LE COSE CHE SCRIVO IN QUESTO BLOG SONO FRUTTO DELLA MIA FANTASIA (BACATA).
QUALSIASI RIFERIMENTO A PERSONE O FATTI REALMENTE ESISTENTI E' CAUSALE.
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venerdì 1 novembre 2013

Istruzioni per non farsi fare fessi in fase di prenotazione di un hotel

In occasione del ponte dei Santi, vi propongo questo utile vademecum di facile lettura e interpretazione, finalizzato al farsi furbi prenotando un hotel, pagandolo il minor prezzo possibile. Anche gli albergatori possono trarre utili.
Spero che amiate la matematica almeno quanto me.

 

 Quando uno deve prenotare un hotel, è divertente perchè ha una serie di opportunità che una volta si sognava.
Una volta si cercava l'hotel sulle pagine gialle, si chiamava quel numero di telefono pagando la telefonata a scatti, si veniva informati sul prezzo e, una volta là, si pagava. Non c'era nessuna foto delle stanze, e non si aveva la più pallida idea di cosa si sarebbe trovato, a meno di non avere o essere testimoni pregressi dei luoghi.

Ora, se si vuole prenotare un hotel, lo si trova generalmente:
  • sulle pagine gialle o sul sito dell'hotel
  • su siti tipo Tripadvisor, Venere, Booking,...
  • se si ha il tablet o lo smartphone, si accede alle relative app
Tutti questi siti generalmente hanno prezzi diversi, ma ci ha pensato Tripadvisor a metterli tutti a confronto e a tarpare le strategie (miopi o meno) degli albergatori.
Ormai basta un click per sapere chi propone la stanza a un miglior prezzo.
Poi, se i gestori vogliono fare proprio i furbi, potrebbero applicare prezzi diversi a chi telefona (e magari è così antidiluviano da ignorare tutta la selva di possibilità sulla rete) e a chi naviga. A questo punto, basta una telefonata di controllo per capire in che modo sia meglio prenotare.
Va ricordato inoltre che, come pochi di voi non sapranno, nessuno regala niente. Per essere presenti sui siti su citati, si paga. Il prezzo è una succulenta percentuale su ogni prenotazione effettuata on line. Quale migliore occasione per tirare sul prezzo, informando chi ci vorrebbe fare fessi del fatto che non può perché noi conosciamo i meccanismi occulti e siamo gentilmente disposti a evitare loro il pagamento delle commissioni se si dimostreranno accomodanti riducendo il prezzo rispetto a quello on line? Se siamo proprio magnanimi, possiamo anche accontentarci di fare una pia opera di bene, e pagare lo stesso prezzo senza passare dal sito.

ESEMPI DI GESTIONE DA PARTE DELL'ALBERGATORE, DETTO A, IN COMUNICAZIONE CON IL POTENZIALE CLIENTE, DETTO C:

(Osservazione preliminare: tutti i valori indicati in forma di lettera sono appartenenti all'insieme dei numeri reali positivi) 

PRIMA E FORSE UNICA TELEFONATA: 

A: Pronto, hotel Tal dei tali.
B: (che ha già visto che la stanza da tot persone costa x € per quelle date su uno dei siti suddetti, il più economico): Buongiorno, sarei interessato a sapere se c'è una stanza da tot persone con check-in il giorno Caio e check-out il giorno Tizio (ndr: attenzione alla terminologia, usarla appropriata intimidisce l'interlocutore, perchè, se lungimirante, potrebbe intravedere che sta parlando con qualcuno che qualcosa di hotel sa), e quali sono le tariffe.
A: La stanza è disponibile. E' così e cosà.
C: Potrebbe andare bene. Quale sarebbe la tariffa?

Caso 1:
A: La tariffa è (x-y).
C: perfetto, prenoto ora. 
...e si è spuntata una stanza a minor prezzo rispetto al sito. La cosa potrebbe accadere perchè alcuno albergatori, i più "onesti", sui siti aggiungono semplicemente la commissione al prezzo che applicano normalmente, per andare a perdita zero. Generalmente questa si aggira intorno al 10%, quindi si riesce a risparmiare una cifra simile, che schifo non fa. L'albergatore va in pari, perchè è come se il cliente avesse prenotato on line e lui avesse pagato la commissione.

Caso 2
A: la tariffa è (x+y).
C: la ringrazio. Aaaaarrivederci. (segue prenotazione sul sito al prezzo x).
...si spunta il prezzo minore, l'albergatore, che ci ha provato, ci rimette non solo y (rispetto alle sue speranze), ma anche la commissione (ipotizzata del 10%) su x. Infatti guadagnerà soltanto 0.9*x, cioè il 90% del prezzo che avrebbe spuntato dichiarando al telefono un prezzo identico a quello del sito.

