LE COSE CHE SCRIVO IN QUESTO BLOG SONO FRUTTO DELLA MIA FANTASIA (BACATA).
QUALSIASI RIFERIMENTO A PERSONE O FATTI REALMENTE ESISTENTI E' CAUSALE.

domenica 17 novembre 2019

Di chi è la città?

A Torino c'è una "sindaca" che ha fatto varie cose su cui si è variamente discusso.
Tra queste, alcune piste ciclabili.
Tra queste, quella di via Nizza.

Ci è voluto un sacco di tempo.
Hanno fatto un sacco di cantieri.
Il traffico è stato rallentato per tutta l'estate e continua ad esserlo.

Insomma, sembra che si stiano facendo lavori per una pista di atterraggio di razzi provenienti dalla luna, ma, a parte la lentezza e l'ingombro, la pista ciclabile sta prendendo forma.

Prima cosa, i parcheggi per le automobili non sono stati eliminati ma traslati tra la strada e la pista.
Per chi scende dalle macchine, si è creata una striscia di camminamento con tanto di omino dipinto sopra, in modo che gli automobilisti possano non essere investiti dai ciclisti, e i ciclisti possano non essere investiti dalle portiere improvvisamente spalancate dagli automobilisti.
Gli stop delle vie che si immettono in via Nizza sono PRIMA della pista ciclabile.
In questo modo, lentezza o meno dei lavori, competenza o meno della giunta comunale, direi che come persona che passa un bel po' della sua vita in bici in città, mi sono sentita tutelata e rassicurata.

Già dai primi giorni di apertura ho sentito commenti di questo tipo:

  • "Eh, un sacco di persone arrivano in ospedale ferite per via della pista ciclabile" > Domanda sorta nella mia mente: "Perché, la pista ciclabile fa male? Taglia? Quando non c'era era meglio?"
  • "Eh, la città è fatta per le macchine, i ciclisti dovrebbero sparire, invece di sottrarre spazio alle macchine, che in via Nizza le automobili potevano andare su due corsie" > Domanda sorta nella mia mente: "Chi ha deciso che la città è delle macchine? Credevo fosse di tutti i cittadini"
Piena di tutela e rassicurazione, mi sono messa a percorrere più volte al giorno la suddetta pista. 

Dopo un po' di frequentazione, però, ho capito che le suddette frasi sono vere per la maggior parte dei cittadini. 
Prima cosa, se vai sulla pista ciclabile rischi la vita più che senza: 
le macchine che arrivano dalle strade laterali fanno lo stop SULLA pista ciclabile; 
i pedoni attraversano la pista di nuca senza fermarsi e senza controllare se arriva qualcuno; 
gli automobilisti, probabilmente ciechi (e a questo punto non capisco perché abbiano la patente), prendono per un parcheggio quella striscia rossa con tante biciclette dipinte sopra;
i camion credono siano aree di carico-scarico nonché parcheggi;
i pedoni si trovano meglio a camminare sul rosso invece che sui soliti noiosi e grigi marciapiedi. 
E' ovvio che a queste condizioni chi si trova sulla pista ciclabile abbia ottime chances di finire presto all'ospedale. 
Poi, che la città sia ritenuta fatta per le macchine e non per i cittadini è evidente. 
Il fatto non evidente è che nemmeno le macchine sono fatte per i cittadini, perlomeno visto l'uso che se ne fa e il tipo di combustibile che si usa.
 
In sintesi, forse non è la città che non riesce ad essere fatta per i cittadini. 
Sono i cittadini a non essere fatti per la città. 
E, in senso lato, essendo i cittadini uomini e la città una parte del mondo, direi che nemmeno gli uomini siano fatti per il mondo.

Ma è questione di tempo.

Il mondo se ne accorgerà presto, se già non se n'è accorto, e provvederà a sistemare l'anomalia.