LE COSE CHE SCRIVO IN QUESTO BLOG SONO FRUTTO DELLA MIA FANTASIA (BACATA).
QUALSIASI RIFERIMENTO A PERSONE O FATTI REALMENTE ESISTENTI E' CAUSALE.

lunedì 30 agosto 2010

Ca' de Ven

Oggi mi dedico alla parte gourmande del blog, presentandovi un ristorante provato ed approvato in quel di Ravenna.
Il posto è Ca De Ven.
Ecco la facciata, in pieno centro di Ravenna...
 ...e gli arredi interni:


Abbiamo scelto il menù degustazione:

...ed ecco quello che ci si è parato davanti:
Insieme all'insalata con Brie...
...abbiamo degustato un Albana secco:
il tutto accompagnato dagli immancabili cestini di piadine calde:
Siamo quindi passati al tortino di verdure...

annaffiato da un buon Pagadebit frizzante:
Come primo, tortelli alle pere:
...con Sangiovese (un bel rosso, tanto per dare una sferzata al mio già traballante stato conseguente ai bianchi):
Seguono bocconcini di galletto al rosmarino

...e Sangiovese Cuordileone:
Per finire, un bel bianco dolce (loveria) di accompagnamento ai formaggi e al dolce (che purtroppo abbiamo spazzolato prima che i miei riflessi ultrasonici ricordassero la foto):
 E per finire un bel caffè:
Solo una raccomandazione: caso mai decideste di provare questo menù, considerato che il posto è in ZTL e che si esce a quattro zampe, consiglio un hotel nei pressi :)

venerdì 27 agosto 2010

Lacci nodosi


Quando uno ha delle scarpe con i lacci, capita che nello slacciarle si formino dei nodini piccoli piccoli.
I nodini piccoli piccoli, se uno non li scioglie subito, diventano parte integrante del laccio.
Quando ci si riallaccia i lacci, i nodini impediscono il fluido scorrimento dei lacci stessi, e da ciò deriva la necessità di far scorrere i lacci soltanto dove non ci siano nodi.
Con il passare del tempo, i nodi aumentano, perchè finchè non ci sono nodi, i pochi nodi vengono al pettine e si possono sciogliere, ma quando si inizia con un nodo poi è la fine, si continua con molti altri nodi, ci si impigrisce, come quando non si lava la macchina da un po' di tempo, e allora diventa superfluo cercare di lavarla ancora, cercare di scrostare lo sporco, e anche i bozzi diventano parte integrante della carrozzeria, e alla fine si gira su un ammasso bozzoluto che una volta doveva aver avuto forma di automobile umanamente concepita.
E' la stessa cosa con i lacci, solo che l'automobile non si allaccia, e anche se è bozzoluta va avanti lo stesso, almeno finchè la ruggine non la fa aprire in due longitudinalmente.
Invece i lacci si allacciano, dovrebbero scorrere, ma a ogni ulteriore nodo scorrono sempre di meno.

Allora è il caso di scegliere:
o si sciolgono i nodi volta per volta
oppure c'è il velcro.

mercoledì 25 agosto 2010

Avvicinamenti progressivi 2

Ero a Ferrara, e camminavo tranquillamente in una strada con amici.
Gli amici mi hanno detto: come punto di riferimento per tornare all'hotel abbiamo il grattacielo.
E io l'ho visto, il grattacielo, in fondo alla strada in cui camminavamo.
Eccolo qui, il grattacielo:

Io lo guardavo e mi dicevo: che meraviglia, un grattacielo così alto, con sopra tutto sto popo' di scultura con le bighe, i cavalli e tutto.
Insomma, mi dicevo che era una bella cosa, che Ferrara era una città di classe.
E la mia mente, man mano che mi avvicinavo, elaborava una scultura di questo tipo

però più grande, più maestosa, insomma una scultura che si potesse ammirare da sotto il grattacielo, con il naso all'insu.

Poi ci siamo avvicinati.

E ho visto

lunedì 23 agosto 2010

Le nuove ere


Una volta, quando ci si incontrava, ci si chiedeva: "Come va la vita?"

