LE COSE CHE SCRIVO IN QUESTO BLOG SONO FRUTTO DELLA MIA FANTASIA (BACATA).
QUALSIASI RIFERIMENTO A PERSONE O FATTI REALMENTE ESISTENTI E' CAUSALE.

venerdì 28 novembre 2008

Dubbi

Ma perchè, quando c'è un lavoro che...

...puoi farlo solo se sei un genio...

...puoi farlo solo se hai 3849054 qualità...
...puoi farlo solo se sei il dio dell'equilibrio mentale...

...puoi farlo solo se sei il non plus ultra della relazionalità...

...puoi farlo solo se sei sensibile ma al contempo razionale ma al contempo empatico ma al contempo preciso ma al contempo creativo...

...puoi farlo solo se racchiudi in te tutte le buone qualità esistenti sulla faccia della galassia intera...

...POI A FARLO

C'E' SEMPRE UN BRANCO DI SQUILIBRATI?????

giovedì 27 novembre 2008

Blatte's battle


Sì, sì, erano proprio queste. Queste che vedete sopra.
Blatte vive mi cadevano in faccia mentre dormivo, nella pentola mentre cucinavo, nel piatto mentre mangiavo, in testa mentre mi muovevo.
Bell'invenzione, i tubi di scarico delle immondizie. Non fatichi niente a portare il pattume: esci dall'appartamento, butti il tuo saccone nel tubo, e aspetti che questo atterri nei bidoni due o tra piani sotto.
Bell'invenzione.
Peccato le blatte, che amano a loro volta l'invenzione.
Un giorno, però, è venuto un tipo. E' passato in tutti gli appartamenti.
Io ero tutta pronta: mi ero vestita di nylon, non quello modaiolo, quello dei sacchetti dell'immondizia.
Avevo vestito di nylon tutta la casa.
Avevo tappezzato il pavimento di giornali.
Il tipo è entrato.
Mi ha guardata.
Ha riso.
Ha preso una pistolina tipo quelle del silicone, e, come un pasticcere mette i suoi fiocchetti di panna sulla torta con la tasca da dolci, ha piazzato una decina di goccettine su e giù per la casa.
Poi è andato via.
Da quel giorno, per molti giorni, blatte morte mi cadevano in faccia mentre dormivo, nella pentola mentre cucinavo, nel piatto mentre mangiavo, in testa mentre mi muovevo.
Poi, sono finite le blatte.
Le goccettine, invece, sono rimaste.
Poi, io sono andata via.
Le goccettine penso siano ancora là.
Un giorno devo poi parlarvi più approfonditamente dei tubi per il pattume.
Magari domani.

mercoledì 26 novembre 2008

Nella morsa del freddo


Ieri sera ero in macchina a Torino, e attraversavo via Garibaldi, dove c'è solo gente a piedi.
Infatti, c'era uno a piedi.
Aspettava di attraversare al semaforo.

Era imbacuccatissimo: giacca, sciarpa, cappello.
Si vedevano solo il naso e gli occhi, che avevano un aspetto abbastanza antillese.
Io avevo i finestrini tutti su, il riscaldamento a palla, l'autoradio accesa, eppure ho avuto l'impressione di sentire il battito dei suoi denti infreddoliti.
Sapete a cosa pensava quel tipo?
Che poi, io, continuo a girare in bici senza guanti e corro in maniche corte.
Ma non sono antillese.

venerdì 21 novembre 2008

Antroforeste


C'era una volta una foresta.

La foresta sembrava una qualunque foresta, agli occhi di un daltonico.

Un normovedente, invece, notava subito che c'era qualcosa di strano.

La cosa strana era che le fronde degli alberi, anzichè verdi e frondose, o marroni e stecchite, erano rosa, o gialle, o, al massimo, color caffè.

Se si guardava bene, infatti, non c'erano fronde, ma uomini appesi ai rami.

Le donne c'erano anche.

Di solito, infatti, dove ci sono degli uomini ci sono anche delle donne.

