LE COSE CHE SCRIVO IN QUESTO BLOG SONO FRUTTO DELLA MIA FANTASIA (BACATA).
QUALSIASI RIFERIMENTO A PERSONE O FATTI REALMENTE ESISTENTI E' CAUSALE.

mercoledì 29 settembre 2010

Tempus fugit, in modo direttamente proporzionale a quanto se ne ha a disposizione

Uno, nella vita, si sente spesso di corsa.
Dice che è colpa della società, di questa frenesia che ci ha invasi, che non ci sono più i ritmi di una volta, oltre che le mezze stagioni, oltre che molte altre cose che non ci sono più, e a cui, aggiungerei, se ne sono sostituite altre che prima non c'erano.
Fatto sta ed è che, in mezzo a tutto 'sto rimescolamento di nuove presenze e vecchie assenze, si è di corsa.
Io, poi, un'idea me l'ero fatta.
Quando mi leggevo il buon Platone, me lo dicevo sempre, che non è possibile lavorare 8 ore al giorno, che otto ore sono 1/3 della vita, e, considerato che si dorme anche 8 ore al giorno e che è tempo sottratto alla coscienza, anche se serve, si tratta di 1/2 della vita da svegli. Una roba da pazzi, passare metà vita a far guadagnare soldi a qualcun altro per potersi accaparrare quella cifra che dovrebbe permetterci di vivere, o sopravvivere, o vivere al di sopra delle possibilità della maggior parte dell'altra gente.
Si tratta pur sempre di una prostituzione del proprio savoir faire, per quanto possa essere retribuito il suddetto.
Il buon Platone diceva che si doveva lavorare 6 ore al giorno, che suonavano molto meno tristi, che erano già 1/4 della vita globale, nonché 6/16 della vita da svegli. Insomma, l'idea che rimanessero ancora 10/16 a propria disposizione era rinfrancante.

E così, dopo aver iniziato a fare lavori da 8 ore, ho mirato sempre più in alto nella quantità di vita mia, cioè sempre più in basso nella quantità di ore lavorate al giorno.
Per ottenere il minimo di ore lavorate, ho trascorso all'incirca otto anni di vita a lavorare 16-18-20 ore al giorno, ma questa è ormai acqua passata.
Sorvolando su ciò che faccio ora, cosa che potrebbe essere oggetto di altro post, o anche no, concentriamoci sulla quantità.
Lavoro 18 ore A SETTIMANA.
Una roba pazzesca.
Perfino il buon Platone le riterrebbe poche.
18 ore a settimana vuol dire che nei 5 giorni lavorativi si lavora in media 3 ore e 36 minuti al giorno. Rimangono a propria disposizione ben 20 ore e 24 minuti, se si dorme 8 ore si avanzano 12 ore e 24 minuti, sempre una marea di tempo.

Cosa succede a uno che si abitua a lavorare 3 ore e 36 minuti a settimana?
Che si disorganizza.
Che non riesce a fare le cose che non riusciva a fare quando lavorava 8 ore al giorno.
Esattamente le stesse.
Come se tutte le ore libere in più gliele avesse risucchiate un nanetto dispettoso.
Il nanetto si chiama Disorganizzolo.

E se poi questa persona se ne sta 2 mesi a casa (disoccupato o in vacanza, a seconda che sia precario o meno), cosa succede in questi 2 mesi?
Che viene colpito in testa dal nano Disorganizzatissimolo.
E, anche lì, non riesce a concludere nulla.

Eppure, lavora 0 ore al giorno, con 24 ore libere, nonchè 16 ore da sveglio.

Il fatto è che, nella vita, il fancazzismo non basta mai.

Di questo, Platone non aveva mica tenuto conto.

lunedì 27 settembre 2010

Romanticamente non vista ma visibile


Ero al mare, in un bel ristorantino romantico con i miei cuginetti (ragion per cui avevo scelto il ristorantino romantico).
Vicino a noi c'era una coppietta.
Si sa che, quando si è in coppia, soprattutto all'inizio (e, generalmente ma per fortuna non sempre, quando si va nei ristorantini romantici si è all'inizio), ci si comporta in un certo modo non dico falso non dico diverso dico solo certo.
I cuginetti, per rispettare l'atmosfera molto romantica creatasi tra me e loro, avevano iniziato a volere che li portassi in bagno, e così ero salita per le strette scalette a chiocciola con loro fino al piano di sopra, dove c'era, oltre al bagno, una saletta chiusa con un balcone che dava sul dehors.
Il bagno era occupato, e affacciandoci dal balconcino, da cui potevamo osservare senza essere visti, avevamo osservato che era proprio il "lui" della coppia quello che stava occupando il bagno da circa mezz'ora, forse colpito da attacco di colite da emozione delle prime uscite.
E questo "lui", senza notare il balcone, senza notare la vista sulla sua ragazza, è sceso sotto perdendosi l'imperdibile vista su com'è e cosa fa la sua ragazza quando lui non c'è.