Ora è più facile incontrarsi in internet che per strada, e ci si chiede: "Come va la connessione?"

venerdì 20 agosto 2010

Radici


Quando uno vuole prendere un bell'albero e spendere poco, va in montagna e guarda che albero potrebbe estirpare dal suolo.
Ha un bel giardino, e gli serve un solo albero.
Due o tre poi fanno troppa ombra d'inverno.
Ne vede uno che gli sembra bello e lo estirpa.
A parte che se lo beccasse la forestale gli farebbe una multa così, l'albero ha tutte le sue belle radici.
Insomma, quando uno estirpa l'albero, mica sa che radici gli verranno su.
A volte l'albero ha delle radici, ma delle radici che fanno tutto un giro, si aggrovigliano alle rocce sotterranee, si inabissano negli abissi terrestri - o terrosi -. Insomma, uno tira tira e tira ma l'albero non viene via. Si sradica solo un po', e poi rimane lì, tutto gigio, che se passa la forestale gli fa una multa così, a uno, e uno non ha nemmeno preso l'albero.
Oppure tira su l'albero e l'albero che appariva quasi bello ha tutte le radici marcescenti. A parte che anche lì, alla forestale del marcescente non frega niente e la multa ci scappa lo stesso, che ci fa uno con le radici marcescenti? Si prende l'albero o lo ripianta alla bell'e meglio, pur sapendo che non tornerà com'era?
E se invece l'albero è sano, le radici sono sane, ma dopo trenta metri di trasporto albero a uno prende l'ernia del disco? Che fa? Chiede alla forestale di allegare alla multa anche il prezzo per il trasporto e reimpianto dell'albero dove lo aveva prelevato?

Insomma, alla fin fine, considerato che qui da noi l'Inverno dura più dell'estate e il sole fa piacere anche in Primavera e Autunno, e anche in parte del periodo estivo, forse forse il giardino non è poi così male senza alberi.

mercoledì 18 agosto 2010

George chi?

C'è sto scherzo che mi intrippa troppo.
Mi imbosco temporaneamente il cellulare di qualcuno, possibilmente qualcuno che non mi trovi così antipatica da non avermi in rubrica.
A pensarci bene, se fosse qualcuno che mi trova così antipatica da non avermi in rubrica sarebbe ancora meglio.
lo sostituisco con il nome di un personaggio famoso, bello e sexy del sesso opposto allla vittima dello scherzo.
Nel caso di chi mi trova antipatica, non frugo nemmeno nella rubrica, ma aggiugno il mio numero, sempre sotto le metite spoglie del figone o della figona.
Quindi, dopo un po' di tempo, chiamo la vittima, tutta goduta, e guardo la sua reazione quando legge sul monitor del cellulare il nome inatteso.

Ieri sera ero a cena da mia nonna, non quella della pulizia, l'altra.
Son piena di nonne, ne ho ben due.
Pensavo che il cellulare fosse quello di mia zia, e ho fatto il solito giochino inserendo al posto del mio nome un bel George Clooney che fa sempre effetto.
Poi, sempre tutta goduta, ho chiamato, tenendo il mio telefono nascosto dietro la schiena.
Ha suonato il cellulare di mia nonna.
Lei è andata a prendere il cellulare, l'ha fissato con aria dubbiosa e poi ha detto: "Mi chiama un certo George. Avrà sbagliato numero. Non lo conosco".
Poi l'ha spento.

