LE COSE CHE SCRIVO IN QUESTO BLOG SONO FRUTTO DELLA MIA FANTASIA (BACATA).
QUALSIASI RIFERIMENTO A PERSONE O FATTI REALMENTE ESISTENTI E' CAUSALE.

giovedì 31 dicembre 2020

La fiabetta della novella istoria

Odio questi capodanni a scadenza fissa che fanno della vita e dello spirito umano un’azienda commerciale col suo bravo consuntivo, e il suo bilancio e il preventivo per la nuova gestione. Essi fanno perdere il senso della continuità della vita e dello spirito. Si finisce per credere sul serio che tra anno e anno ci sia una soluzione di continuità e che incominci una novella istoria, e si fanno propositi e ci si pente degli spropositi, ecc. ecc. È un torto in genere delle date.

(A. Gramsci)

martedì 22 dicembre 2020

Fatemi capire

Fatemi capire perché sono tarda. 

A settembre non ho capito perché abbiano aperto le scuole, in massa e con tutte le cose dette in tv rimaste perlopiù in tv. 

A ottobre ho capito perché abbiano chiuso le scuole superiori (e non le altre). Ho pensato: "Toh, allora qualcosa ci capisco".

A dicembre non capisco più nulla. Sono tardissima. 

Dunque, i punti, in successione logica, sono questi:
  1. dopo un periodo in zona rossa, all'improvviso, senza nessun cambiamento nei contagi o decessi che lo giustificasse, siamo diventati gialli;
  2. più o meno in contemporanea, è partita l'app "Io". Mentre era vietato assembrarsi, era anche caldamente consigliato comprare, comprare, comprare, fino a 1500 € in in un mese, quello di dicembre, con cashback, premi e maxipremi per chi compra di più. Ok, compro tutto on line, così non mi ammasso. Lo faccio in negozi italiani, in modo da aiutarli senza assembrarmi. Ma no, non compare nulla nel mio tardo elenco di spese cashbackabili su "Io". E no, solo se compri in presenza;
  3. la gente, come conseguenza, si ammassa senza pietà in tutti i luoghi in cui può, riempiendo come un fiume (o come un gregge, se qualcuno preferisce) ogni orifizio di città grandi e meno grandi. Una follia collettiva, in cui le persone si accodano anche nei peggiori ristoranti, comprano anche nei negozi più assurdi, l'importante è andare e comprare comprare comprare. Quanto sarà  migliorata la qualità della vita dei negozianti in circa 15 giorni mal contati? 
  4. di colpo chiude tutto. E, per sedici giorni, con gran parte delle persone in vacanza, non si può più comprare nulla. Fino al 23 dicembre la corsa agli acquisti diventa folle. Tutti uno sopra l'altro a comprare, girare, impacchettare. Tutti con l'ansia da "ultimi giorni" sia per il cashback dicembrino (mi raccomando, almeno 10 acquisti), sia con quella da regali natalizi. E sì, perché esce il nuovo dpcm e i regali natalizi si potranno scambiare, ma solo in zona rossa, in tutta la regione, purché chiusi in casa di qualcuno in due per volta (bambini e disabili inclusi) e purché una sola volta in ogni giornata rossa. In quelle arancioni, nemmeno si può uscire dal comune, soprattutto non per fare passeggiate all'aperto, al massimo in prossimità di casa (la solita prossimità che non è ancora stato capito sia troppo multiformemente interpretabile per avere un senso logico). Al più si può fare sport. Corsa, bici, pattini a rotelle, pattini da ghiaccio, sci da fondo o alpinismo, ... ovviamente uscendo così di casa. Se uno vuole camminare da solo in un bosco deve perlomeno mettere una tenuta apparentemente sportiva e sculettare in una marcia che potrebbe essere riconosciuta come sportiva. 
  5. il 7 gennaio riaprono tutti gli ordini di scuola
Durante tutto ciò, parte la campagna vaccinale e, causalmente, il virus inizia a mutare.