Noi, invece, la vista, non ce la siamo persa.

Vi direte voi: cosa faceva la ragazza?
Si truccava?
Si controllava il vestito?
Monitorava la lievitazione della pancia dovuta al pasto?
Vomitava il pasto nella borsetta impermeabile al fine di non far notare la pancia insortale in seguito al pasto?

Niente di tutto ciò.

Telefonava all'amante.

venerdì 24 settembre 2010

Permessi, fatemi pass(are)

La mia automobile, una volta, aveva un parabrezza trasparente.
Adesso non più.
Il mio parabrezza è quasi totalmente ricoperto di permessi.
Permesso di circolazione, permesso di parcheggio, permesso di transito, il tutto in due città, Torino e Genova, dato che a Genova i residenti sono assimilati ai domiciliati, mentre a Torino i residenti sono dei fighi e i domiciliati degli sfigati, che si pagano sui 200 € invece che 40 per il permesso di parcheggio.
E così, ora sono domiciliata a Genova e residente a Torino, ed essendo la domiciliata genovese assimilata alla residente genovese, ho due permessi di parcheggio in zona blu con su scritto a lettere cubitali RESIDENTE, una a genova e una a Torino.

Quindi, a guardare il mio parabrezza da fuori, rischio che qualcuno possa pensare che io dichiari fallacemente di essere residente in due luoghi, qualcuno tipo quelli delle multe di Torino, e farmi una multa di non so bene che tipo.

A guardare il mio parabrezza da dentro, invece, rischio solo di andare a sbattere da qualche parte per scarsa visibilità.
Così poi aggiungerò un altro permesso.
Questo:

mercoledì 22 settembre 2010

Psicosomatica delle psicologie bifronti

Guardavo "Live in Wembley" dei Foo Fighters.Ero tutta goduta perchè i Foo Fighters mi piacciono molto, mi piace il sound, mi piacciono TUTTE le loro canzoni, mi piace il cantante, lo trovo molto carismatico.Non è carismatico? Guardate che carismatico:Certo, anche i carismatici hanno cadute di stile, tipo il ruttone in microfono prima di Long road to ruin. Ma ai carismatici si perdona tutto. Quasi.

Mentre ero lì che mi guardavo il concerto, mi sono accorta che intorno a lui c'era tutto il resto della band.
E proprio dietro, c'era il batterista.
Ho detto, toh, anche il batterista, Taylor Hawkins non è male. Ride sempre, forse ha una paralisi facciale dovuta allo sforzo di battere sui piatti, però non è male.Poi mi sono detta certo che, agli occhi della massa, un batterista quasi non esiste, mentre un cantante è la star delle star. Conosci il gruppo, (forse) sai chi è il cantante. Se te ne intendi un po' sai chi sono tutti, ma se sei un massaio no. Il batterista, poi, è quello che, oltre a non essere il cantante, se ne sta ben nascosto dietro tutti quei piatti, e nessuno se lo fila o quasi. Lui ne sa qualcosa.

La cosa pazzesca è che, lui non lo so, ma sia Dave Grohl sia Taylor Hawkins sono bravi a cantare. Dave Grohl è stato batterista di un sacco di gruppi (tra cui i Nirvana), Taylor Hawkins continua a esserlo (batterista, non dei Nirvana).

Ora, la psicologia di Hawkins potrebbe essere delineabile. Non ha voglia di stare al centrissimo dell'attenzione, ma solo vicino al centrissimo. Così sta vicino a Grohl e se ne sta tanto bene, con il suo sorriso impresso in faccia e i suoi asolo di 10 minuti ai concerti.

Ma Grohl, come ha fatto Grohl a passare dal ruolo di batterista, peraltro scelto penso consapevolmente, a quello di cantante?
Avrà cambiato personalità?
Di certo, quando faceva il batterista aveva anche un'altra faccia.
Da sfigato.

lunedì 20 settembre 2010

Indizi dell'inizio dell'anno scolastico

Beh, per me, un buon indizio dell'inizio dell'anno scolastico, spalmatosi tra lunedì scorso e oggi, è il fatto che dopo due mesi di fancazzistica beatitudine disoccupata, inizi a lavorare, essendo una prof precaria fortunata.
Fortunata, perchè potrei benissimo non iniziare proprio, ma questa è un'altra storia:

Però, anche per i non addetti ai lavori, si coglie subito l'inizio dell'anno scolastico.