lunedì 16 agosto 2010

Plateali e galleristi


Quando uno poteva scegliere tra galleria e platea, era proprio una scelta di due mondi diversi.
Uno era il mondo di quelli che stanno su, e l'altro, il mondo di quelli che stanno giù.
Quelli che stanno sopra tutto e tutti, in alto, le cose le vedono in un certo modo. Piccole, sottostanti. Insomma, un film visto dalla galleria è piccolo. tanto vale, a momenti, guardarselo a casa, sulla tv. Eppure ricordo che da piccola avrei fatto carte false per starmene sempre e poi sempre in galleria. Da piccoli, in galleria, si rischia pure di avere una bella sbarra che trapassa lo schermo da sinistra a destra, e allora è decisamente meglio guardarselo a casa il film, con la tv di qualsiasi dimensione ma non sbarrata.
Però, quando c'era la scelta, era più forte di te, il richiamo del potere, del dominio sullo schermo ti attirava a sé ineluttabilmente.
E vedevi sotto tutte quelle persone soggiogate dallo schermo, che si vedevano il film molto più grande, grosso e roboante, molto più realistico, ma erano sottomessi al film. Tu, di sopra, lo domavi, il film, finchè diventava piccolino e insignificante.
Potevi anche sputare sulle teste della gente in platea, e lanciare pop corn, e versare bibite, ma questa è un'altra storia.
Adesso, non so se è così solo ovunque mi capiti di andare al cinema, ma ho notato che la galleria non esiste più.
Esiste solo una sterminata serie di platee.
Siamo un popolo di soggiogati.
Ma almeno, il film, lo vediamo in grande.

venerdì 13 agosto 2010

Consolatori e contrariati


Salgo sul treno, mi sprofondo nella poltrona e mi apro un libro.
Inizio a leggere.
Non riesco a leggere.
Dietro di me c'è un ronzio strano.
Focalizzo l'udito sul ronzio strano.
E' una voce.
La voce, man mano che l'attenzione si focalizza, aumenta di volume.
Si distinguono le parole.
Mi metto ad ascoltare, con il libro a mezz'aria, girato al contrario.
Il tizio al telefono sta parlando con quella voce, la voce del consolatore saggio.
Un'ora e mezza di voce da consolatore saggio nelle orecchie.
A pensare che in fondo è così semplice assumere quel tono.
A pensare che dovrò stare attenta a non assumere quel tono.
Perlomeno non in treno.
Sono scesa che sapevo tutta la vita della sorella del consolatore e la ramificazione delle sue corna.
La mia dirimpettaia anche, leggeva il giornale al contrario.
Strano.

mercoledì 11 agosto 2010

Impagabile atto di poesia

Era su un treno tutto tranquillo, che si faceva i fatti suoi.
Il treno, però, brulicava talmente tanto di persone di sesso femminile, piacenti e di età inferiore ai 30-35 anni che a farsi proprio il 100 % dei fatti suoi non riusciva.
Poi, a un certo punto, si è seduta una ragazza bionda nel sedile obliquamente vicino, dall'altro lato del corridoio.
Ha aperto un libro, ed era bello guardarla leggere il libro, perchè cambiava espressione ogni mezza pagina, probabilmente in linea con ciò che leggeva. Da ciò lui aveva arguito che, oltre che un bel pezzo di figliola, la bionda era anche sensibile.
Poi aveva guardato la copertina del libro, e sulla copertina c'era scritto "Où es tu?".
Non ce l'aveva fatta.
Era troppo.
Aveva preso il suo biglietto del treno, ci aveva scritto su "je suis ici", e l'aveva piazzato sul tavolino, in modo che lei potesse leggere.
Ma lei niente, lei era troppo presa a leggere dentro il libro, per leggere anche sul tavolino.
Ma la natura chiama anche le bionde sensibili e carine, e la bionda sensibile e carina era andata in bagno.
Lui, con una mossa felina, le aveva fatto scivolare il biglietto nel libro, in sua assenza, con su scritto anche il suo numero di telefono.
Lei, sempre presissima dalla vicenda, al ritorno non s'era manco accorta dello spessore tra le pagine, ma ormai la cosa era fatta.
L'avrebbe chiamato, ne era sicuro.
Caso (o destino) aveva voluto che scendessero entrambi alla stessa stazione.
Caso (o destino) aveva voluto che fossero entrambi in Francia.
E in Francia capita che, nelle stazioni, ci siano controlli dei biglietti anche all'uscita, non per caso e nemmeno per destino.

Comprare il biglietto alla stazione: 27,50 € con Mastercard.
Andare a chiedere indietro il biglietto alla bionda per non prendersi la multa: impagabile.

lunedì 9 agosto 2010

Bestia, che bestia!


Lo sapevo, lo sapevo che era così, ma pensavo che fosse così solo in Francia, poi mi sono accorta del dilagare di questo modo di essere, un dilagare da esercito di cavallette, da pioggia di rospi in Magnolia, un dilagare che è arrivato anche nelle case dei miei amici, e anche sugli schermi cinematografici con film nemmeno francesi, addirittura americani.

