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lunedì 7 febbraio 2022

Diventare Calvino - e non saperlo

Una è lì che studia quintali di cose economiche e le piace talmente che farebbe di tutto pur di pensare ad altro, perfino scrutare ogni singolo oggetto presente fuori dalla finestra, tipo una girandola. E da quell'istante, inizia a pensare a cose belle, lontane - ma nemmeno troppo - dai grafici, dalle leggi economiche, dalle questioni cavillose, tipo la letteratura, e,  per non tornare a studiare e pensare alle suddette questioni, fa la cosa che più le piace: scrive un post. Un piccolo, inosservato post, in cui fa un omaggio al suo scrittore preferito, Italo Calvino. Passa il tempo che era da destinarsi alle questioni economiche a sfogliare "Lezioni americane", nel capitolo sulla leggerezza, ma non trova una frase che riassuma tutto in breve, e alla fine la inventa. 

Passano quindici anni e un mese. 

Una è di nuovo lì che studia quintali di cose economiche e le piace talmente che farebbe di tutto pur di pensare ad altro, quando ecco che un certo Giuseppe Regalzi, già palesatosi in realtà d'estate, ma senza colpo ferire, le invia questo articolo
Pazzesco.
Una è diventato Calvino in tutti questi lunghi anni e manco lo sapeva.
Poi, al Festival di Sanremo, perfino la Ferilli la cita (più o meno). 
E così, un certo Luigi Bruschi la intervista e scrive questo

E va beh, alla fine una si dice che avrebbe potuto andarle molto ma molto peggio.
Altro conto è cosa penserebbe Calvino di essere scambiato per lei: di questo non si può chiedere scusa a lui ma solo alla figlia, a cui si concede anche la licenza poetica del da senza accento come indennizzo. 

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