Caso 3:
A: la tariffa è x.
 sottocaso a:
C (magnanimo): perfetto, prenoto ora
 ...e si paga come sul sito, facendo la felicità dell'albergatore, che si tiene il 10% che avrebbe invece dovuto all'intermediario.
 sottocaso b:
C (furbone): senta, io so che lei paga il 10% di commissione sul prezzo del sito. Che ne dice se io pago direttamente sul posto senza passare dal sito e lei mi fa uno sconticino?
sottosottocaso i:
A (fesso): ma manco per sogno, La cifra è quella e basta!
C: va bene, la ringrazio per l'informazione (segue prenotazione sul sito al prezzo x).
...si paga come sul sito,  l'albergatore incassa 0,9*x, e ci rimette il 10%. L'orgoglio ha il suo prezzo.
sottosottocaso ii:
A (furbo): va bene, le faccio lo sconto di z, con 0,0001*xC: va bene. Prenoto.
...si paga un po' meno che sul sito, con il "po'" variabile a seconda della posizione di x nell'intervallo tra 0,0001*x e 0,1*x. Ovviamente, più lo sconto è vicino a 0,0001*x, più l'albergatore è felice. Rimane il fatto che per il cliente, a provarci, la situazione non può che migliorare. Se invece l'albergatore fosse fesso, rientra comunque nel sottosottocaso ii, che schifo non fa.

Ora vi riferisco, per onor di completezza, un raro ma non quanto sembrerebbe caso di demenza completa da parte dell'albergatore. Non sviscero più tutte le possibilità, in quanto io mi divetirei molto, ma il lettore potrebbe avere un cedimento psico-fisico, se ciò non fosse già avvenuto durante la lettura delle scorse righe, cosa che sarebbe tra l'altro un'ulteriore cartina tornasole per i risultati delle ultime indagini Ocse-Pisa.

SECONDA TELEFONATA (caso particolare di prosecuzione del Caso 3, sottocaso b, sottosottocaso 11, ovvero il probabile errore strategico dell'albergatore che fu due volte furbo):

A: Pronto, hotel Tal dei tali.
C: Buongiorno, sono il sig. Pinco Pallo. Ho chiamato ieri per quella stanza.
A: Ahh, mi spiace, quella stanza è stata presa. Però ci rimane una stanza più bella e grande a un prezzo superiore q.
C (preso alla sprovvista, non munito di connessione al momento): ah, ok, mi pare un po' caro. E' l'ultimo prezzo?
A: Certo, siamo mica qui per svendere le stanze, è già un prezzo stracciato (pensiero che traspare: lei è un gran barbone)!
C: vabbeh, allora prenoto quella stanza.

Il potenziale cliente, dotato di tempo libero e comunque di una qualità che si potrebbe definire cocciutaggine o curiosità intelletuale, a seconda che si sia pessimisti o ottimisti, va su internet e nota che la stanza bella e grande non c'è più per quel giorno, e nemmeno quella piccola che gli interessava. Curiosità intellettuale o cocciutaggine acute lo portano a fare la prova su un altro periodo, in cui emerge che il prezzo sul sito della stanza più bella è in realtà (q-z). Brivido orrore raccapriccio, il nostro eroe si accorge di essere stato raggirato.
Potrebbe lasciar perdere, ma se la qualità su citata coincide anche con una decorosa quantità di tempo libero, rimuginerà un po', quindi effettuerà la famigerata...

...TERZA TELEFONATA, ovvero il crollo finale dell'albergatore che fu e non sarà più due volte furbo):

A: Pronto, hotel Tal dei Tali.
C: Buongiorno, sono sempre il signor Pinco Pallo. Ho chiamato poco fa per prenotare la stanza bella.
A: Ah, buongiorno signor Pallo. Ormai mi suona così famigliare che lo chiamerò Pinco e le darò del tu.
C: No, forse è meglio se aspetta a effettuare passaggi rischiosi. Manterrei un professionale Lei.
A [compiaciuto, perchè ha fatto il furbo e pensa di guadagnare q invece che un orrido 0,9*(q-z)] : Mi dica tutto.
C: Sa, ho notato che la camera che mi ha prenotato al prezzo q, in realtà sul sito costa (q-z). Mi stupisce che, nonostante Lei sapesse che io sono al corrente dei meccanismo sottostante l'uso dei siti, e nonostante altresì la mia immensa magnanimità, Lei mi abbia proposto questo prezzo. Vorrei sperare che ci sia stato un errore e Lei possa rimediare proponendomi perlomeno lo stesso prezzo del sito, cosa che, tra l'altro, Le permetterebbe di guadagnare tutta la commissione.
A: No, il prezzo è quello e basta!
C: Va bene, allora mi vedrà costretto a ritirare la prenotazione, aspettare che la camera torni disponibile su internet e acquistarla lì.
A: E va bene, faccia così.
...dopo 5 minuti, il cliente comprerà i pernottamenti sul sito, spendendo (q-z).
L'albergatore ci rimetterà non solo z rispetto all'ingordo prezzo proposto, ma anche 0,1*(q-z), ossia la commissione.
E' proprio vero che chi troppo vuole ancor di meno del poco stringe.