Delle donne, anche loro rosa, o gialle, o al massimo colo caffè, utilizzando le braccia degli uomini appesi come liane, ondeggivano su e giù per la foresta. Ognuna di queste donne non toccava quasi mai terra: era sempre appesa a un uomo o all'altro, e, a volte, nel cambio, anche a due uomini, una mano appesa al braccio dell'uno, e una al braccio dell'altro. E così le loro braccia, secondo una darwiniana evoluzione, erano diventate lunghissime. Così lunghe che, alla fine, alcune di loro toccavano terra. Toccavano terra, ma le loro gambe si erano atrofizzate, e non riuscivano più a camminare. E così si afflosciavano su sè stesse non appena le loro lunghe braccia mollavano quelle degli uomini frondiferi. La cosa complicata era che, a forza di avere braccia così lunghe, faticavano anche a prendersi cura di sè stesse. Pensate all'ispettore Gadget che si pettina quando ha le braccia estroflessibili. Con tutta sta lunghezza, mica è facile. E così, una volta sfrondate, queste donne erano perdute.

C'erano poi altre donne che, invece, non avevano subito l'evoluzione darwiniana in quel senso: si erano accontentate di vivere sulla terra. Continuavano a condurre un'esistenza autonoma, e, se avevano voglia di un uomo, scrollavano un po' un tronco e ne facevano scendere giù uno ben maturo. A qualcuna toccava a volte un uomo un po' marcio o bacato. Ma, come si sa, basta tagliare via il pezzo intorno alla marcescenza o al verme, e poi il frutto torna ad essere perfettamente edibile. Al massimo con un retrogusto un po' amarognolo.

giovedì 20 novembre 2008

Post propedeutico al capo


Stanotte non dormivo per nulla.

Pensavo.

Pensavo a una cosa.

Una cosa che ora ho scordato.

E' un bell'impiccio, quando inizi un post per scrivere la cosa a cui hai pensato, e poi la scordi.

E' un bell'impiccio perchè ormai hai iniziato a scrivere quello, che era proprio interessante, che era così interessante che sto post volevi inoltrarlo a qualcuno, ma hai anche scordato a chi.

Tanto il post non è più quel post interessante, è solo più questo post.

Quindi non lo inoltrerò a quella persona.

Che tanto non so più chi è, quella persona.

Un'altra occasione persa di scrivere un bel post da parte mia, e di leggere un bel post da parte vostra.


Ma, come dice Alberto Savinio, è con le occasioni mancate che a poco a poco noi ci costituiamo un patrimonio di felicità. Quando il desiderio è soddisfatto, non resta che morire.


PS Vi confesso ,tra l'altro, che questo Alberto Savinio manco sapevo chi fosse, prima di linkarvelo in Wikipedia. Adesso continuo ad avere solo una vaga idea di chi sia, mentre si consolida in me l'idea certa che questo post faccia pena nonostante la citazione, ragion per cui di sicuro non finirà nei miei post spigoblog preferiti ( in compenso, invece di leggervi questo post, anche se, essendo qui, ormai la frittata è fatta, potreste pescarne qualcuno dall'elenco che trovate nei menù a destra, almeno leggereste qualcosa di decente). Un contributo, comunque, questo post l'avrà dato: quello al calo delle hits di questo sito.
PPS Vi confesso pure un'altra cosa. Oltre a non aver dormito, ho anche mal di testa. Forse è per questo che, invece di intitolare questo post "POST PROPEDEUTICO AL CALO", l'ho intitolato "POST PROPEDEUTICO AL CAPO". Quindi, tranquillizzatevi, non è che leggendo questo post il vostro capo si precipiti da voi, attirato dalla magica calamitosità della vostra lettura internettiana. Probabilmente, però, quasi nessuno di voi si tranquillizzerà, perchè quasi nessuno di voi arriverà a leggere fin qui, il che è sintomi di:
  • vostra sanità mentale
  • vostra scarsa vista
  • vostro continuare a interrogarvi su cosa c'azzecchi il titolo di questo post con il post stesso ( questo punto interesserà una percentuale statisticamente ininfluente dei miei già statisticamente ininfluenti lettori)

mercoledì 19 novembre 2008

ErediTARE?


Nella mia famiglia c'è un nonno che ha il diabete.
Si sa, se un nonno ha il diabete, è facile che si prenda il diabete.

Il che è una brutta cosa.

Uno non è ancora nato, ed è già probabile che abbia il diabete.
Ecco perchè, poi, molti bambini, appena usciti dalla madre, già piangono.

Per il diabete.


Nella mia famiglia, però, c'è anche un'altra tara, molto, molto, ma molto più insidiosa.

La tara della pulizia.

