LE COSE CHE SCRIVO IN QUESTO BLOG SONO FRUTTO DELLA MIA FANTASIA (BACATA).
QUALSIASI RIFERIMENTO A PERSONE O FATTI REALMENTE ESISTENTI E' CAUSALE.

lunedì 25 novembre 2013

Quando programmi un post da schifo


Quando uno sta vivendo, ed è, come dice un mio amico blogger, in modalità-blog, osserva il mondo e gli vengono un sacco di idee. Il fatto è che le idee non gli vengono sempre quando è di fronte al pc con la paginata del blog aperta. Spesso l'ideona geniale che gli farà scrivere un post mitico gli viene quando dorme, o lavora, o corre, o torna dal lavoro, o peggio ancora va al lavoro (dove il sito del blog è bloccato, o dove non ha computer a portata di mano). Che fa il blogger verace in questi casi? Si mette in modalità post, il che significa far di tutto per non farsi sfuggire non solo l'idea, ma anche la modalità per renderla al meglio, per fare la chiusa vincente. Anche segnarsi l'idea sul cellulare non basta. 
Se è blogger dentro, ogni altra cosa diventerà secondaria. 
Sta lavorando? Non capisce più una cippa e sbaglia tutto, pensando alla scaletta, ai passaggi d'effetto, ai punti da toccare. 
E' in macchina che torna dal lavoro? Sbaglierà strada, così allungherà ancora di più il tempo tra quel momento e quello in cui potrà esprimersi. 
Sta andando al lavoro? Lì non c'è speranza. Deve arrendersi all'sms. Quando tornerà a casa saranno passate così tante ore che non potrà più scrivere il post bellissimo, miticissimo, quello che avrebbe voluto scrivere prima di ogni altra cosa, che avrebbe deciso di scrivere anche se ci fosse stato un diavolo tentatore che gli avesse proposto in cambio, dopo sedici anni di astinenza forzata, un momento hard con la Nicole Kidman o il Brad Pitt di turno, servito sul momento, caldo caldo, in cambio del post. Quando tornerà a casa, dopo tutte quelle ore, riuscirà solo a scrivere il fantasma di quello che si era inventato 10 ore prima. Preparerà quel surrogato annacquato, poi lo programmerà. Diventerà nervoso per tutto il tempo che lo sperarerà dalla scrittura alla pubblicazione. Sarà un conto alla rovescia verso la rovina della reputazione, verso la decadenza degli accessi, verso il crollo della considerazione da parte dei lettori. E così, in quel gap temporale, potrà solo sperare che la grande ispirazione bussi ancora una volta alla sua porta. Che gli venga un post, sempre su quell'argomento, non solo magnifico, ma anche PIU' magnifico di quello della prima idea. Allora gli ritornerà l'euforia del blogger, manderà a cagare di nuovo Nicole Kidman, Brad Pitt, il diavolo tentatore e tutto ciò che lo separerà dal bellissimo post, si fionderà a scriverlo, superando ogni ostacolo infrapposto. Lo sostituirà a quello da schifo. Poi si sdraierà soddisfatto sul divano, le mani dietro la nuca, a guardare compiaciuto il suo mondo immaginario. Penserà che ha fatto benissimo a vivere proteso verso una simile opera d'arte. Si dirà che, davanti a questa soddisfazione, il Brad Pitt o la Nicole Kidman del momento gli fanno una pippa.
Anzi, no.
Che il diavolo tentatore ormai li ha portati via.

Corollario al post odierno (per amore delle esemplificazioni illuminanti, anche se con una certa vergogna)

L'evento su descritto, pur con tutte le licenze poetiche necessarie al buon esito del post, è, contrariamente al solito, realmente accaduto. Per amor d'esemplificazione, che senza gli esempi non si capisce mai bene il concetto, vi informo che questo post ha sostituito quello che vi incollo qui sotto, scritto in piccolo, perchè è talmente brutto da sembrare la predica di un prete pedante. Lo metto in piccolo, così, magari, non lo leggerete e io mi sentirò meno imbarazzata. Ma fidatevi, il rimpiazzo è stato veramente un gran sollievo, per me e per voi (che ora vi sorbite quello che vi ho risparmiato venerdì scorso).


