nel vuoto. Tanto è vuoto.


E invece no.


Qui casca l'asino.


Il vuoto è pieno di vuoto sotto pressione.


E' come se fosse il negativo di un buco nero.

Non potete riempirlo.


Altrimenti non sarebbe un vuoto preoccupante.


Il vuoto sta lì, gironzola come in voi, e ci si trova talmente bene che si installa.


Tanto vale imparare a conviverci finchè non morirà di vecchiaia.


O di qualche malattia.

lunedì 8 marzo 2010

Pacchi


I pacchi sono un qualcosa di veramente in voga in questo periodo.

Più persone conosci, più pacchi ottieni.

Più sei un tipo propenso all'organizzazione di eventi, più pacchi ottieni.

E non parlo dei pacchi regalo.

Parlo dei pacchi pacco.

Sempre meglio dei pacchi bomba, sono comunque seccanti.


Chi tira pacchi è dotato di una fervida immaginazione.

Forse si tratta del motivo per cui di questi tempi la gente tira tutti questi pacchi.

Di questi tempi, c'è bisogno di evadere.

Di farsi trasportare dall'immaginazione.


Un'altra dote dei tirapacchi è senz'altro il senso della balla perfetta.

Generalmente ti confezionano pacchi talmente perfetti che immagino che credano alle loro stesse balle.

Caso tipico: hai invitato cinquantasei persone a una cena prenotata a tuo nome che inizia dopo tre ore.

Hai già telefonato venti-venticinque volte al ristorante per modificare il numero di prenotati, assicurandoti un condimento di sputi e altro che per ragioni di censura non cito in questo contesto in ogni piatto previsto.

Non iniziano nemmeno a fioccarti telefonate di disdetta.

Il pacchista puro e duro non telefona nemmeno.

Si fa chiamare.

Quindi lo chiami, e lui ti dice che all'improvviso è diventato allergico alla tovaglia di quel ristorante e non può venire.

Dopoodichè, sospettoso, chiami l'amico del pacchista numero uno, sorridendo tra i denti.

Dialogo:

TU: Ciao, allora stasera è confermato, ci troviamo "lì" alle nove.

LUI: Ma certo.............Pausa di riflessione di durata variabile e di costo da stabilirsi in base alle tariffe telefoniche in vigore.......... Vero che c'è anche "pacchista numero uno"?

TU: No, "pacchista numero uno" non c'è.

LUI: Mmmmm, quanto costa?

TU: 15 antipasti, un primo e 9 portate di carne argentina a giro costano 20 € (e in realtà sei anche un po' preoccupato, perchè così tanto cibo a un simile prezzo potrebbe voler dire non solo sputi e altro in ogni piatto, ma anche utilizzo di carne di animali poco idonei) (però sei orgoglioso di aver trovato un prezzo così poco caro).

LUI: Caaaaro così? (noncurante del fatto che una settimana prima abbia pagato 15 euro un piatto di rucola con un pomodorino in un locale trendy, coperto escluso).............Pausa di riflessione di durata variabile e di costo da stabilirsi in base alle tariffe telefoniche in vigore..........

TU: .............Pausa di riflessione di durata variabile e di costo da stabilirsi in base alle tariffe telefoniche in vigore..........

LUI: Sai, sono colto da un potente mal di pancia.

TU: Fatti un Peridon.

LUI: Penso che il mio mal di pancia durerà almeno fino a domani mattina, nessun Peridon mi salverà da questa disgrazia improvvisa. Potrei sacrificarmi venendo lo stesso, ma non potrei mangiare.


Bhe, i pacchi sono belli perchè sono vari, arguti e si prestano a prendere appunti per la prossima volta che si sarà colpiti da mal di pancia fulminante in occasione di una cena.

venerdì 5 marzo 2010

Sentirsi vivi

Capita che ci si accorga di essere vivi solo quando si sta per morire.

Per esempio, si è in macchina tutti belli trulli, anzi, più apatici che trulli, si guida, e ad un certo punto si prende male una curva. Si sente la macchina che arranca in modo asimmetrico, si ha quasi la sensazione che d'un colpo debba andare fuori strada, o perfino capottarsi rovinosamente. E all'improvviso, proprio in quel sentore di morte, ci si sente vivi.


Poi, ci si sente vivi quando ci si innamora o perlomeno quando il nostro corpo ci fa credere di esserci innamorati: in quel caso si è chiaramente prossimi alla morte cerebrale, e, proprio in quel sentore di morte, ci si sente vivi.


Ci si sente vivi quando ci si trova coinvolti in qualche catastrofe di massa, tipo un terremoto, un crollo, una cosa del genere. Allora, lì, si è tutti attaccati alla vita, e più gente muore più si è attaccati alla vita, e molti di quelli che sono morti, secondo me, nel loro ultimo secondo si sentivano attaccatissimi alla vita che stavano perdendo.


Secondo me, tutto sommato, anche i suicidi, per quei secondi che precedono lo loro morte, ad esempio mentre stanno volando giù da un palazzo di 15 piani, prima di spiaccicarsi sul tettino della macchina di qualche ignaro individuo che aveva parcheggiato appena sotto, oppure anche direttamente su qualche ignaro individuo che stava passando appena sotto, anche loro si sentono vivi per un attimo.
L'ignaro invididuo non so se si senta vivo. Magari non ha il tempo di accorgersi che sta morendo. Però, secondo me, se tira su la testa e se ne accorge, ha una botta d'adrenalina tale da sentirsi vivo per quella frazione di secondo.

Allora, in seguito a tutte queste considerazoni, oggi ho deciso di sentirmi viva.


Mentre correvo, sono passata sotto una gru con attaccato in equilibrio precario un blocco di granito.


C'era un operaio proprio davanti al blocco, e uno era in alto, e guardava la scena, sporgendosi giù dall'edificio da cui pendeva il blocco.


Mi ha gridato: "perchè passi lì sotto?"


Io mi sono detta che avrei perlomeno dovuto sentirmi un po' più viva.


Invece mi sono solo sentita un po' più pirla.

mercoledì 3 marzo 2010

Va' piano


E' incredibile.

Uno parte in macchina da solo e, qualunque persona da cui si stia accomiantando, di sinistra o di destra, alta o bassa, donna o uomo, egoista o prodiga, di qualunque colore essa sia, questa persona dirà (in lingue disparate, a seconda di quella che meglio conosce e pratica): "Va' piano".

Che, tra l'altro, anche l'eccesso di lentezza è multabile e pericoloso.

martedì 2 marzo 2010

lunedì 1 marzo 2010

TRE DI


Thè "multietnico", in presenza di nonna piemontesizzata, zia depiemontesizzata e italianizzata e nipote italianizzata (pur con accento piemontese).

NONNA: "Sono andati in un hotel cinque stelle tre di".

ZIA: "Un hotel tridimensionale?"

NIPOTE: "Come Avatar?"

Come si può pensare, di questi tempi, che "tre di" voglia dire "tre giorni" in piemontese?