Aggiungiamo che a gennaio dovrebbe iniziare la solita influenza stagionale. 

Ora, facciamo l'esempio di una persona ligissima alle leggi:
  1. dall'8 dicembre fino al 23 va in giro facendo acquisti selvaggi, approfittando dei ristoranti gremiti per incontrare 3 amici per volta. Corre cospicui rischi di contagio. 
  2. dal 24 dicembre al 29, dal 30 dicembre al 3 gennaio, dal 5 al 6 gennaio, cioè per 13 giorni, andrà a trovare, insieme a un'altra persona e a eventuali bimbi/persone non autosufficienti, 13 gruppi familiari/amichevoli diversi sparsi per tutta la regione. Corre cospicuissimi rischi di contagio. A parte gli sportivi fissati, la persona media ligissima alle leggi non avrà tanta voglia di girare a piedi intorno a casa, e quindi trascorrerà 13 giorni DENTRO case con altre persone, appartenenti a variegati nuclei familiari,  a ingozzarsi di cibo e scambiare regali.
Adesso, a me che sono tarda, questa sembra la tattica perfetta per diffondere il contagio al massimo da inizio dicembre fino al 7 gennaio, giorno in cui, tutti zeppi di carica virale, si tornerebbe a lavorare e a frequentare in presenza in tutti gli ordini e gradi scolastici. 

Fatemi capire, commentate i miei errori logici. 

domenica 20 dicembre 2020

Lo smart worker single dicembrino del 2020

 

Lo smart worker single dicembrino del 2020 ha assunto una postura a forma di sedia o anche poltrona o anche letto, con conseguenti piaghe da decubito nella peggiore delle ipotesi.

 Lo smart worker single dicembrino del 2020 si mette una giacca a vento ogni sabato e domenica e va a correre, anche se non lo ha mai fatto fino al 2019, perché è l'unico modo che ha di uscire senza la mascherina in faccia. Di correre non gliene frega niente, ma approfitta per incontrare al parco persone conosciute in internet, infagottate anche loro in improbabili tenute fosforescenti, allo scopo di comunicare al resto del mondo che sì, loro stanno facendo attività non motoria ma sportiva. Non si riconosceranno, anche se le foto che hanno messo risalgono a inizio 2020. Non si riconosceranno perché l'evoluzione ha portato i loro corpi a inflaccidirsi e ingobbirsi, la pelle intorno ai loro occhi a sgretolarsi in rughe di sforzo per distinguere i caratteri al pc e soprattutto il resto della loro casa oltre lo schermo, per non parlare del resto del mondo oltre la porta di casa, campo visivo che per disabitudine sarà ormai difficile mettere a fuoco. E' passato un anno e sono invecchiati a vuoto. Si sa, il tempo non guarda in faccia nessuno, figurarsi se si nasconde dietro una mascherina. 

Lo smart worker single dicembrino del 2020, se non ha molta famiglia, organizza famiglie improvvisate, con cui fa cene e pranzi sostitutive delle cene e pranzi con i congiunti. Fa una selezione di persone strettamente amiche, come strettamente amici possono essere 4 o 5 individui abitanti nello stesso comune selezionati tra quelli che hanno idee ed esigenze simili alle sue. Prima timoroso, si fida sempre di più di queste 4 o 5 persone, che poi diventano 5 o 6, e poi 6 o 7, e poi quelle che riesce a trovare, perché con il passare del tempo la paura della solitudine supera quella del contagio, perché con il passare del tempo la peggiore malattia diventa la solitudine, e anche il famigerato covid impallidisce, e si organizzano accampamenti in case a turno, così si elude il dpcm con soluzioni che li portano a congratularsi con sé stessi per la scaltrezza non unica nel suo genere, ma si sa, quando ci si congratula con sé stessi lo si fa in modo molto magnanimo, mica come quando ci si congratula con gli altri. Il meccanismo è lo stesso per gli altri smart worker single dicembrini del 2020, che a furia di fare indigestione di dpcm restrittivi allargano le maglie della loro tolleranza al nemico invisibile, e iniziano a sentirsi parte di una manica di eletti sovversivi e rivoluzionari, che sfidano il sistema con un egoismo programmato, che si sprogramma in una spirale di pranzi e cene esponenziali. Ognuno vede solo 4-5-6-7-8 persone che a loro volta vedono solo  4-5-6-7-8 persone a testa, ma vorrai mica che siano le stesse di tutti gli altri, perché gli smart worker single dicembrini sovversivi del 2020 sono persone libere, persone che sanno scegliere, e poi, diciamocela tutta, se non è successo niente per tutto il 2020 perché dovrebbe succedere proprio a dicembre del 2020.