Ciò per una serie di osservazioni:
  • se si prende un autobus, un treno, un mezzo pubblico, di mattina presto, invece di sedersi, ci si incastra a mò di tessera del puzzle in mezzo a infanti, preadoloescenti adolescenti brufolosi o meno, rumoreggianti sempre;
  • se si va a correre di mattina in un posto dove fino al giorno prima c'era una mandria di bambini e ragazzini urlanti tiranti pallonate e taglianti la strada ai corridori, all'improvviso si sarà soli o quasi, a parte un po' di pensionati e due o tre marinatori di scuola e quattro o cinque bambini troppo piccoli per l'asilo con le tate. Una meraviglia che compensa il viaggio in autobus/treno/altro mezzo pubblico. Non vi toccherà più scollarvi i bambini tramortiti di dosso come accade a Dave Grohl con il cane all'inizio di questo clip. Non sembra, ma sono soddisfazioni;
  • è il caso di scordare l'esistenza di strade che passano vicino alle scuole in certi orari, soprattutto scuole i cui alunni siano spatentati, perchè, in tal caso, nei pressi di questi edifici si concentrerà una grandissima quantità di genitori in macchina fermi anche sugli alberi (ovviamente con il motore acceso), con conseguente blocco totale del traffico e delle vie respiratorie;
  • se avete amici prof che vi inviavano messaggi alle 3 di notte in diretta live dalla movida mentre voi dormivate il sonno dell'impegato che alle 8 va al lavoro, ora riceverete i loro sms alle 6 del mattino, quando staranno affrontando il loro viaggio epico per raggiungere scuole impossibili in luoghi impervi ma soprattutto lontanissimi da casa loro. Vi fregherete le mani con fare vendicativo, e anche questo rimpiazzerà il vostro nuovo sentirvi puzzle in certi frangenti della giornata.
  • ...(a voi il seguito!)

venerdì 17 settembre 2010

Bamboccioni, controbamboccioni e conseguenze


Tutti parlano di giovani che non riescono più a sopportare i genitori, genitori soffocanti che vogliono trattenere a sè i bamboccioni, bamboccioni che non vogliono andare via di casa.
Poi è anche tutto un gran vociferare del fatto che i bamboccioni lo siano perchè sono costretti ad esserlo, che non ce la fanno più a sopportare i propri genitori, ma se li tengano per nacessità e opportunismo, e che i genitori, a loro volta, non possano più vedere i figli, ma se li tengano per spirito di sacrificio e amore genitoriale.

In realtà, l'abitudine è una brutta bestia.
Se ci si abitua ai figli, poi, anche se ci si lamenta, si tende a mantenere l'abitudine.
Se ci si abitua ai genitori, poi, anche se ci si lamenta, si tende a mantenere l'abitudine.

Al tempo stesso, se ci si abitua all'assenza dei figli, poi si tende a mantenere l'abitudine, e ci si lamenta quando, per qualche malaugurato accadimento, questi ultimi ritornano.
Già, perchè, se un figlio è nato già con i genitori tra i piedi, prima che se ne vada, non ha conosciuto altra situazione che quella con i genitori tra i piedi. E' un po' come quando un pesce nasce in un acquario. Non sente l'esigenza del mare, perchè non lo conosce.
I genitori, invece, sono nati nel mare. Vanno nell'acquario per far crescere ste appendici che hanno creato. Quando le appendici si staccano, loro tornano a guizzare nel mare, e si ritrovano a loro agio come prima.
Quindi, il distacco è molto più difficile per i figli che per i genitori.

Sarà per questo che i miei genitori, quando torno a casa loro, mi chiedono subito la data della mia partenza appuntandosela sul diario per ricordarsi di ordinare i pasticcini e lo shampagne?

mercoledì 15 settembre 2010

Squilibrio+squilibrio=?


Se sei una persona scentrata, devi capire un attimo da che parte hai la scentratura.
Se capisci da che parte ce l'hai, sei a metà dell'opera.
L'altra metà dell'opera è capire che scentratura hanno le persone a cui ti accompagnerai.
Se sei scentrato a sinistra, accompagnati con uno scentrato a destra quanto tu lo sei a sinistra, così, tenendovi per mano, una sola che se no poi va a finire come qui, però tenuta ben in centro, troverete l'equilibrio perfetto.

lunedì 13 settembre 2010

Mezzeria


Me lo diceva, mio padre, quando stavo prendendo la patente.

Mi raccomando, sempre a cavallo della linea di mezzeria, quando ci sono due corsie.