NB: Si consiglia, in quest'ultimo caso, di prenotare la camera con un nome diverso dal vostro, onde evitare di trovare brutte sorprese nella stanza, e non palesarsi con il proprio nome durante il soggiorno per nessuna ragione al mondo.

lunedì 20 luglio 2009

Post polemico sugli italiani in Francia, per riequilibrare i post polemici sui francesi in Francia

Oggi é il mio penultimo giorno in hotel: non sarete piu' costretti a leggere i miei Spighotelpost.

Devo pero' assolutamente intervenire parlando della mia diretta esperienza in merito all'italiano tipico che entra in hotel.
Tutte le persone di quasi tutte le nazionalità fanno almeno tenui tentativi di esprimersi in francese, se non altro per dire un disarticolato "bonjour". Tocca a me rispondere loro che possono tranquillamente parlarmi anche in inglese o italiano, sperando, nel primo caso, che li capisca.

Gl italiani no.
Gli italiani arrivano e ti dicono: "Buongiorno, vorremmo una stanza doppia per 3 notti con tv, doccia, frigobar, con la colazione e, già che c'é, puo' anche darci una cartina e dirci dove possiamo andare in spiaggia e a cenare per modica cifra?".
Il mio caso é una sottospecie, in quanto la maggioranza delle altre receptionniste di Cannes sono francesi. Per esempio, quelle di questo hotel, non spiacciano una parola d'italiano.
Comunque, facendo riferimento al mio caso, rispondo loro in corrente italiano.
Loro, per nulla stupiti, finiscono di parlare, pagano e si installano in stanza.
Nella loro mente non transita il minimo dubbio sul fatto che non sia poi cosi' normale che qui qualcuno risponda loro in corrente italiano.

Sabato scorso, poi, ho vissuto un momento di pura estasi, in cui sono stata fiera di essere italiana.
Mi installo in reception dopo 2 giorni e mezzo di riposo: dopo poco tempo, scendono dalle scale alle mie spalle due esseri viventi, probabilmente accoppiati.
Lui si presenta come il tizio qui sotto, ma con una maglietta trasparente e un pentalone aderente in pelle, che il 18 luglio a 30 gradi non guasta mai.

Lei é una biondona sullo stile di questa ragazza, ma con gli occhi spenti e l'espressione di una triglia bollita, inguainata in un completo di jeans che se bevesse una sorsata d'acqua si strapperebbe lungo il percorso del liquido lungo l'intestino.


I due bofonchiano un suono incomprensibile.
Una specie di "ciao", ma, essendo in Francia, ho ritenuto di essermi sbagliata.
Ho comunque bofonchiato un "bonjour", tanto per utilizzare la PNL.

La biondona, che poco prima sicuramente si era indirizzata all'altra receptionniste direttamente in italiano, ricavandone una totale incomprensione, tra gli schizzi di saliva del suo chewing gum, dice al sul bello (si fa per dire): sta genia, manco é capace di salutare.

Io le rispondo, da lontano: Io in italiano so salutare, ma non mi aspettavo foste italiani.
Penso anche: siete voi che in Francia pretendete che la gente vi capisca e saluti in italiano.
Lo penso solo, perché sono già troppo occupata ad arrossire per la vergogna di essere italiana.

Dopo dieci minuti tornano, e mi biascicano due ciao scoloriti, a cui rispondo "Buongiorno", pensando che, tra l'altro, un "buongiorno" sia piu' comprensibile ed educato di un "ciao", sputato a denti stretti su un chewing gum.

giovedì 16 luglio 2009

DNA "bunumas"


In questi giorni ho gravi difficoltà a digerire l'ultimo smacco dello stipendio ridotto di 300 euro mensili rispetto alle mie aspettative (e a quanto pattuito).

Avevo quasi deciso di fregare sui prezzi, per recuperare i miei 300 euro mensili.
Mi sono detta: se con le mie innate (?) capacità commerciali riesco a spuntare prezzi ancora piu' alti rispetto a quelli fissati dai già avidi proprietari, e se i clienti pagano in contanti, potrei trattenere la differenza a mo' di provvigione.

Ieri sono arrivati 4 tizi e li ho piazzati in una stanza da 95 euro. Poi, colta da irrefrenabile attacco di commercialità, ho detto loro che il prezzo sarebbe stato 100. Mi hanno buttato addosso 4 banconote da 20, e sono saliti in stanza, senza chiedere la fattura.

Io, come una perfetta caprona, ho preparato la fattura da archiviare, compilandola ben bene con i 100 euro, e l'ho pure detto alla capa.

Poi mi sono ricordata della mia idea.

Dopo un'ora.

(ndr: "bunumas", in piemontese, significa poveraccio, poco scaltro, onesto in modo imbarazzante, insomma, me)

lunedì 13 luglio 2009

Quando uno decide di fare l'insegnante


E' bello quando uno decide di fare l'insegnante, perché ha tantissimo tempo libero.

Da quando ho deciso di fare l'insegnante, ho passato due anni a studiare notte e giorno.
Va beh, questo é il prezzo da pagare per avere tantissimo tempo libero dopo, mi sono detta.
Quando avro' finito la SIS mi faro' un viaggio, ma un viaggio, ...!!!...di tre mesi!

Questa é l'estate dopo la fine della SIS, che é coincisa, guarda caso, con la fine dei soldi.