Lo smart worker single dicembrino del 2020 installa "Io" e poi va a fare la spesa di persona, sia perché il Governo gli dice di non assermbrarsi e di spendere un sacco di soldi in presenza tutti a dicembre, sia perché non ne può più di Netflix aperizoom Raiplay pranzo/cena tra amici Primevideo aperigmeet Festivaldelcinemaonlinegiamaicano aperivicinidicasa pranzo/cena tra amici Programmazionedellatvinchiaro telefonatelungheatuttalarubrica. Quando va a fare la spesa si veste come se dovesse andare in discoteca. Esce e indossa la mascherina. Automaticamente, dal non vederci più a causa della perdita di 5-6 diottrie, si trova nella nebbia completa. Evita di prendere la macchina, tanto non la troverebbe. Al massimo potrebbe reperirla vestendosi da jogging per poter evitare la mascherina. Si inoltra nel supermercato, dove fa una coda di 2-3 ore, mentre chatta con qualche tinderiano da incontrare al parco facendo jogging. Percepisce intorno a sé un indefinito ammasso di palle biancastre che si muovono sfiorandolo. Lo sfioramento gli crea angoscia, perché ok i 4-5-6-7-8 amici dei pranzi/cene casalinghi, quelli sono amici, ma lo sconosciuto è pericoloso e dannoso, poi ogni 10 persone a una spunta il naso fuori, a due spunta tutta la faccia, e sotto si intravede una specie di straccio molle che servirebbe a non prendere multe definendolo mascherina. Ormai lo smart worker single dicembrino del 2020 ha paura dei nasi altrui. Delle bocche non parliamone. Ma tanto la polizia le multe non le fa più, e allora chi se ne frega, quasi quasi anche lo smart worker single dicembrino del 2020 abbassa un po' la mascherina, quel tanto dal permettere agli occhiali di spannarsi, al naso di respirare un po', e poi se le forze dell'ordine fanno finta di niente ci sarà un perché. 

Lo smart worker single dicembrino del 2020 alla fine organizza un capodanno abusivo con  i 4-5-6-7-8 amici dei pranzi/cene casalinghi, che a loro volta invitano i 4-5-6-7-8 amici dei pranzi/cene casalinghi, che a loro volta invitano i 4-5-6-7-8 amici dei pranzi/cene casalinghi. Ma, si sa, il capodanno è una festa inflazionata: si vuole a tutti i costi divertirsi ma non è mai divertente per davvero. Si sta tutti lì a mangiare cibi grassi comprati con il 10% di cashback e a fissare uno schermo con un conduttore qualsiasi che fa il count-down, e poi vuoi non baciare tutti quelli della festa. Capodanno è una sola volta nell'anno, facciamo questa eccezione, baciamoci e chi se ne frega, noi siamo sovversivi e ribelli, ma poi chi diavolo sono tutte queste persone, ma poi certo uno strisciante senso di deficienza sorge ma lo si lascia a strisciare sotto i piedi di tutte queste persone che si baciano a mezzanotte sentendosi fighe. 