Uno è normale, vive tranquillamente come tutte le persone, insomma, normale probabilmente non lo è, ma vive in modo autonomo, quando ecco che decide di acquistare un animale domestico, spesso e volentieri un cane o un gatto, che più di altri si prestano alla sindrome.
Nota bene, uno dev'essere sgattato e scanato (con una sola n), perchè se ha una cascina o una casa grande piena di gatti che si fanno i fatti loro è diverso, rimane una persona equilibrata nonostante l'animalesca presenza. Di preferenza, conviene che la persona viva da sola in una casa il più possibile inadatta agli animali, ma esiste tutta una serie di varianti che prevedono persone che vivono in coppia o tripletta o quartina e anche gente che vive in case più adatte rispetto a un monolocale in centro a Milano.
In ogni caso, si assisterà ad una rapidissima regressione del padrone ad uno stato mai visto.
L'animale diventerà il perno del suo mondo, l'ago del compasso della sua vita.
Non ci sarà cataclisma che tenga.
Non ci sarà azzannamento di vicini di casa neonati animali cassonetti muri divani polpacci dita che tenga.
Non ci sarà amico allergico che tenga.
Non ci sarà NULLA che tenga.
L'animale troneggerà nella vita del suo padrone con un'intensità via via crescente, fino ad arrivare alla condivisione del letto ed effusioni comprendenti o meno il bacio alla francese.
Alcuni arriveranno anche ad abbigliare i propri prediletti, i più ricchi si rivolgeranno a stilisti famosi.
Cureranno la loro alimentazione con leccornie a cui vari esseri umani farebbero abbonamento.
Porteranno i loro beniamini dall'estetista, faranno loro le unghie, deodoreranno loro l'alito.
Il loro argomento di discussione favorito verterà sempre sull'animale, e la monomania potrà arrivare a livelli critici. Come c'è gente che non può resistere due ore senza una sigaretta, loro non resisteranno due minuti senza parlare del loro mitico, unico, inimitabile animale da compagnia.
Alcuni devolveranno all'animale tutta la loro eredità, ammesso e non concesso che siano abbastanza vecchi da morire prima dell'animale.
Se l'animale morisse prima di loro, il lutto durerebbe molto più di altri lutti che non sto a citare.
Perchè http://www.youtube.com/watch?v=oQE-2XdYItw.
E ora mi è venuta la lacrimuccia.
Facile.

martedì 3 agosto 2010

Pezzi mancanti


A volte mi capita di avere una sensazione molto spiacevole.
La sensazione di aver dimenticato qualcosa.
Qualcosa da fare, qualcosa da ricordare, qualcosa da consegnare, qualcosa da spedire, qualcosa di importante, un tassello senza il quale tutto il puzzle della mia vita, una volta appeso a parete, potrebbe crollare ineluttabilmente, pezzo per pezzo.
La sensazione è lì, tangibile, presente, eppure non so cosa sia.
E allora non ci penso, faccio finta che questi piccoli vuoti di memoria incesellati nel meccanismo oliato della mia vita non ci siano, ma è un po' come camminare a piedi nudi su un tappeto con dei buchini. I buchini si sentono anche se si fa finta che non ci siano, e se un buchino è grosso ci si finisce pure dentro tutti interi e si precipita giù, giù per tutta la profondità del buchino, che è diventato un bucone.
Ma in questo caso si riconosce il buco, e comunque si è spacciati e fine della storia.
Gli infidi sono i buchini, quelli che ti permettono di camminare comunque, quelli impercettibili, quelli che poi arrivi alla fine della camminata e dici va beh pazienza, va bene così.
E invece sotto il tuo percorso, in un vano sotterraneo, c'è un ometto che si prende tutti questi pezzettini, poi li mette insieme, e li cuce, e gli esce fuori tutta una vita composita arlecchinesca, e tu rimani senza i tuoi pezzettini, inconsapevole di aver regalato un rattoppo gigante di pezzettini di vita a qualcun altro.