La fine dei soldi ha provocato l'inizio di questo splendido lavoro in hotel, che mi ha assicurato due mesi bloccata a lavorare.
Correndo 2/3 volte a settimana a Ventimiglia per inviare raccomandate a USP e scuole varie, per correggere errori miei e loro (i moduli sono molto semplici da compilare).

Pero' in Francia pagano tantissimo.
Lo SMIC, il Salario Minimo Interprofessionale di Crescita, in Francia, é di 1.321,02 € lordi, cioé 1.037,53 netti. Questi soldi li prendono i lavapiatti eccetera.
Perché andare a lavorare in Italia per tozzi di pane in co.co.co. quando una receptionniste in Francia prende almeno almeno 1.300 € netti?
In effetti, al colloquio si erano stabiliti 1.300 € netti.
Il mio stipendio attuale é lo SMIC: 1.037,53 € netti.
Come un eccetera.
Come un lavapiatti.
Del resto, anche ai lavapiatti é richiesto conoscere tre lingue, saper operare in Excel, vendere camere obrobriose a prezzi vergognosi, and so on.

Gli stronzi, in Francia, sono stronzi come gli stronzi in Italia.
Solo che in Italia gli stronzi hanno piu' spazio di manovra, e, se sono datori di lavoro, possono assumerti in nero.
Anche non pagarti o quasi.
Qui no.
Per fortuna.
Qui gli stronzi sono stronzi fin dove la loro stronzaggine cozza contro la legge.

Se l'avessi saputo, sarei andata a lavare i piatti, almeno avrei avuto tempo per pensare alle mie nuvolette personali.

Per fortuna, mi consolo con l'idea che ad agosto andro' tre settimane (non sono mesi, ma pazienza) in Scandinavia.

Poi, lancio un occhio al sito del M.I.U.R., e scopro che dovro' passare dal 6 agosto a chissà quando attaccata al pc, pronta a fare ricorso se qualcuno avrà commesso qualche errore nell'inserirmi in graduatoria.
Probabilità che qualcuno commetta qualche errore: 99%.

E dopo Ferragosto?
Dopo Ferragosto ci saranno le assegnazioni.
Si andrà in quattro città diverse, due volte per città, una per la propria materia, una per l'ambito posto di sostegno ai portatori di handicap. Si parteciperà a delle specie di aste, governate da leggi iscritte in una normativa dello spessore del bicipite di Van Damme, in cui si spererà di procacciarsi una cattedra.

Ovviamente, si dovrà presenziare anche sul lettino di morte, che accquisterei in tal caso munito di rotelle e motorino. In caso di assenza, infatti, non si lavorerà.
Per quanto riguarda il lettino, ne ho già ordinato uno ai tempi della SIS, quando ho sostenuto sei o sqette della cinquantina di esami con 40 di febbre.
Infatti, quando uno decide di fare l'insegnante:
  • prima che entri di ruolo, puo' anche essere in fin di vita, ma deve sempre essere operativo;
  • quando, a 89 anni, entra di ruolo, puo' anche morire seduto alla cattedra, nessuno se ne accorge e lo stipendio (di 1.000 €) continuerà ad arrivare sul suo conto in banca fin quando qualche collega si accorgerà dell'odore di decomposto che emanerà il suo corpo e della sua scarsa vitalità.

Per le mie vacanze da neo-dott-prof, vorrà dire che, se non mi assegneranno né una cattedra, né un piacevole portatore di handicap, la vacanza me la faro' a settembre.

venerdì 10 luglio 2009

Misteri alberghieri

In questo hotel si sta stretti.
Sono seduta in un loculo vero: le ginocchia sono conficcate nel cassetto della cassa (ogni volta che la apro mi viene un ematoma nuovo); i gomiti devo tenerli a filo del corpo, altrimenti sbatto contro la parete o contro la scala; se muovo la testa, mi incastro i capelli nella stampante, non funzionante perché priva dell'altrimenti costoso inchiostro.

In questo hotel ci si fa pungere.
Sotto il tavolino c'é una colonia estiva di insetti urticanti, che banchettano con i miei gambe, caviglie e piedi. I pantaloni e i piedi calzati e scarpificati dei guardiani notturni non danno loro troppa soddisfazione.

In questo hotel si fa la sauna turca.
C'é un'umidità del 79%, e si hanno puntati addosso quattro faretti a 27645 watt.
Ormai di notte continuo a sudare.
Tra poco andro' in ferie in Scandinavia. Sudero' ancora.

In questo hotel bevo per dimenticare.
Acqua.

Mi porto sempre dietro una bottiglia di plastica.

Da un po' di giorni, pero', ogni pomeriggio, quando arrivavo, la trovavo stappata dietro la reception.

PERCHE'?

Alla vostra creatività l'ardua risposta.
(poi magari ve lo dico)

domenica 5 luglio 2009

Lezioni di educazione civica

Ieri é successa una cosa strana.

Insomma, strana non troppo, ma sono cose a cui io, cunese nel DNA, non sono mica abituata.


