Ma qui siamo nel parco, e il fiume è in basso. Troppo in basso per una bambina.
C'è un muretto alto e lei se ne sta lì sopra, appoggiata alla ringhiera, con un piede giù, sospeso in aria, nell'impossibilità evidente di raggiungere l'acqua. Guarda verso il Po. Sta ferma con il manico del retino stretto nella mano sinistra.
Vado oltre, per il solito principio per cui ogni incontro di corsa è fuggevole.
Al ritorno lei è sempre lì.
Sempre senza genitori.
Ma dove saranno?
Li avrà?
Tutti li hanno.
Prima di sicuro.
Poi, non si sa.
La bambina cammina per il bosco insacchettata nel giacchino e ha sempre il naso verso l'alto.
Compie ampi gesti con il braccio e il suo retino pesca nell'aria.
Cosa pesca?
Lei lo sa.
Questa figura della bambina è davvero carica di mistero. Potrebbe sembrare una delle 'cose leggere e vaganti' degne di una poesia di Saba. Leggera corre per i prati a pescare...non si sa che. Ma la solitudine di una bambina! Il poeta che cantava la bambina era uscito con lei! Qui no. Mistero.
RispondiEliminaPuò darsi che la bimba avesse intenzione di acchiappare farfalle. Ma non essendoci state farfalle, si tratterebbe di una metafora vivente. Il mistero rimane, la poesia pure.
In una favola georgiana c'era una venditrice di farfalle che girava per mercati popolari. Teneva i feerici insetti incollati a piccoli rami. Vendeva le farfalle gioiosa ai suoi clienti, con la raccomandazione che le staccassero accuratamente con un po' d'acqua calda. Le bambine della venditrice giravano i campi per cogliere col loro retino le farfalle più versicolori e screziate. Un bambino, per rimirare la più bella delle figlie della venditrice da lui tanto amata, si recava ogni giorno ad acquistare farfalle. La casa del bimbo – incapace di dichiarare il suo amore- ne fu presto piena. D'inverno coloravano ogni momento della sua vita. La venditrice si trasferì lontano con le figlie. In primavera il bimbo liberò migliaia di farfalle.
Che la bambina cerchi quelle farfalle come fossero le parole che il bimbo non le aveva mai detto?
E' una spiegazione scientifica (!); e quadra pure il fatto che la runner non abbia visto nulla. Le parole non si vedono.
Il tutto implicherebbe forse una bambina capace di dire, come succede in un romanzo contemporaneo: 'Mamma, non sono una bambina, e ormai è troppo tardi. Già penso’. E quel gesto di pescare parole in aria potrebbe significare che vorrebbe pensare meno, e prendere le parole come vengono.
PS
La fantasia potrebbe crollare se la runner palesasse a quale Km della corsa abbia visto la bimba: dopo il 40 Km tanti medici sportivi ammettono il rischio di visioni mistico-allucinatorie....
RITRATTO DELLA MIA BAMBINA
RispondiEliminaLa mia bambina con la palla in mano,
con gli occhi grandi colore del cielo
e dell’estiva vesticciola: "Babbo
-mi disse – voglio uscire oggi con te"
Ed io pensavo : Di tante parvenze
che s’ammirano al mondo, io ben so a quali
posso la mia bambina assomigliare.
Certo alla schiuma, alla marina schiuma
che sull’onde biancheggia, a quella scia
ch’esce azzurra dai tetti e il vento sperde;
anche alle nubi, insensibili nubi
che si fanno e disfanno in chiaro cielo;
e ad altre cose leggere e vaganti.
(U. Saba)
PS E' meglio che la runner non palesi il km a cui inizia ad avere strane visioni...anche perché, a giudicare dal blog, sembrerebbe percorrere maratone continue...