Da quando conosco mia nonna, non l'ho mai vista non pulire.
Mia madre anche.
La tara si sviluppa e si aggrava con il procedere dell'età.

Mi sono sempre chiesta PERCHE'.

Ma perchè pulire così tanto, tutti i giorni, sempre?

Io, sarà che non sono ancora vecchissima, questo rischio non lo corro.
Piuttosto, corro quello di morire seppellita dalla polvere.
O di non riuscire più ad aprire la porta di casa, perchè incastrata nella polvere.
Però, ultimamente, per motivi di vario genere e origine, ho pulito molto più del solito.

Vi chiederete se sia l'avvicinarsi della trentina a farmi questo effetto.
Poi mi dico che finora forse manco sapevate che ho quasi trent'anni, quindi non ve lo siete chiesto di sicuro.
In ogni caso, anche se non ve lo siete chiesto, tranquilli, non è quello.

Ho un raro gene, tipo quello che rende immuni dall'AIDS, che mi rende immune dalla malattia della pulizia sempre-a-ogni-costo ( anche da quella ogni-tanto-per-preservare-la-casa-nel-suo-aspetto-semisano). La mia pulizia probabilmente rimarrà sempre quella in formato UNI (urgenza-necessità-impellenza).

Ma mentre spremevo tutto il mio olio di gomito su mobili pavimenti superfici lavabili, mi sono resa conto del fatto che avere il potere sulla casa dà soddisfazione. Dà soddisfazione ed è possibile.

Forse chi pulisce molto lo fa per sopperire alle insoddisfazioni della vita, o a qualcosa che comunque manca nella sua esistenza, e che forse è impossibile da recuperare.

Io, però, piuttosto, quando e se sentirò un vuoto sgnificativo nella mia vita, mi metterò a fumare/mangiare torte al cioccolato fondente ( più probabile la seconda).


Anche perchè, SE:
1) mio nonno ha il diabete, che è ereditario
2) l'eccessiva pulizia porta al diabete
ALLORA ho un mezzo valido ed efficace per contrastare il diabete!!
E non è certo quello di evitare le torte al cioccolato fondente!

martedì 18 novembre 2008

Artisti emozionanti

Io, quando sono davanti a un artista, mi paralizzo.
Mi paralizzo, nel senso che non posso andare lì da lui e dirgli: "Ciao, come stai? Vuoi una birra?".

No!

Perchè lui, in quanto artista, smette di essere una persona, e diventa rappresentazione della sua arte.

Perchè poi, metti che io legga uno a caso, metta che io legga Ammaniti, metti che lui mi piaccia un sacco, ma metti anche che lo veda con le dita nel naso al salone del Libro, metti che lo ascolti parlare, nemmeno con me, perchè io con gli artisti mi emoziono e mica ci parlo, ma con qualcun altro, metti che mentre lo sento parlare sbagli un congiuntivo, insomma, metti tutto questo e a me decade l'Ammaniti.

Invece l'artista ha da stare nell'empireo creato dalla sua arte, lontano da me, comune mortale fan, inconsapevole degli innumerevoli difetti che anche un artista per forza ha.

E così, quando un artista finisce il suo concerto/reading/esposizione, io mi allontano quatta quatta.

Se ha da vendere cd o libri o altro e volessi comparare queste cose e ci fosse lui a venderle e non le vendesse altrove, ecco, non le comprerei per non avvicinarmici troppo.

Il problema è quando l'artista è un tuo amico molto amico.
Ché lì, per forza poi devi parlargli.
Chè se no poi pensa che ce l'abbia con lui.

lunedì 17 novembre 2008

Cuscin saved my life

Quando credevo di essere giovane e sana, ho fatto uno dei miei mille traslochi caricandomi sulla schiena l'inverosimile.
Prima, però, avevo tinteggiato tutta la casa.
Tanto ero giovane e forte.
Poi, ero andata all'Ikea, e anche lì, mi ero caricata scatoloni su scatoloni sulla schiena, li avevo messi sul furgoncino, poi li avevo scaricati dal furgoncino davanti a casa mia e li avevo caricati in casa facendoli passare dal balcone.
Tanto ero giovane e forte.
Poi, non contenta, ero andata nella mia camera vecchia, avevo preso il vecchio armadio della mia vecchia stanza, l'avevo trasportato sulla schiena scendendo 3 piani di scale, poi l'avevo caricato nella casa nuova facendolo passare dal balcone. Sempre con i passaggi sul furgone.
Tanto ero giovane e forte.
Poi, per un mesetto, ogni giorno andavo nella casa nuova e montavo i mobili dell'Ikea.
Tanto ero giovane e forte.
Un giorno, nella mia nuova casa, avevo preso tutti i panni e li avevo lavati nella vasca da bagno.
Poi, mi ero accorta che ERO giovane e forte,
ma ero praticamente morta.
Del resto, molte persone giovani e forti sono morte.

