LE COSE CHE SCRIVO IN QUESTO BLOG SONO FRUTTO DELLA MIA FANTASIA (BACATA).
QUALSIASI RIFERIMENTO A PERSONE O FATTI REALMENTE ESISTENTI E' CAUSALE.

sabato 21 giugno 2014

Vacanze romane

Un torinese a Roma è un po' come un vaso di cristallo nella gabbia degli elefanti.

Dà un appuntamento e ci arriva all'orario stabilito.
Aspetta almeno mezz'ora e si stupisce.

Quando qualcuno gli dice che rosica, lui crede che stia avendo successo, e che probabilmente abbia prima risicato. Invece si sta rodendo.

Quando parla a un romano e quest'ultimo gli risponde "sticazzi" si galvanizza perchè pensa che sia molto interessato ai suoi argomenti e ne disserta ancor più copiosamente. Nel momento in cui il romano si alza e se ne va sull'onda di un bel "ma vattena àmmorì ammazzato" si stupisce molto e rimane interdetto.


Un giorno decide di andare al cinema e controlla gli orari su www.trovarepubblica.it. Arriva davanti al cinema quei torinesi 40 minuti prima e lo trova chiuso. Sì dice "è normale, qui STIAMO arroma! Direbbe un romano...". Dieci minuti dopo l'orario di inizio, però, il cinema è ancora chiuso. Schiaccia fronte e palmi della mano sul vetro finchè non esce un  romanesco energumeno che l'apostrofa con un "Chette agiti? cazzo c'hai da 'nzozzarme tutta la vetrina? Ahò!". Al che lui fa presente che secondo www.repubblica.it dieci minuti prima avrebbe dovuto iniziare il film per cui è venuto qui con tanto di metropolitana. Il romano lo guarda e gli dice: "Ahò, ma quelli di repubblica so' frocioni, hanno sbagliato!". Il torinese gli fa notare che alle sue spalle, grande come una casa, c'è scritto lo stesso orario: "Ahò, ma quello è l'orario del week end! Sei de coccio!".  Il torinese gli fa notare che c'è scritto prezzo ridotto per i film di quest'orario solo dal lunedì al venerdì. Il romano dice "Sei proprio de coccio" e intanto prende dei fogli e delle clips, e li piazza sopra le scritte compromettenti, per poi spiaccicargli la porta in faccia e richiudere di nuovo a chiave.

Alla fine il torinese torna a Torino, un po' sbigottito, un po' sbriciolato, ma con il suo bagaglio linguistico-culturale assai ampliato.

lunedì 9 giugno 2014

Perchè corre?

 
 C'è una domanda che uno che fa jogging all'aperto, sempre che non si dedichi a quest'attività in un luogo isolato e totalmente epurato dalla seppur minima presenza di esseri umani al di sotto dei quindici anni, sente porre continuamente.

PERCHE' CORRE?

Di solito il quesito proviene da un bambino rivolto ai genitori o nonni o accompagnatori, che si chiede che senso possa avere mettersi lì e correre come dei cani gonfi (così si dice qui in Piemonte, curi ma 'd can gunfi) senza che nessuno ti insegua, senza che tu debba inseguire nessuno, senza che tu stia giocando a qualcosa.

Il bambino segue il suo istinto, che lo fa correre solo se la cosa ha un qualche senso. Correre così, tanto per affaticarsi gratuitamente, è assurdo. Almeno ci si potrebbe mettere in una ruota generatrice di energia elettrica. 

In quel frangente, tu, che corri per tenerti in forma, per allenarti, per sentirti leggero quando arrivi a casa e scaricare le tensioni, per fare il pieno di adrenalina, forse anche per partecipare a una gara, ci rifletti, e ti dici che, in effetti, correre così non ha alcun senso.

sabato 7 giugno 2014

L'ultimo giorno di scuola

 

