Sei in un bosco che passi.
C'è un sentierino avvolto dagli alberi.
Nel sentierino c'è un vecchino, di quelli tipicamente canuti e ripiegati su se stessi.
Passando, lo saluti.
Lui ti saluta.
Passi oltre.
Poi torni indietro.
E il vecchietto è di nuovo lì, in tutta la sua splendente vecchiettitudine.
Ad un certo punto, però, succede qualcosa che di vecchietto non ha nulla: lui ti sorride, ovviamente, perché vi eravate già salutati prima, e ti fa con una mano il gesto del rock, con mignolo, pollice e indice tesi.
Lì, ti si scardina tutto il tuo stereotipo di vecchietto, visto come persona antica e lontana da te, uno che è sempre stato un vecchietto e se ne sta nel suo confine di vecchiettitudine senza farvi passi oltre.
Lui no, lui ha messo il piede fuori dal limite, e, di colpo, lo hai VISTO.
Lui non è IL vecchietto, lui è una persona, con la sua anima senz'età, dettata solo all'energia che racchiude.
Lui è il giovane e il vecchio, l'adulto e il bambino.
Lui non ti vede con occhi catarattici di vecchietto, ti vede con gli occhi.
Punto.
Tutto il resto sta nella testa.
La tua.
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