Poi, però, sono risorta.
E sono risorta grazie a questo cuscino.
Che, tra l'altro, nella Banca dove lavoravo faceva furore.
Tutti erano dipendenti da questo cuscino.
Uno me l'ha prestato.
E' morto di mal di schiena in meno di due ore.
Uno me l'ha prestato, poi, prima di morire di mal di schiena, è venuto rantolando alla mia porta e se l'è ripreso.
Uno non me l'ha neanche prestato.
Così, poi, l'ho comprato.

Io, come tutti i miei colleghi.

Età mia all'epoca: 27 anni.
Età media dei miei colleghi all'epoca: 50 anni.

venerdì 14 novembre 2008

Mai!


..E RICORDATE SEMPRE!


Oltre a tutte le cose che vi ho suggerito qui, vedete di non fare MAI un post sul fatto che non vi viene nessun post da scrivere.


Oggi ce l'ho, il post da scrivere, infatti.


Scrivo sul fatto che non scriverò che non ho post da scrivere.

giovedì 13 novembre 2008

Kajal o non kajal?


Quando lavoravo in un hotel in Francia, c'era una signora tunisina che veniva a pulire le camere.
E' passato abbastanza tempo perchè io mi sia dimenticata il suo nome.
Strano, però, perchè di solito i nomi delle persone che mi sono simpatiche li ricordo.

Eravamo diventate quasi amiche, più che colleghe.
Lei mi parlava sempre della sua famiglia.
Del fatto che chi è veramente musulmano è una brava persona.
Del marito, che un po' decideva lui, un po' lasciava decidere lei.
Del loro essere una coppia felice.

Però, c'è una cosa che non ho mai capito.

E questa cosa che non ho mai capito è perchè si mettesse il kajal sotto gli occhi appena entrava di mattina in hotel, e se lo togliesse all'ora di pranzo, quando andava via.

mercoledì 12 novembre 2008

I due sconosciuti


Ero al ristorante.

Da sola.

Aspettavo i miei genitori.

Davanti a me c'erano due tipi, seduti di profilo rispetto a me, e si parlavano.

Erano vestiti casual, jeans e felpino.

Uno, sulla sessantina, capelli bianchi, barbetta bianca, parlava tutto coinvolto a un altro, sulla tentina, capelli neri, barbetta nera.

Il primo non mangiava quasi nulla, parlava solo della sua vita, dei suoi avi, delle sue origini, infervorato.

Il secondo mangiava, si trastullava la barba, e ogni tanto gli diceva "Ah", "Ma pensa".

Il primo aveva un accento genovese che mi sembrava di essere tornata a Nervi.

Ho iniziato a chiedermi chi fossero quei due tipi, cosa facesserò lì, eccetera.

Mi sono messa a fissarli intensamente, e a spostare il viso dall'uno all'altro, dal vecchio che riversava il fiume di parole al giovane che si toccava il pizzetto dicendo "Ah-ah".

Mi sa che loro se ne sono anche accorti.

Poi sono arrivati i miei genitori, in un turbine di "Maaaa ciaooooooo", "Cooome stai?".

Hanno investito il tavolo, e non ho più potuto continuare a chiedermi tutte le cose che avrei voluto sapere sui miei due dirimpettai.
Peccato.

martedì 11 novembre 2008

Ils accusent + soluzione del puzzle

E bravo Alvaro, che ha trovato la soluzione dopo i primi due tasselli del puzzle. In realtà Gillipex aveva già trovato la soluzione, ma, impietosito dalla mia implorazione di attendere fino all'ultimo, mi aveva inviato una mail. Alvaro, invece, impietoso, mi costringe a sei contorsioni mentali aggiuntive rispetto al previsto. Dico sei, perchè anche qui sotto, sotto la soluzione, c'è una contorsione mentale.

Allora, bravi Alvaro e Gillipex, avete vinto una mia calorosa stretta di mano virtuale.