Oggi è l'ultimo giorno di scuola.
Alcuni prof, quando ero dall'altra parte della trincea, mi avevano detto di aver passato la vita ad aspettare il famigerato ultimo giorno di scuola.
E io ci credevo.
Credevo a quella sensazione di gioia infinita, a quella cessazione delle sofferenze, a quella consapevolezza di avere davanti a sè il periodo più lungo di ozio possibile, distando l'ultimo giorno la distanza massima dal primo. Quasi tre mesi di pura libidine. Ché, anche se si fosse passata l'intera estate tumulati in casa a leggere "Topolino", sarebbe stato bellissimo, invece di alzarsi tutti i giorni alle sei e mezza, sabato incluso, perchè per me c'era la settimana lunga, esperienza che ora non augurerei nemmeno al mio peggior nemico.
Ora che faccio la prof sono contenta di aver davanti a me questa distesa di giorni di disoccupazione (intesa come assenza di occupazioni obbligatorie ma anche di stipendio - questa, però, è un'altra storia - ), però non sono COSI' contenta.
Quando sei studente, possibilmente non rimandato, finire l'anno è una cosa goduriosa nella misura in cui l'anno è stato una mazzata. E, se sei alle superiori, l'anno è sempre una mazzata. Se sei prof, la goduriosità è molto più bassa perchè l'anno è più gestibile. Prima di fare l'insegnante ho provato tanti lavori: ho prestato servizio sette giorni su sette, tutto il mese su tutto il mese. Nel frattempo studiavo anche, di notte, per cose che decidevo io, ma MAI ho faticato come a scuola, dove ci si dà da fare per cose che decidono gli altri. Quando lavori vai lì, presti la tua opera, poi esci e hai finito. Hai un lavoro in un ambito definito, sai cosa fai e dopo un po' sei competente (si spera). Quando studi, sei in balìa di un branco di professori (non sempre centrati), e devi imparare continuamente cose nuove ai ritmi di chi te le impone. Se sei al Liceo, hai poche materie ma impestate. Arrivi a casa presto ma devi studiare un bel po'. Se fai il professionale non ti credere, trascorri a scuola il tempo che passa al lavoro un dipendente pubblico al lavoro, e in ogni ora hai una materia diversa. A casa dovrai studiare un po' meno, ma ci arriverai a pomeriggio inoltrato. Le interrogazioni e le verifiche saranno programmate poco tempo prima, spesso tutte ammassate l'una sull'altra, intervallate da interrogazioni varie. Ti capiterà che in un giorno tu abbia due interrogazioni e due verifiche scritte, alla faccia della coesione del consiglio di classe (e della presunta ma non dimostrata centratezza dei prof). I tuoi genitori ti staranno con il fiato sul collo, e se andrai male ti sottoporranno a pene morali e/o corporali.
Insomma, è  ovvio che l'ultimo giorno di scuola uno studente tiri un sospiro di sollievo grande come una scuola.
Meno ovvio è che lo tiri un professore, che insegna la propria materia, conosciuta da anni e anni e ormai (teoricamente) padroneggiata. E' lui che decide quando sono le interrogazioni e le verifiche, e in più non tocca a lui svolgerle. Lavora 18 ore a settimana più le riunioni, che consistono nello starsene seduti a sparare commenti sugli alunni, cosa che è assimilabile a una riunione di qualsiasi lavoro da 40 ore a settimana. Le sue 18 ore sono toste e dedite al 100% al lavoro; non è che si possa fare come in ufficio, che si va su internet, si guardano le mail, si gioca ai videogiochi, ci si scambia mail del cavolo con i colleghi. Quando sei in classe, ci sei al 100%. Però è stimolante, e sei tu quello con il coltello dalla parte del manico.
L'unica cosa al mondo che può rendere quelle 18 ore veramente devastanti è il comportamento dei ragazzi.
Quando io andavo a scuola, era ancora diffusa la credenza che il prof fosse un semidio e che andasse venerato e onorato.
Ora, gli studenti hanno capito.
Il prof è un privilegiato tra i privilegiati, soprattutto in confronto a loro.
E così, quando finisce la scuola, non è che si goda così tanto l'ultimo giorno di scuola.
Ai ragazzi dispiace, perchè la goduria dellultimo giorno di scuola è una sensazione unica.
Tengono a che i loro professori possano provare, come loro, quel sollievo incredibile.
E allora si industriano, facendo in modo che anche per loro l'ultimo giorno di scuola sia una liberazione totale.
Che carini.

mercoledì 4 giugno 2014

Idee imprenditoriali

 
Uno si lamenta che gli fanno multe, che si prende penalità per ritardi di pagamento, che la vita è dura e ingiusta con gli smemorati e i distratti, ma il più bello non è lì.
Il più bello è quando si arriva alla macchina, tutti felici, per prenderla, e la si trova con tutte le ruote a terra.
Si pensa di essere passati in un campo di carciofi, e invece poi si vede che i carciofi avrebbero dovuto essere dotati di vita propria e anche di punteruolo, nonchè infervorati almeno come Bruto quando accoltellò Cesare.
Atti di vandalismo, vabbeh. Pazienza.
C'era da aspettarselo già da quando qualcuno aveva ridotto la macchina a un centrino di righe, o anche quando aveva piovuto e ci si era accorti che i tergicristalli tergevano il cofano perchè qualcuno si era divertito a farci le treccine. 
Però il bellissimo non è ancora giunto.
Il bellissimo è quando si paga l'assicurazione e si scopre che si è scesi nel bonus malus per un incidente con colpa avvenuto nel mese in cui si era lasciata la macchina parcheggiata per un mese nel luogo della foratura.
Insomma, ci dev'essere gente che va in giro prendendo nota delle targhe delle macchine parcheggiate e fa denunce a caso, che poi manda alla propria assicurazione. E se uno non reagisce entro sette giorni dalla ricezione della raccomandata contenente la lieta novella, accetta che la propria assicurazione paghi il truffatore e lo cali nel bonus malus, ovviamente in malus.

In tempi di crisi, le idee imprenditoriali proliferano.