Sono entrati in hotel due ragazzi intorno ai 17-20 anni, e mi hanno chiesto una camera per 3-4 persone.
Ho detto che ce n'era solo una per tre, e che costava 95 €.
Loro mi hanno detto che la camera per tre sarebbe stata perfetta.

Sono usciti e hanno chiamato due compari.
Mi hanno detto con aria sorniona: "Tranquilla, siamo quattro, ma lui é un nostro amico di Cannes, dorme a casa sua".
"Certo, certo", ho risposto, "intanto pagate quattro tasse di soggiorno e tenete presente che c'é una poltrona: spendete, con le tasse, 24.55 € a testa, cosa che mi sembra possa andare".
E loro mi guardavano, e dicevano va beh, e io a spiegare che non sono l'unica che lavora qui dentro, e che per 0.80 centesimi di tasse é meglio far presente che si é quattro.

Educazione civica per tipi delle superiori, sono proprio irrimediabilmente deformata.

Loro hanno pagato, facendo un caos tremendo, quindi sono entrati tutti in stanza.

Io mi sono messa a sistemare le innumerevoli carte e scartoffie e i soldi.

Dopo dieci minuti, uno dei quattro é sceso e mi ha chiesto se potevo dare loro del sapone, perché non ce n'era. Non capita di rado che manchi il sapone nelle stanze. Di solito rispondo che non ho accesso all'area dove ci sono le saponette, ma stavolta ho deciso di sbattermi e, pur non avendo accesso all'area saponette, ho detto loro che avrei provveduto.
Ho deciso, infatti, di recuperare il sapone in un'altra stanza.

Per sicurezza, non so perché, dato che non lo faccio mai, oltre a chiudere a chiave l'hotel prima di salire, ho anche preso la mia borsa con il portafoglio.

Ho consegnato le saponette, e uno dei quattro ragazzi mi ha aperto e mi ha ringraziata, augurandomi buona continuazione ed eccellente serata.
Gentile.
Troppo gentile.

Sono scesa, ho aperto la porta, e ho subito controllato, non so perché, dato che non lo faccio mai, quanti soldi ci fossero nella cassa.
Mancavano 42 €.

Ho richiuso la porta, ho ripreso la mia borsa, ci ho infilato dentro i biglietti della cassa, sono risalita, ho bussato alla porta e ho detto ai ragazzi: "Datermi i 42 €, forza".
MMi sono appoggiata al muro con le braccia conserte, facendo guizzare i miei muscoli piatti da sogliola al vapore.
Loro sono caduti dal pero.
"Peccato", ho detto loro, "che siate gli unici in questo hotel oggi. Cascate davvero male. Io e voi eravamo gli unici qui dentro e ho appena avvertito il guardiano notturno, che abita qui dietro ed é un ex buttafuori a due ante."
Il finto buttafuori l'ho aggiunto non per sfiducia nei miei muscoli guizzanti da sogliola al vapore, ma per sicurezza.

Mi hanno ridato i soldi.
Io ho detto loro, con fare minaccioso e braccia sempre incrociate: "E' questo il ringraziamento per essere stata gentile con voi e avervi piazzati in quattro in una stanza da tre a poco prezzo, eh?".

Allora uno dei quattro mi ha allungato un euro.
Non si sa mai.
Un euro sarà parso loro il prezzo per la mia corruzione.

Chiusa la porta, ho sentito il proprietario della carta di credito disperato, che insultava il ladro, che gli chiedeva cosa cavolo gli fosse passato per la testa, che stava quasi per piangere, o, in alternativa, tirargli un cazzotto sui denti e iniziare una mega-rissa con conseguente distruzione di hotel degna dei migliori Rolling Stones ai tempi d'oro.

Quando sono scesi, tutti costumati per la spiaggia, ho detto loro: "E ricordate che ho nome, cognome, indirizzo e numero di carta di credito SUA", puntando minacciosamente il dito ossuto sul paciarotto possessore della carta.
Lui mi ha detto: "Ma io non sapevo, non volevo, é uno dei miei amici, non so che gli ha preso, noi non lo sapevamo, ma adesso lo drizziamo".
Io ho risposto: "Le amicizie, la prossima volta, sceglitele meglio".

Poi sono andata a farmi una Coca-cola light con l'euro guadagnato.

martedì 30 giugno 2009

Dipendenza subdola


Nell'hotel dove lavoro c'é il wi-fi gratuito in tutte le stanze.

Chi avesse letto i post precedenti, si stupirebbe di questa fantastica presenza.
Non si stupisca troppo, perché non funziona tanto spesso.

La settimana scorsa tutte le stanze straripavano di giovani pubblicitari provenienti da ogni angolo di mondo, per questo congresso qua.
Sabato, quando non c'era nessun altro se non io e la mia collega che ha iniziato con me un mese fa, un'orda di giovani pubblicitari disperati si é riversata su di noi, e questo per tutto il giorno, continuando anche domenica.

La disperazione era dovuta al non funzionamento del wi-fi.

Ho assistito a scene isteriche che voi umani eccetera eccetera.
(Questa l'ho rubata a lei, lo ammetto, dai, non sono mica una muta ed implicita ladra di idee, sono una ladra di idee esplicita).