Il giorno dopo lo smart worker single dicembrino del 2020, dopo che tutti i dormienti se ne saranno tornati alle loro dimore, mentre pulirà la casa con il disinfettante all'amuchina, penserà che il prossimo anno basta capodanno, è una festa inflazionata mai divertente. Ma questa non è più la vita dello smart worker single dicembrino del 2020, questa è la vita dello smart worker single gennaiolo del 2021, ed è tutta un'altra storia. 

mercoledì 9 dicembre 2020

Sulle scuole aperte o chiuse, il COVID e la catena di riforme del sistema scolastico

 Mentre faccio colazione mi leggo la rassegna stampa web sull'app del Corriere della sera, per intenderci una delle poche cose non a pagamento e non per questo priva di interesse. 
Leggo sempre volentieri quasi tutti gli articoli, in particolar modo quelli di Luca Angelini.  
Oggi, poi, il tema mi riguarda: la scuola!

Leggo con interesse. Già il titolo è suggestivo: "La "tristezza e frustrazione" di Miozzo (Cts) per le scuole ancora chiuse". 


Vi si parla dell'immenso danno arrecato agli studenti costretti in casa alla DAD, della loro perdita notevole, del disastro che si sta consumando nelle giovani generazioni. Si insiste ancora sul fatto che a scuola i contagi non siano rilevanti, nonostante le evidenze. Vi si dice che il rischio per gli studenti di ammalarsi è molto basso. Non vi si ricorda che da asintomatici si è contagiosi ugualmente, e manco lo si sa. 

Ho per questo predisposto una risposta da "addetta ai lavori":

Buongiorno, 
mi sento in dovere di scriverle a proposito del suo articolo sulla Rassegna Stampa del Corriere pubblicata oggi.

Davanti alla “tristezza e la frustrazione” di Miozzo per le scuole chiuse, vorrei porre il punto di vista della sottoscritta, docente di sostegno in un istituto professionale superiore di Torino.

E’ sicuramente vero che gli ammassamenti sui mezzi pubblici e gli assembramenti tra studenti non solo davanti alle scuole, ma in ogni luogo, possibilmente senza mascherina e tutti abbracciati, siano dannose. Ma non ritengo veritiero che una volta varcati i muri delle scuole cambi tutto. I ragazzi che conosco da una decina d’anni di insegnamento nelle scuole professionali sono fatti così, e sono spesso poco consapevoli delle conseguenze delle loro azioni, e in generale per niente propensi al ragionamento logico-deduttivo.

Non mi riferisco qui a tutti gli alunni, perché sicuramente ci sono delle eccezioni, ma all’andazzo generale, che è poi quello che interessa quando si vanno a fare statistiche sui contagi.

Quando sento parlare politici e esperti vari o leggo quello che scrivono sulla scuola, ho l’impressione che non abbiano mai messo piede nelle classi, se non in qualche scuola d’élite poco rappresentativa. Per tutto il periodo in presenza, i miei studenti stavano in classe perlopiù con la mascherina sotto il naso se non sotto il mento, si alzavano di continuo, si sedevano in due sulla stessa sedia, bevevano dalla stessa lattina e mangiavano dallo stesso panino, e per parlare con noi prof venivano a poca distanza dalle nostre facce e si abbassavano la mascherina eventualmente (per puro caso) alzata, perché “così li sentivamo meglio”. Il tutto essendo redarguiti e illuminati sulla necessità di un comportamento diverso all’incirca ogni dieci minuti, con evidente impossibilità, o quasi, di svolgere le lezioni.

L’immagine di classi con gli alunni seduti in silenzio a prendere appunti, ognuno nel suo banco, con la bocca a un metro dalle bocche di tutti gli altri, sono per i nostalgici e coloro che la scuola non la conoscono. Non ho mai insegnato in un Liceo e spero che la situazione sia un po’ diversa,  ma sentir di continuo dire che la scuola non è luogo di contagio mi pare superficiale e irreale.