Sì, perchè, se uno sta a cavallo della linea, nessuno può superarlo, nè a destra nè a sinistra.

Un'ingordigia di corsie.

Penso che mio padre avesse ascoltato un estratto di questa canzone di Mc Solaar:

Une pyramide de baisers, une tempête d'amitié, Une vague de caresses,
Un cyclone de douceur.
Un océan de pensées.

La sua versione, ovviamente, diventa così:

Una piramide di corsie mie, una tempesta di corsie mie, un'onda di corsie mie, Un ciclone di corsie mie. Un oceano di corsie mie.

Indovinate di dov'è mio padre...

venerdì 10 settembre 2010

Liquidi


- Che fai?
- Bevo.
- Cosa?
- Succo di frutta.
- Hai sete?
- No, bevo per dimenticare.
- Cosa?
- Non ricordo.

mercoledì 8 settembre 2010

Autobus

C'è un film in cui c'è questa scena:

Alla fine della scena, Jon Kortajarena dice a Colin Flirth: "Mia madre dice che gli amori sono come gli autobus. Basta aspettare un po' ed ecco che ne arriva un altro."

Questa cosa è un po' deludente ma anche un po' rassicurante.
Vuol dire che, tutto sommato, se va a finire male una volta, c'è sempre la volta di riserva.
Ma ci sarà sempre?
E se finisci sotto il bus?
E se ad un certo punto cambiano il giro dei bus e tu rimani in un ramo morto del percorso dei bus?
E se abiti in un posto dove non ci sono fermate?
E se abiti in un posto dove ci sono troppe fermate e troppi bus?

Nel caso in cui non si verifichino le variabili di cui sopra, allora uno sale su un bus, ma sto bus dove lo porterà mai? Se ci sono i numerini e uno non è super informato, siaffida al caso. Se c'è la scritta, può evitare perlomeno i bus con su scritto "CIMITERO", ma, a meno che non sia equipaggiato di cartina o Blueberry con navigatore, non è detto che conosca tutte le destinazioni.
E i controllori? Se si sale in fretta e furia su un bus senza il biglietto, non è detto che la si faccia franca.

Tutto sommato, potrebbe essere carino comprarsi una macchina, anche una bella utilitaria, e attaccarci su la scritta "TAXI".
Si inquina, ma non si sta più lì ad aspettare il bus.
Nè il primo, nè il secondo, nè i seguenti.
E nemmeno a perderlo.

lunedì 6 settembre 2010

Reti di protezione (da che?)

A Cuneo, come si è già detto in altre occasioni, la gente ha un acume al di fuori della norma.
Si è creato un problema, si è cercata una soluzione.
Cercata non implica trovata.
Meglio precisarlo.
Il problema è la presenza di un ponte alto 60 metri, il Ponte Nuovo.
Eccolo:
Il suddetto si presta molto bene a buttarsi di sotto e sfracellarsi, soprattutto perchè, a meno di non essere proprio sfigati, è difficile cadere in un punto con l'acqua alta e non spappolarsi al suolo (a qualcuno è successo, ovviamente).

Molta gente si buttava di sotto e si sfracellava totalmente.
Non so perchè usi il passato.
La gente si butta sempre.
E si sfracella sempre totalmente.
A parte qualcuno, che si sfracella troppo poco.

Però, da un po' di tempo, un bel po' di tempo, risalente ancha e prima dello scatto della foto, la pensata dei cuneesi è stata quella di mettere una rete metallica con maglia strettissima e rigidissima, alta più o meno2 metri, davanti ai fianchi del ponte, per dissuadere la gente dal buttarsi.
Il risultato è stato che la gente si butta lo stesso, ma è molto più difficile salvarla.

(NdR vorrei far notare che nell'articolo su linkato, il ragazzo che non è riuscito a salvare la suicida è un investigatore privato. Ci tiene e precisarlo, perchè, se non lo fosse stato, mai si sarebbe reso conto degli intenti di una tipa che, appena scavalcato la rete, bascoula pericolosamente verso l'esterno. Probabilmente avrebbe pensato a un bungee jumping con un nuovo elastico trasparente, fatto del materiale di cui sono fatti i reggiseni per le maglie senza bretelle).

mercoledì 1 settembre 2010

Sono io


Al citofono:
"Chi è?"
"Sono io"
"Io chi?"
"Io io"
"Anche io sono io. Ma tu chi sei?"
"Sono io"
"Se tu sei io e io sono io allora siamo tutti e due io.
Quindi io sono a casa mia e citofono a casa mia allo stesso tempo.
A questo punto non ti apro, ché poi troppi io mi confondono le idee."