Io, davanti a cotanta disperazione, ho scosso la testa, come i nonnetti canuti e stanchi, e ho detto: "Che generazione, che generazione, accidentaccio!! Pc-dipendenti fino all'osso!!! Meno male che noi non ne facciamo parte, noi trentenni siamo avanti, noi, della connessione a internet, ce ne facciamo un baffo o due!!".

I disperati domenica sono andati via in gregge.

Lunedi', ossia ieri, ero tutta tranquilla in reception, e surfavo su internet, dopo aver adempiuto a tutti i miei doveri receptionali.
Ad un certo punto c'é stato un black-out.
Quando ho riacceso il pc, un messaggio mi comunicava che il sistema non riusciva a identificarsi in un indirizzo ip univoco, e che la connessione era assente.
Diceva anche di contattare il tecnico del pc.

Erano le 16,30.

Avrei smontato alle 20.

3 ore e mezza senza connessione!

Panico totale.

Ho cercato di rianimare la connessione in tutti i modi.

Ho chiuso a chiave l'hotel.

Mi sono scapicollata fino al modem, in cantina, sfidando ragni degni di Indiana Johnes e il tempio maledetto.

Ho riavviato il pc.

Ho riguardato tutte le configurazioni.
Ero sudata fradicia, con le palpitazioni.
Avrei anche potuto avere come cliente Geal Garcia Bernal che bussava alla porta vetrata chiusa a chiave, ma non l'avrei considerato manco di striscio.

Alla fine ce l'ho fatta.

Meno male.

Stavo per morire di spavento.

venerdì 26 giugno 2009

Cani pensanti


Una cliente dell'hotel ha un cane.

Uno di quei cani microscopici, con i peli neri e marroni, che se uno non ci fa caso li calpesta e non se ne accorge nemmeno, se non quando pensa di aver schiacciato una cacca di cane e controlla se é rimasta incastrata nel carrarmato della scarpa, e nel carrarmato della scarpa non c'é la cacca del cane e basta, ma la cacca del cane con tutto il cane intorno.

In ogni caso, questa cliente é nell'hotel da una settimana, e ci rimarrà un'altra settimana.

Ogni pomeriggio, avverto una presenza sotto il bancone.
Mi sporgo, ed é il microcane, che esce da solo dall'hotel.
Dopo un po', arriva la padrona.

Verso sera, il cane entra da solo in hotel.
Dopo un po', arriva la padrona.

La prossima volta che pestate uno yorkshire, guardate bene nel carrarmato della vostra scarpa, ne distinguerete anche il cervello!

martedì 16 giugno 2009

Autopagella


  • Non-violenza: 6

  • Diplomazia olistica: 0

  • retorica in francese: 4

  • Astuzia umana: 0

  • didattica dell’ottusità umana: con laboratorio per riconoscere la propria e altrui ottusità: 7

Media: 3.4

La mia autovalutazione nelle materie indispensabili per sopravvivere in una realtà alberghiera ottusa e ostile é piuttosto bassa. Un treppiu' non mi basta per sopravvivere.

Del resto, si dice che chi sa fare le cose, le fa, chi non le sa fare, le insegna.

Ragion per cui mi faro' le vacanze e poi andro' a insegnare.

Anzi, quasi quasi, insegnero' solo quello che so. Le materie tipiche alberghiere: SERVQUAL, economia dei servizi, ecc.

Sperando che i miei futuri alunni siano già in nucis piu' diplomatici e resistenti all'ottusità umana di me. E che non siano troppo ottusi, loro.

sabato 13 giugno 2009

Qui qualcosa mi puzza...

L'altra sera avevo appena staccato le chiappe dalla sedia della reception, e avevo lasciato il posto ancora bello caldo al mio collega notturno, quando é arrivato il proprietario di una caffetteria qui dietro, che non conoscevamo.
Con un sorriso a 32 denti, ci ha detto: "Vi ho portato una cliente. Ospitatela nel vostro hotel".

Dopo un po', ha fatto capolino dalla porta una vecchia rachitica, con i capelli propensi a diventare rasta, lisa, con una canna, incapace di camminare. Il tizio ha dovuto aiutarla a salire il gradino.

Poi, é arrivato un magrebino, anche lui sorridendo con tutti i denti che aveva, e ha posato un borsone per terra, dicendo che era della signora.

Quindi sono scappati tutti e due con la velocità di crociera di un centometrista ai mondiali.


Ho iniziato a chiedermi cosa ci fosse di losco, mentre il mio collega stava registrando la signora.

Intanto, insieme all'aroma di solventi, intonaco, pittura fresca che accompagna l'hotel, il mio naso ha avvertito un altro olezzo. Precisamente di sterco.

Cani non ce n'erano.

Mi sono avvicinata alla signora, che stava bofonchiando: "Sono una ex dipendente del Ministero delle finanze. Voglio riposarmi. Datemi una camera poco cara".

In quel momento ho capito che si trattava di odore di sterco umano fresco.