Lo stesso Miozzo, tra l’altro, ha riferito che la Azzolina, già a fine ottobre, fosse a conoscenza, dai dati trasmessi dai Presidi, di 65.000 casi nelle scuole. Ecco un articolo in proposito: https://www.liberoquotidiano.it/news/politica/25451389/franco-bechis-lucia-azzolina-scuola-contagi-ecco-documento-dimostra-ministero-nascosto-verita-.html

Preciso – perché sembra dimenticato, in questo articolo - che nelle scuole non ci sono solo gli studenti teenager, che se contraggono il virus perlopiù manco se ne accorgono (e quindi continuano a circolare senza sospettare nulla), ma ci sono molti docenti/dipendenti con un’età media abbastanza alta, con famiglie da cui tornano quotidianamente, a loro volta spesso con figli che frequentano le scuole.

Aggiungo che mi rendo sicuramente conto del danno che viene apportato agli studenti, ma non sono d’accordo sul bilancio tra benefici e svantaggi che viene espresso in termini generali nell’articolo. Sicuramente ci sono un sacco di alunni che vanno a scuola per imparare, si impegnano e per cui non andare a scuola in presenza può essere un danno. Questi stessi studenti, in ogni caso, si daranno da fare anche in DDI, imparando a gestire l’apprendimento in modo diverso, che non fa mai male. Lavorando nei professionali rilevo che, grazie all’innalzamento dell’obbligo scolastico a 16 anni, e anche alla cattiva comprensione della possibilità di andare comunque a lavorare a 14 anni con specifichi percorsi alternativi alla scuola, le classi sono piene di persone che vanno a scuola solo perché obbligate, in attesa di compiere i famigerati 16 anni, intente solo a disturbare e a arrecare il massimo intralcio allo svolgimento delle lezioni. Del resto, in una serie di lungimiranti riforme scolastiche, anche le ore di laboratorio sono stata ridotte se non quasi del tutto eliminate, aumentando il disinteresse di ragazzi più work-oriented. Questi individui, che di solito abbandonano il percorso scolastico verso i 16 anni o rimangono nelle scuole per interessi del tutto alieni dall’apprendimento (tipo il fatto che abbiano un ampio mercato di smercio di droghe leggere a portata di mano), non solo non traggono giovamento alcuno dall’essere a scuola, ma in questo periodo di pandemia sono veramente dannosi e, non sentendosi sottomessi a nessuna regola, favoriscono la diffusione del virus. I processi che portano all’espulsione di simili elementi sono lunghissimi e farraginosi, vista anche l’aziendalizzazione della scuola e la trasformazione degli studenti in clienti e di docenti/dirigenti in tappetini al servizio delle famiglie, che possono cambiare “prodotto-scuola” se quello attualmente in uso non soddisfa le esigenze dei loro figli-clienti, facendo perdere redditività all’Istituto-azienda. Inoltre, se davvero si riuscissero ad espellere tutti gli individui di questo tipo, si dimezzerebbe la popolazione scolastica di queste scuole.  

In questo contesto degenerativo, iniziato fin dalla riforma Berlinguer vent’anni fa, mi pare che una pandemia e un po’ di DDI non siano che la ciliegina sulla torta del disservizio nei confronti degli studenti, mentre ostinarsi ad aprire a gennaio questo tipo di scuole sia un efficacissimo strumento per dare una notevole spinta alla terza ondata pandemica. Tenere le finestre spalancate e stare nella corrente a settembre-ottobre è ben diverso da farlo a gennaio, con l’inizio dell’influenza stagionale oltre al covid.

Considerare i docenti carne da macello pur di fare bella figura a livello politico è tipico dell’andazzo italico-scolastico di un periodo ben più lungo rispetto al 2020-21.

martedì 8 dicembre 2020

Tenersi i dubbi (esistenziali)

L'altro giorno stavo guardando un dei tanti Iron man e c'era un'attrice che mi faceva pensare a un'altra.
Ho rimuginato e mi è venuto in mente dove l'avessi vista: nel film "Breakfast club".

