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mercoledì 19 dicembre 2018

Fine dei giochi

Me lo hanno sempre detto, fin da piccola:
"Un bel gioco dura poco".

Figuriamoci uno brutto.
Animati dall'imperante corpo di dolore che si infiltra nelle fessure della nostra società e di noi stessi, presumiamo pure che un gioco brutto duri un po' di più.

E infatti, il giochino dell'omino con la tromba nella vetrina durava da un po' di anni.
Uno si era abituato.
E poi, soprattutto all'avvicinarsi del Natale, vista la somiglianza dell'omino con il suddetto leader del mese di dicembre, e vista anche la tipica scommessa da persona saggia, con in palio cosucce da niente,

- "Sarò felice nei prossimi 50 anni?" -

ci si aspetta che l'omino sia sempre in posizione.

 Chi se ne frega se gioca anche lui con il nostro passaggio davanti alla vetrina, siamo egocentrici e dimentichiamo facilmente gli altri, per concentrarci meglio su noi stessi.

Ma ad un certo punto, proprio per via del Natale, ci accorgiamo che, al posto dell'omino, c'è una vetrina con strumenti musicali imbellettati di paillettes, palline e striscioline sberluccicanti.

Niente, è finito pure quel gioco,
adesso a Natale ci si dovrà proprio autoconvincere che il vecchietto sia vivo e vacanziero,
che torni a gennaio a illuderci ogni tanto che saremo felici per i prossimi 50 anni,
che i prossimi 50 anni li avremo,
e che li avrà anche lui,
per rinnovare la nostra scommessa.
E la sua.

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