Aggiungo una comunicazione di servizio come postilla:
Sono stata accusata di rubare le idee per i post.
Sono anche stata accusata di usare le immagini nei miei post. Solo immagini.
Ma un'immagine non è un post.
Mi si è detto.
Ma come, un 'immagine non è un post?
Certo che un'immagine è un post.
Anche il vuoto può essere un post!
E poi, per dirla tutta, le idee sono sempre ispirate da qualcosa.
Allora, anche il barbone per la strada può accusarmi perchè se lui non ci fosse stato forse non avrei avuto l'idea, e lo stesso dicasi per la mia pentola a pressione, ma per fortuna lei non ha la bocca, almeno se ne sta zitta ( fischa solo ogni tanto).
Poi, quando un blogger mi dice: si potrebbe scrivere su quest'argomento, e poi per un mese non ne scrive, io mi sento autorizzata a prendere la sua idea, sconvolgerla, pacioccarla e scriverla. ( A dire il vero, mi sento autorizzata a farlo anche se ne scrive, perchè sarebbe comunque un punto di vista diverso). Perchè:
  1. la sua idea è per me come il barbone per strada: se scrivessi semplicemente "c'era un barbone per strada" non lo riterrei nemmeno un post. L'idea viene rielaborata ed è solo uno spunto.
  2. IN PIU', in questo caso, l'idea è un'idea scartata. In tal caso, io sono come la proprietaria di una Cinquecento vecchia senza uno specchietto. Vado dallo sfasciacarrozze, frugo tra i rottami, e trovo uno specchietto che incollo alla mia macchina. Non è mica rubare!

Ora, poi, smetto anche di scrivere, ché chi si giustifica troppo ha motivi per giustificarsi.

sabato 8 novembre 2008

Spiegazioni sulla ( relativa) magrezza del blogger incallito

Le persone cosiddette "normali" ( normali?) hanno ormai un sacco di cose da fare sul pc.

Un blogger incallito ha un sacchissimo di cose da fare sul pc.

Se una persona normale DEVE controllare la mail, ché se no si riempie come un tortellino gemellare eterozigote, vedere su faccialibro quante persone l'hanno taggato o pokato, e tutte le amenità di cui ho già parlato, un blogger DI PIU'.

Un blogger incallito non solo deve scrivere il suo post giornaliero ( anche perchè se è proprio incallito e non segue i miei saggissimi consigli, magari di post ne fa quindici al giorno), ma deve andare su tutti i blog possibili e immaginabili a commentare qualsiasi post in qualsiasi modo, pur di avere la speranza di essere cliccato.
Poi, deve controllare quanti veramente lo cliccano, con le statistiche sul suo sito, e anche come lo clikkano.
Poi, si getta a pesce sulla mail ogni volta per vedere se qualche remoto commentatore ha avuto la sua stessa idea ed è passato sul suo blog a commentare qualsiasi post in qualsiasi modo.

Insomma, la vita del blogger è una vita difficile, ma soprattutto sempre attaccata alla tastiera.
Il che implica una conseguenza epocale, che cambia le abitudini umane ad imis fundamentis.
Mentre prima colui che non era un blogger e che ora è un blogger incallito trascorreva il suo tempo libero casalingo a guardare passivamente la tv, ora deve sempre operare sulla testiera.
Mentre questo individuo prima poteva scofanarsi kg di gelati pizzette salatini patatine birre bevande analcoliche e alcoliche, ora la cosa diventa complicata.
Ché per iniziare, o digita con una mano sola e con l'altra mangia, oppure deve interrompere il flusso delle idee per mangiare e il flusso della pappatoria per digitare. Con pessimi risultati in entrambi i casi.
E poi, anche nel caso in cui adottasse una delle due intelligenti tattiche qui sopra suggerite, dopo un certo periodo di tempo, di solito breve, non riuscirebbe più a digitare nè con una mano nè con due, dato che la tastiera sarebbe così piena di briciole da formare un immoto blocco compatto. Sempre che non ci si versi su la birra. In tal caso, nel periodo intercorrente tra il versamento, la richiesta del prestito in banca e l'acquisto del nuovo pc, il blogger incallito di solito impazzisce causa crisi di astinenza.

