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venerdì 4 maggio 2018

Essere lì


Quando uno si prodiga a comunicare, e ci tiene, e si sente entusiasta, ma sembra che all'interlocutore non interessi una cippa, magari arriva a chiedergli perché, nonostante il menefreghismo, continui a rispondere.
Può capitare che si senta dire "Perché sei qui" nel caso in cui siano fisicamente uno di fronte all'altro, o "Perché sei lì" se il dialogo avviene via whatsapp o altre diavolerie social.

Questa risposta, a primo acchito, potrebbe provocare una siderazione, di quelle che fanno concludere che il suddetto interlocutore sia uno stronzo senza ritorno.

Però, a pensarci bene, è proprio una cosa così brutta dire a qualcuno che si comunica con lui perché è lì?

Se si sottintende perché è lì fisicamente, o virtualmente, e, per educazione, ché i genitori hanno insegnato fin da piccoli che bisogna rispondere alle persone, si deve rispondere, non è il massimo della piacevolezza. Ci si sente all'improvviso un intralcio proprio mentre si era presenti e coinvolti in un dialogo che sembrava qualcosa di bello.

Ma "essere lì" può avere tutt'altra accezione: può voler dire esserci, proprio in quel momento, non essere da nessun'altra parte che lì, e allora non solo non è una cosa che avvilisce, ma è davvero un grande complimento, ché è ben raro che qualcuno riesca a essere lì, nel presente, completamente coinvolto in un dialogo, né assorto in un passato ormai passato, né proiettato verso un futuro non arrivato, e nemmeno assorbito da un altrove.

E se quello che ha detto "Perché sei lì" non lo avesse fatto in piena consapevolezza, probabilmente perché lui, invece, non è lì,
quello che è lì può
estirparlo dal suo grufolare nel passato,
portarlo lì,
proteggerlo da scivoloni nel futuro,
insegnargli che l'altrove può aspettare,
finché lui capirà che essere lì è l'unica cosa da fare.

Se e quando saranno tutti e due lì,
entrambi presenti,
allora sì,
che qualcosa di bello succederà.

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