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mercoledì 29 giugno 2016

Intelligenza commerciale: l'arte di vendere se stessi


C'è gente che basta che dica due parole e tutti credono che sia intelligente, altra che ne dice tre e passa  immediatamente per mononeurone.
Ora, non è possibile che da due o tre verbalizzazioni sia veramente capibile l'intelligenza di qualcuno.
Già si tratta di un'entità astratta difficilmente inquadrabile, figurarsi se la gente, che notoriamente è un ammasso di individui variamente intelligenti, può valutare in un batter d'occhio la quantità di un'astrazione nella testa di qualcuno, considerando che già nella sua ci potrebbero essere notevoli carenze della suddetta.

Eppure è quasi innegabile che, se uno è ritenuto intelligente, lo è dai più, e viceversa, uno scemo è scemo per quasi tutti.

Certo, considerando che ognuno conosce sottoinsiemi di popolazione generalmente affine, magari uno scemo si circonda di scemi che lo trovano intelligente, come uno veramente intelligente potrebbe attorniarsi di gente veramente intelligente che lo reputa intelligente. Ma se uno scemo sta in mezzo a intelligentoni o un intelligentone s'immerge negli scemi per qualche imperscrutabile motivo, il risultato non cambierà: il gruppo lo riterrà mononeurone, sia nel primo, sia nel secondo caso.
O forse no.

Forse l'intelligente veramente intelligente mobiliterà la sua intelligenza commerciale. Del resto, lui possiede tutte le multiple intelligenze individuate da Gardner, inclusa questa, che lo studioso chiama intelligenza sociale.
La verità è che è l'unica riconosciuta a primo acchito: se ce l'hai sembri subito intelligente tout court; se non ce l'hai, puoi anche essere pieno di ogni altro tipo di intelligenza, ma diventi un esiliato.
Sarai uno di quelli che risolvono sudoku giganteschi sul tram appoggiando il giornale sul cranio del vecchio borbottante seduto vicino a te, solleticando con i bordi cartacei la nonnina accanto a lui,
sarai uno di quelli che pensano ai massimi sistemi mentre risolvono sudoku in tram e perdono la fermata, per poi accorgersene tardi e mettersi a correre sgomitando in mezzo alla gente,
sarai uno di quelli che, persi nei loro elucubrazioni umanistiche, o logico-matematiche, quando interpellati risponderanno sempre "eh?",
sarai uno di quelli che alle feste diventano tappezzeria guardandosi spaventati intorno finché non si astraggono in uno di quei pensieri coinvolgenti fino al momento in cui lo donna delle pulizie, a fine festa, chiede di sollevare prima un piede e poi l'altro, ché deve scopare e poi lavare per terra.

Se hai l'intelligenza sociale, anche se sei un abisso di diserudizione, anche se hai letto tre libri in tutta la vita, anche se non guardi mai i telegiornali, carpirai nell'aria quel tanto che basta per dire sempre una frase accattivante che alluda a un substrato. Che questo esista o meno, non è un problema. L'importante è che sembri.
Anche perché poi, quando si diffonde il pettegolezzo che sei intelligente,
è fatta.
Anche se non fai più un tubo, anche se stai zitto,
anzi a maggior ragione se stai zitto, ché l'impressione è quella di uno che pensa,
tu sei "quello in gamba".
Ogni tanto lanci un'occhiata vispa,
ogni tanto spari qualcosa di sentito in autoradio, o dal droghiere,
e soprattutto non ti tappezzerifichi.
Annuisci sempre, fai perifrasi delle convinzioni altrui se ti chiedono un'opinione,
eviti di perderti davvero nei tuoi pensieri profondi alienandoti dal qui ed ora,
scorciatoia sicura per la nerditudine immediata che capovolgerebbe in breve la fama.
Sembra facile,
ma è un'arte.
Pochi ce l'hanno.
Quelli che ce l'hanno non la mettono da parte.
Si vendono bene.
Se hanno altre intelligenze oltre a quella,
capiscono di essere auto ed eterocompiacenti mercenari
di se stessi.

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