Mi sono esibita in una serie di contorsioni fisiche per attirare il collega nel back-office (dicesi back office un corridoio scuro ingombro di materiale per gli operai che stanno ristrutturando l'hotel).

Gli ho detto la mia scoperta.

Mi ha implorata di portare via la signora.


Al che, le é stato detto che aspettavamo un gruppo che aveva prenotato tutte le stanze dell'hotel.
Sono uscita dall'hotel con la vecchia dalle mutande piene al seguito e il suo borsone pesantissimo in mano.

A braccetto con lei, ho cercato ogni hotel presente nei pressi per circa un'ora, ma tutti hanno chiuso a chiave appena ci hanno viste.

Al nostro passaggio, ogni porta di bar, ristorante, e quant'altro si chiudeva.


Mi sono sentita il negativo di Mosé.

Lui faceva aprire le acque.

Noi facevamo chiudere i pubblici esercizi.


Mi sono intrufolata in un bar all'ultimo istante: il proprietario mi ha detto che la tipa é una pazza puzzolente e ubriacona conosciutissima in tutta la città, e mi ha fatta uscire dalla porta di servizio.


Mi sono ritrovata libera.

Libera anche di pensare al destino di quella vecchia pazza.

E mi sono sentita com-passionevole.

Anche perché pazza, mi dicono in molti, lo sono già abbastanza.

Vecchia, lo sto diventando.

Per fortuna, pero', ho ancora il controllo dei miei sfinteri.

martedì 9 giugno 2009

Diseconomia alberghiera


Il post di oggi non fa ridere.
O, perlomeno, non dovrebbe far ridere.
Magari, un po’ fa anche ridere, ma non é il suo scopo, far ridere.
Forse a qualcuno non interesserà, ma penso che insegnanti, studenti, genitori potrebbero comunque prendersi la briga di leggerlo. Il che comporta che una buona fetta delle persone potrebbe comunque prendersi la briga di leggerlo.

Bisogna sapere che ho deciso di lavorare in un hotel quest’estate in quanto:
- sono senza soldi, ma questo è irrilevante;
- spero di aver occasione di insegnare. Punto. In più, potrei forse insegnare in un Istituto alberghiero.
Per quest’ultima ragione, ho pensato bene di raccogliere dati dalla vita reale di chi, in hotel, ci lavora.
Già mi era accaduto di lavorare in un albergo, nel lontano 2003, ma all’epoca non avrei mai e poi mai immaginato di poter, in un futuro remoto o meno, insegnare economia in un alberghiero. Per questo, non ho approfittato dell’esperienza per riflessioni critiche on the air.

Adesso, invece, sto riflettendo criticamente, e sto facendo le somme anche con quello che ricordo dell’altra esperienza, oltre ad aver fresche di studi mappazze e mappazze di libri sull’economia alberghiera.

Ecco le mie considerazioni:

UNO : in Italia, come anche in Francia, la maggior parte delle strutture alberghiere è a conduzione familiare, e si tratta di piccoli hotel, con pochi dipendenti;


DUE: nelle strutture alberghiere di piccole dimensioni, spesso si instaurano due tipi di struttura organizzativa:
1) la tirannia del proprietario,
2) la tirannia di un responsabile che è anche dipendente, ma lo ha scordato, e crede di essere Dio in terra solo perché è responsabile di quattro dipendenti, che tra l’altro hanno un turnover elevatissimo.


TRE: se il tiranno in questione è una persona intelligente, tutto va bene; MA, generalmente, il tiranno in questione è ottuso, antiquato, ipocrita e iracondo. A prescindere dall’età anagrafica. Non se ne capisce bene il perché, ma la cosa è convalidata da esperienza personale (ridotta) e testimonianze di altre persone (piuttosto ampie): nell’ambito delle imprese alberghiere e della ristorazione è così.

Ciò comporta che:


- se in un hotel c’è un metodo antiquato di gestione, tipo con 3000 fogli volanti, o, peggio ancora, a memoria, questo metodo diventa IL metodo;


- se in hotel c’è un pc con installato un programma di gestione alberghiera, il programma è un plus. Viene utilizzato per lo 0,0001 % delle sue potenzialità, e si continua comunque a fare tutto a mano, tenendolo aperto e in bella vista “per fare i fighi”;


- se qualcuno OSA proporre qualche cambiamento migliorativo, che apporti maggior rapidità, e OSA predisporre materiale quale file excel o cose del genere:


1. viene tacciato come sovversore ottuso;


2. tutte le sue creazioni vengono accuratamente cestinate senza essere nemmeno viste, e il cestino svuotato, senza ovviamente che sia chiesto il suo parere e ne sia riconosciuta la proprietà intellettuale (ricordate che siamo in una tirannia, decide il tiranno). I motivi? Un file Excel imballa il pc – Le miriadi di mail piene di immagini che si ammucchiano in Outlook dall’alba dei tempi perché il tiranno in questione non sa cancellarle, invece, non lo imballano. – Il pc acceso 24 ore su 24 dall’ultimo black out di corrente, occorso nel lontano 2000, non rallenta le performance – I 456 trojan e i 567 programmi spia installati nel pc non sono un problema, il problema sono invece l’antivirus e lo spyware che il povero sventurato dipendente non-tiranno ha installato e che ha usato per debellare i 456 trojan e i 567 programmi spia. L’unica consolazione è che il tiranno in questione, credendosi un genio in tutto, ivi incluso nell’uso del pc, è convinto che per disinstallare un programma basti lanciarlo e poi cliccare sul tasto “esci”.

