LE COSE CHE SCRIVO IN QUESTO BLOG SONO FRUTTO DELLA MIA FANTASIA (BACATA).
QUALSIASI RIFERIMENTO A PERSONE O FATTI REALMENTE ESISTENTI E' CAUSALE.

martedì 27 giugno 2023

Cambio secolo, cambio visuale

 

Negli anni '70 del 1900 le affissioni pubblicitarie erano tutte in alto. Certo, lo sguardo di alcuni "pareva scorrere sulle sabbie del deserto", ma la maggior parte delle persone procedeva guardando in su e lontano. I pubblicitari lo sapevano, e quindi munivano le città di cartelloni grandi, leggibili da da metri di distanza.
 
Adesso, negli anni '20 del 2000, le affissioni sono per terra. E nemmeno su un "per terra" da gente che focalizza dove sta andando. Perfino in mountain bike, appena impari, ti dicono: "guarda sempre 5 metri avanti, che se guardi poco oltre le ruote ti schianti". Se uno guarda la pubblicità nell'immagine qui sopra da 5 metri non legge nulla. I pubblicitari lo sanno, che la visuale delle persone si è rimpicciolita fino a un campo d'azione che anche un maestro di MTB considererebbe 
propedeutico allo schianto. 
E così, le affissioni le sprayano per terra, in piccolo, per quelli che, ingobbiti dalla piccolezza dei loro orizzonti, guardano poco oltre i loro piedi, notando una macchia di colore oltre lo schermo del cellulare

mercoledì 14 giugno 2023

Essere pro

L'altro giorno è successa una cosa che mi ha fatto pensare: "Sono diventata una ciclista da città pro".

Poi ho capito che era una cazzata. 
Non si è mai ciclisti da città pro. 

Dato che non state più nella pelle, ve la racconto. Pedalavo su questa pista ciclabile, di notte, protetta dalla fila di automobili parcheggiate da cui difficilmente sarebbero scese persone all'improvviso, vista l'ora. In strada una Opel grigia procedeva più o meno alla mia velocità, a volte un po' più avanti, a volte un po' più indietro. C'erano anche altre macchine in strada, ma quella ha attirato tutta la mia attenzione. Avevo un brutto presentimento. Dopo due km, in un punto in cui non c'era il filare di auto parcheggiate, ha messo la freccia a sinistra. Io ero a destra, ma l'ho controllata scrupolosamente, non so nemmeno perché. Non avevo visto bene chi ci fosse dentro, ma erano due individui. Di colpo, l'auto ha allargato a destra e mi è venuta addosso. Sono saltata sul marciapiede solo perché era da circa dieci minuti che  osservavo le mosse di quello che si è rivelato essere un uomo anziano con la consorte seduta vicina. Ho fatto qualche gesto nella loro direzione, hanno continuato a non vedermi. Tremante, mi sono allontanata con un mix di adrenalina e senso di essere, appunto, una pro dall'intuito fenomenale. 
Certo, dopo anni che giro in bici in mezzo al traffico, il mio corpo e la mia mente hanno imparato a reagire a stimoli apparentemente insignificanti in modo istintivo, ma, appunto, sono serviti anni e anni, ed è stato necessario anche buttarmi nel traffico quando non avevo questa esperienza, correndo rischi maggiori rispetto a oggi. 

Senza correre il rischio, si rimane al punto di partenza, paralizzati dalla paura. 
Al tempo stesso, con l'esperienza, gli anni e tutta l'acqua che per forza deve passare sotto i ponti, non si è mai davvero al riparo dai rischi, non si è mai davvero pro. 
C'è sempre qualcosa che sfugge al nostro controllo, nonostante si possano avere ottimi istinto e reattività. 
Essere decentemente in grado di pedalare nel traffico cittadino è un mix di autotutela massima e accoglimento del rischio ineliminabile: sapere che la vita è appesa ad un filo, accettare questa condizione umana e fare tutto lo stesso con un ossimorico cocktail di coscienza e incoscienza.