 LA SCELTA COMODA


Nella vita si può vivere come animali parlanti, seguire le proprie pulsioni senza lasciarsi condizionare dalla ragione, cosa che a volte è molto semplice, in quanto non la si possiede proprio.
Un tipo di vita così è abbastanza semplice, perchè è innato. L'importante è tenere sempre spenta la ragione.
Soddisfare subito le proprie pulsioni risponde al principio di piacere, e quindi fa sì che si provi piacere, appunto.
Sarà per questo che molte persone ne hanno fatto una filosofia di vita.
Sarà per questo che molte persone, sempre più persone, ormai, non credono più nell'amore e agiscono di conseguenza, lasciandosi trascinare qua e là dalle prime senazioni apparentemente forti e trasgressive che li fanno sentire "vivi", ma che ormai sono più conformiste del conformismo.
Credere nell'Amore, in quel vaiolo rosa, in quell'altro nel bianco degli occhi pare essere démodé. Meglio indugiare nel piacere fine a sé  stesso, nel tutto e subito, nel cojo cojo, che potrà anche essere raro per alcuni, ma prima o poi arriva per tutti. Chi se ne frega del grande Amore, che poi, in fin dei conti, ci si dice, non esiste, chi se ne frega di far diventare grande una storia, di farla diventare una Storia, se è così comodo e piacevole cedere alle lusinghe del primo (o secondo, o terzo) incontro casuale, della prima (o seconda, o terza) occasione che ci fa sentire il sangue investire tutto e poi sentirsi investiti da un tram.
girare a mille. Chi se ne frega di
Non è più semplice distrarsi con tanti mazzi di fiori belli solo per un po', senza terra nè radici, e cambiarli sempre, piuttosto che occuparsi di un ficus benjiamin che appena si sbaglia l'illuminazione o l'innaffiamento si mette a scaricarci foglie sul pavimento come se piangesse, che ci secca seccandosi? Meglio lasciare il ficus lì nell'angolo, non curarsene, aspettare che se ne curi qualcun altro, e guardare solo i fiori solo per il periodo in cui non seccano anche loro, ma senza terra, senza vaso, senza legami che ci facciano pensare di dover ancora far qualcosa per tenerli in vita, qualcosa di diverso dall'aprire un cassonetto e gettarceli dentro.
Alla fine non ci rimarrà niente, se non il ricordo di un effimero divertimento sull'altro, e anche noi saremo solo effimeri ricordi di effimeri divertimenti per altri che avranno adottato la nostra filosofia di vita.

Allora forse è meglio fermarsi un attimo, pensare se è maggiore il piacere di una serie di incontri rubati alla fiducia altrui distruggendo a priori quello che di buono si potrebbe costruire (perchè tradire la fiducia altrui è sempre e solo distruttivo, checchè se ne dica), oppure quello di buttarsi anima e corpo in qualcosa di vero, grande e voluto. Domandarsi se non meriti mettersi d'impegno per raggiungere quello, invece che dirsi che tra il rischio di un fallimento e la sicurezza di ottenere qualcosa di piccolo e immediato è meglio quest'ultima. Chiedersi se tutti i libri e gli articoli sulla terapeuticità del non impegnarsi mai fino in fondo non siano soltanto patetiche giustificazioni per la propria debolezza. Del resto, chi non risica non rosica (link per i romani), ma non se la gode nemmeno tanto quanto vorrebbe far credere a se stesso e agli altri.

 La maggiore trasgressione, ormai, è credere di riuscire in ciò in cui nessuno crede più.
E farcela.

2 commenti:

  1. Ancora un frammento dal post-futuro.
    E se il demonio della scrittura fosse un diavolo tentatore? Lettore e creatore sarebbero sottoposti a due versanti di una stessa tentazione. L'ansia da post-scenico non avrebbe ancora senso. O forse diverrebbe ansia di chi crea. E basta.
    In una poesia Puskin scriveva che al tempo dei grandi sentimenti, come quelli del post rimosso, proprio
    “allora un genio crudele
    iniziò a tormentarmi...
    l'ispirazione diprezzava”
    e in un'altra ('Diavoli', traducibile anche come 'Demoni')
    “per le falde un diavolo (demonio) ci guida
    e ci fa girare a vuoto....
    ..
    turbinano diversi diavoli (demoni)
    come foglie a novembre.”
    Se il demone si trasformasse in diavolo, per rabbia, giochi del tempo o errore di traduzione, forse il palco subirebbe una metamorfosi come luogo d'incontri. E se il diavolo d'un lettore si portasse via le tentazioni, allora il blogger creatore netrarrebbe beneficio, oltre alla riduzione d'ansia. Ma il blogger ha ceduto, evidentemente, al demone suo, piuttosto che al diavolo tentatore? Non si comprende, dato che ha pubblicato anche il post sostituito.
    Un filosofo diceva che 'il diavolo si prende gioco di noi, quando non pensiamo'. Il blogger ha pensato o non ha pensato con la ragione quando ha postato il vecchio post eluso o non-eluso dal pensiero?
    Al lettore può succedere che le 'distrazioni' diventino il suo demone inseguitore....insomma che il post scartato susciti una passione fuori tempo e fuori ruolo. Ma ai lettori bastano le briciole...talvolta.

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  2. Forse il blogger all'epoca non ha postato scientemente il post cancellato, ma rileggerlo dal futuro fa quasi pensare a un messaggio del blogger passato al blogger futuro, o al lettore futuro, o forse è solo pura casualità. Ma molto causale. E comunque il blogger e il lettore del futuro non ascolteranno nemmeno questi consigli da "Ritorno al futuro" o da "Predestination", ché tanto alla fine i consigli lo sai non s'imparano mai e puoi seguire solo il tuo istinto.

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