- Generalmente il tiranno non fa. Il tiranno delega. Ogni tanto, però, fa anche, e si vedranno qui sotto gli effetti della seconda operazione. Vanno suddivisi due casi:
1. se il tiranno è il proprietario in persona, ogni errore del sottoposto sarà motivo di licenziamento;
2. se il tiranno è un altro dipendente, si prenderà i meriti per ogni lavoro fatto bene dal suo sottoposto, e incolperà il sottoposto di ogni errore commesso da entrambi (tiranno e sottoposto). Infatti, il tiranno non sbaglia MAI. Quando la somma degli errori commessi dal tiranno e trasferiti al sottoposto sarà abbastanza alta, oplà, si licenzierà il sottoposto e se ne assumerà uno nuovo, e così via. In questo modo, si manterrà intatta la magnificenza senza macchia e senza errore del dipendente-tiranno e si garantirà il mantenimento di un elevato turnover dei dipendenti delle strutture alberghiere.

Per preparare gli alunni a un eventuale (e probabile) ambiente del genere, COSA SI POTREBBE FARE NELLE SCUOLE?

Bhe, io direi che, oltre a insegnare idealisticamente l’economia alberghiera, si potrebbero insegnare altre materie come corollario, tipo:
- didattica della non-violenza (purtroppo, lo special guest Ghandi è assente per problemi di decesso);
- didattica della diplomazia olistica (verso tutti, inclusi gli ottusi, antiquati, ipocriti e iracondi);
- retorica;
- didattica dell’astuzia umana;
- didattica dell’ottusità umana, con laboratorio per riconoscere la propria e altrui ottusità.

Altrimenti, molti alunni ottusi andranno a fare i responsabili convinti di essere dei geni, e parecchi alunni in gamba andranno a fare i sottoposti.
Questi ultimi arriveranno sul lavoro con i grandi ideali inculcati in loro dall’idealistica economia alberghiera, infarcita di questionari SERVQUAL, realizzazioni in Excel super-velocizzanti, marketing relazionale e chi più ne ha più ne metta.
Dopo due giorni capiranno l’antifona.
Dopo tre giorni i loro ideali saranno spariti e le loro potenzialità seppellite.

lunedì 8 giugno 2009

O mie grandissime e immense cape, come VI ammiro!

In Italia, parlavo al mio capo supremo superquadro megagalattico dandogli del TU.
Qui in Francia, si sa, sono piu' formali.

La mia nuova capa, che sarebbe poi una receptionniste che é qui da piu' tempo di me, si fa dare del VOI.

E se per errore le do' del TU, si sconvolge.

O VOI, mie regine, miei supremi idolatrati simboli di potere, posso per favore avere l'ardire di parlarVI?

L'unica cosa che mi aiuta un po' é pensare che darle dei VOI in effetti possa essere grammaticalmente corretto per due ragioni:


  1. è incinta, quindi vale per due;

  2. varrebbe per due anche se non fosse incinta, quindi ora, a ben pensarci, vale per tre.

Piu' difficile é dare del VOI a tutti gli altri francesi.


E, per la seconda volta in una settimana, sono felicissima di essere italiana!!!

mercoledì 3 giugno 2009

Il trasudato e la trasognata

Nel mio primo giorno di lavoro come receptionniste credevo che non avrei trovato niente di pittoresco da raccontare in questo blog, invece, nella sola giornata di ieri, avrei potuto riempire un intero sito di robe tipiche.

A parte che ho pure quasi imparato a usare la tastiera azerty, il che é già tipico in sé.

Quando avevo quaqsi raggiunto la totale imbalsamazione in reception, é entrato un signore-cascata. Dicesi signore cascata uno che, anche se ci sono 12 gradi, suda come in sauna. Mi si é presentato davanti chiedendomi se avessi una stanza. Sono riuscita a proporgliene una senza fargliela visitare. Piccolo particolare: l'hotel é senza aria condizionata. Dopo un'ora é sceso vestito di nuovo come le bacche del biancospino dopo una diluvio universale. Originariamente non sapeva se fermarsi una o due notti. Dopo questa scena ho messo su una bisca clandestina di scommesse sulla sua partenza. Ho scommesso su una sola notte.
Ho vinto.

Mentre cascata-man era davanti a me, é entrata sette volte una nonnina cinese, si é guardata intorno, quindi é uscita.
Alla settima volta, le ho chiesto cosa desiderasse: mi ha chiesto come mai non ci fosse il lotto qui dentro. L'hotel, infatti, ha un'entrata piccolissima, vicino a un'altra piccolissima entrata: quella del lotto. Per non deluderla, pero', l'ho fatta partecipare alla bisca.
Ha perso.