LE COSE CHE SCRIVO IN QUESTO BLOG SONO FRUTTO DELLA MIA FANTASIA (BACATA).
QUALSIASI RIFERIMENTO A PERSONE O FATTI REALMENTE ESISTENTI E' CAUSALE.

domenica 23 giugno 2019

Scegliere di non avere scelta

"Non ho scelta", "non ho avuto scelta".

Non l'avete mai sentito? Beh, chiaro: la libertà non esiste.

In realtà, anche se la libertà non esiste, tutti abbiamo scelta.
Abbiamo scelta finché, in una supermariobrosiana metafora, non finiamo le vite e i pallini dorati, che mi piace di più chiamare così che soldi, per amor di metafora. Ognuno di noi parte con una dotazione diversa di vite e pallini dorati. Questo è certo e innegabile.
Meglio partire con un sacco di vite e pallini dorati? Può essere di sì.
Questo garantisce di ritardare al massimo il game over e di divertirsi come pazzi giocando? Può essere di no.
Se sei una persona tendenzialmente annoiata da tutto, qualsiasi dotazione avrai, il gioco ti scazzerà.
E c'è poco da fare, è questione di con che inclinazione alla vita si nasce.
Uno può nascere ricchissimo, con tutte le scelte del mondo possibili e scazzato. Un altro può essere disabile, povero e mezzo scemo e vedere la meraviglia in ogni cosa.

Ma poi, pensate che roba avere tutte le scelte del mondo. Che beatitudine. Puoi fare qualsiasi cosa. Ma ovviamente, qualsiasi cosa tu faccia, destinerai del tempo a questa cosa e ne toglierai a tutte le altre possibili cose fattibili. Sembra facile, ma che responsabilità. Pensate a un bambino davanti a una gelateria con 987 gusti. Intanto, vai a capire quali sono, e poi vai a scegliere. Molto più facile se c'è un gusto solo, magari cioccolato. Certo, se l'unico gusto è panada, allora o ti mangi la panada o ti mangi la panada. O non ti mangi proprio nulla. Però nasce la magia del lamento. Puoi lamentarti della panada, che era l'unico gusto che c'era. Puoi guardare il bambino che sta cercando di capire quali sono i 987 gusti e dire "Ma guarda un po' quello là che fortunato che è, ha tutti i gusti, anche cioccolato", e intanto quello là non starà mangiando nessun gelato, magari, così preso a scoprirli tutti. Poi ne prenderà uno a caso, estenuato dalla lungaggine dell'indagine. Toh, panada, fa schifo, ma chi se ne frega, posso provarne un altro, e ne prova un altro, perché magari ha anche un sacco di soldi per comprarli, e poi un altro, e li prova tutti e 987, e alla fine è così grasso che rotola e schiaccia, rotolandoci sopra con il  corpo, tutti i coni che cerca invano di tenere con le sue grassissime dita. A provare tutti quei gusti, mica l'avrà capito qual era il suo gusto perfetto, anche perché è difficile farlo con la lingua felpata e congelata da mille gusti a bassa temperatura. Poi sarà così grasso che il suo unico pensiero sarà riuscire a tornare com'era prima, magari come quel bambino lì della monogelateria gusto panada. Però il bambino della monogelateria gli sembrerà piuttosto incazzato, un po' come lui. Insomma, tutti saranno incazzati, sia quello con scelta che quello senza scelta.
Ma quello con scelta non potrà che dire che è stato lui l'artefice del suo destino, mentre quello senza scelta potrà sempre dirsi vittima, potrà sempre dire che lui in fondo era senza scelta, e quindi lamentarsi dell'assenza di scelta per il resto della giornata del gelato. E il lamento è una droga potentissima.

Per fortuna nella vita non si tratta di scegliere gelati, ma di un sacco di cose diverse.
Si è pur sempre davanti a una miriade di bivi, che si snodano in mezzo a una foresta di vincoli esterni oltre che interni, e tra persone più o meno vicine, tutte con i loro bivi e vincoli. Questo significa che tutti hanno una scelta. Non esiste per nessuno, nemmeno per uno storpio rimbecillito, il solo gusto panada.

C'era uno che è rimasto un occhio che vedeva e si apriva e chiudeva, null'altro. Avrebbe potuto chiuderlo del tutto, e mandare tutto affanculo, invece con quello ci ha scritto un libro. Non so se fosse stato felice a fare sta cosa, ma l'ha fatta. Certo, c'è stato qualcuno che lo ha aiutato, avrebbe potuto non esserci, ma lui lo ha notato, ha creato un rapporto con questa persona (con un solo occhio provateci) e ha comunicato.

Facile, direte, quello era pieno di soldi. Beh, essere pieni di soldi, si dice, non dà la felicità ma agevola il modo di procurarsi ciò che la dà, dice molta gente. Agevolare agevola, per carità. Ma con i soldi uno che può fare? Ammazzarsi di ristoranti carissimi, offrire a tutti per avere tanta gente vicina (e quando smette di offrire che succede?), comprare un sacco di oggetti per lui bellissimi, non lavorare o fare il lavoro che gli pare. Beh, allora quello sì che basta -e avanza- per sentirsi la vita dentro. Se uno è povero, è uno schifo. Già, per esempio, la sola ricchezza agevola il trovarsi delle persone disposte a frequentarti, e anche a stare con te in una relazione. Se uno è povero, magari gli va pure a rotoli la vita sentimentale. Non può nemmeno andare con il compagno a fare una gita fuori porta, o cose così. Ad esempio lui, che era povero e con una situazione sentimentale del cavolo, e pure con un figlio, non ha avuto scelta?

Beh, sì, però lui era un gran figo ed era pure intelligentissimo. A parte che proprio figo non direi, ma poi chi è povero, cesso e scemo?
Che scelta ha?
Può sempre scegliere tra meravigliarsi di tutto, meravigliarsi di nulla e tutto ciò che sta nel mezzo. 
E in questo, forse, essere limitati intellettivamente può aiutare quanto essere illuminati.
E' quando si è nel mezzo che si SCEGLIE spesso di complicarsi la vita.

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