DA QUI DERIVA UN NUOVO SILLOGISMO:
  1. un blogger, per poter scrivere con continuità e in modo decente, non deve mangiare nel periodo in cui utilizza il pc, periodo che si sostituisce a quello che dedicava alla passiva e smangiucchiante visione della tv quando non era blogger -> conseguenza: un blogger ha meno tempo per mangiare;
  2. chi ha meno tempo per mangiare mangia meno e dimagrisce, rispetto a quando mangiava di più;
  3. un blogger dimagrisce rispetto a quando non era blogger.

Corollario: se il blogger era un bisonte di 156 kg, diventando blogger rimane comunque un bisonte.

venerdì 7 novembre 2008

Visioni apocalittiche VERE

Lo so, questa foto è strrrbula, che in piemontese, per chi non lo conoscesse, vuol dire sfocata. Ma forse ve ne sareste resi conto anche se non ve l'avessi scritto.
Purtroppo, è l'unica che sono riuscita a rimediare per testimoniare il fatto che questa volta ce l'ho fatta. Dopo una fallimentare esperienza di falsa visione apocalittica ( anzi, vittoriosa esperienza di falsa visione apocalittica, o fallimentare esperienza di vera visione apocalittica, perchè due negazioni fanno un'affermazione), questa volta ce l'ho fatta. Quello che voi vedete ora nella foto a sinistra e io vedevo esattamente così ieri sera allo Sbarco è proprio lui. Lo vedevo esattamente così perchè sono miope e astigmatica.
Poi, in mezzo, c'è anche lui, ma questa è un'altra storia. A destra, mi spiace perchè suonava proprio bene ed era anche pittoresco come individuo, c'era un chitarrista di cui non ho percepito il nome.
In ogni caso, quello che mi ha stupita di Guido Catalano, è che il Guido Catalano sbagliato che avevo visto nella Galleria Subalpina era molto più simile a quello che credevo fosse Guido Catalano rispetto al Guido Catalano che ho visto ieri, e che indubbiamente era il Guido Catalano giusto.
Un'altra cosa indubbia è che le sue poesie, che già sono bellissime a leggersele per conto proprio, lette da lui sono ancora più bellissime.

giovedì 6 novembre 2008

Precauzioni


( se siete orbi cliccate sull'immagine per leggere l'etichetta)

mmmm...forse è meglio così:

( se siete orbi cliccate sull'immagine per leggere l'etichetta)

mercoledì 5 novembre 2008

"la"

Da oggi, nei giorni di nera deispirazione, nei giorni in cui proprio non scriverei nulla di buono, nei giorni di fretta spasmodica, in quelli in cui sto preparando un post così fantastico che richiede sedimentazione, insomma, in quei giorni, invece di lasciarvi a bocca asciutta, vi sottoporrò il puzzle.
Direttamente dal Guggenheim di Venezia, vi metterò le foto di un'opera d'arte a pezzzettini.

Vi anticipo che si tratta di 8 PEZZETTINI ( 8 di "quei giorni" risolti per me, 8 contorsioni del cervello per voi).

A VOI RICOMPORLI E RITROVARE TITOLO E AUTORE DELL'OPERA D'ARTE!

(però solo alla fine, non rovinatemi tutta la sorpresa risolvendolo ora!)

lunedì 3 novembre 2008

Fast and dead


Molti di voi, in questi giorni, saranno andati per cimiteri.
A festeggiare i santi e i morti. Più morti che santi, a giudicare dalle ultime santistiche.
Molti di voi avranno visto i cimiteri pieni zeppi di morti, ché non si sa più dove metterli.
Beh, io sono andata in treno.
Infatti,
  • visto che molta gente utilizza questi giorni per farsi un viaggetto,
  • visto che nei cimiteri i posti sono un po' imballati,

hanno unito l'utile al dilettevole, e si sono inventati i loculi da treno.

Snelli, poco ingombranti, fanno fine ( le ceneri sono inserite in una snella lastra che viene poi fatta scivolare nella parete del treno) e impegnano ( il passeggero, seduto per delle ore a fianco della parete del fu parente/amico/amante, ha tutto il tempo di dire un sacco di preghiere).

Per ritrovare il caro estinto, si fa capo all'etichetta inserita nel doppio vetro del finestrino, come mostra l'immagine.

Resta da verificare la convenienza economica di questo tipo di cimitero semovente.

Senza contare il rischio che, anche da morte, certe persone continuino a essere ritardatarie.

E altre lo diventino.