Ho preso e sono andata subito, durante il film, perché non riesco a resistere all'attrazione di avere tutto il sapere in uno smartphone,  a cercare chi fossero le due attrici.

Una si chiama Mercedes Hall e l'altra Rebecca Hall. 

Orgogliosissima di averci beccato, confidente nell'identicità cognominale, ho iniziato, perdendomi tutto il resto del film, a cercare che parentela potessero avere. 

Mercedes è del '48 ed è del Massachussets, invece Rebecca è dell''82 ed è nata a Londra, da Peter Hall, un regista.  Che Merceces sia la sorella di Peter? Vado a cercare Peter. E anche Peter è nato a Londra, nel '32. E niente, sto Peter mai è andato in Massachussets a vivere, anzi sembra non essersi mosso dall'Inghilterra. Che la sua famiglia sia emigrata in Massachussets con i figli più piccoli mentre lui se ne stava a Londra? Del resto tra lui e l'eventuale sorella Mercedes ci sono 16 anni di differenza. 
Bisognerebbe sapere l'elenco di tutti i fratelli e sorelle di Mercedes e Peter, o avere perlomeno l'albero genealogico della famiglia. 

Ma...sorpresa... su internet non c'è tutto il sapere, e non puoi scoprire se le due Hall, oltre a somigliarsi, sono anche parenti, o se sia davvero un puro caso che abbiano lo stesso cognome e la stessa faccia. 

E soprattutto, chissà come finisce "Iron man 3".

giovedì 3 dicembre 2020

Lo spazio costa

Lo spazio costa. 

Pensate ai mq: se compro una casa grande la pago di più di una piccola. 
E fin qui tutti d'accordo.

Il punto è che i mq costano anche quando uno ormai li ha comprati, e non solo in termini di spese di amministrazione. 

E' un po' come avere il pc zeppo di file: se vuoi tenerli in salvo, senza rischio di perdita improvvisa di tutti i dati, devi pagare l'affitto di qualche cloud. Una volta erano gratis, quel tanto da creare dipendenza; adesso, ovviamente, con il bisogno diventato inevitabile, iniziano ad essere a pagamento. 

Quindi è inutile dire "Oh che bello, non è più come una volta che pagavi per stampare le foto. In realtà una volta facevi ventisette foto in una vacanza, adesso ne fai 5783657 e vuoi tenerle tutte. Sarà poi così diverso, a parte il fatto che ci hanno abituati a occupare molto più spazio e che ci rincretiniamo a fotografare ogni piatto che mangiamo in vacanza, senza nessuna attenzione per inquadrature e selezione? Senza contare la condivisione selvaggia delle stesse foto su social vari, che, nel più roseo degli scenari, ci porterà via un sacco di tempo e privacy.

Poi, quando uno ha a disposizione tanto spazio, che ha pagato, gli costa anche in termini psicologici, oltre che materiali. 

Se  hai una casa di tanti mq, sei così sicuro che la casa rimanga al tuo servizio, e che non sia proprio tu a metterti al servizio della casa stessa, passando il tempo a pulirla e a riempirla di cose di cui prima non sentivi nessun bisogno, ma che, a furia di insistere, diventano per te indispensabili? 

Se hai un armadio piccolo, lo riempi. Quando lo hai riempito tutto ti fermi.
Se hai un armadio grosso, lo riempi lo stesso. E ti fermi solo quando lo hai riempito tutto.
Se l'armadio è cubitale, arriverai lo stesso a riempirlo tutto.
Ma se qualcuno ti chiederà di tornare all'armadio piccolo, saranno problemi.
Se all'improvviso ti si metterà una tassa sullo spazio, la pagherai per forza. 

Lo spazio costa: soldi, fatica, tempo. 

Meglio non esagerare nel desiderarne il possesso e l'occupazione.