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venerdì 8 aprile 2011

Assemblee sindacali del settore scuola (post settorial-polemico)


Quando sei un prof, il culmine della tua realizzazione lavorativa viene toccato alle assemblee sindacali.
Per quanto possa essere grigia e frustrante la tua vita lavorativa, sai che prima o poi ci sarà una bella assemblea sindacale che ti solleverà il morale e ti farà tornare a scuola pieno di grinta, energia e senso di appartenenza alla tua classe lavorativa.

Un esempio può essere l'assemblea sindacale della CGIL FLC a cui ho assistito in quel di non stiamo a dire dove, non stiamo a dire quando. Inutile stare a dire, tanto mi sa che le assemblee sono sempre più o meno simili in tutti i posti.

Trattandosi di 5 scuole superiori, l'affluenza era la solita: 26 anime, di cui la metà che consultava il cellulare più del più menefreghista alunno, o chiacchierava ad alto volume con il collega più dei più chiacchieroni degli studenti, tanto da produrre l'eco sulle pareti della vuota sala convegni, o si spulciava, o ciondolava la testa con ritmo altalenante tra sonno e veglia.

Io sono arrivata in un momento in cui il sindacalista, che già è uno di quelli che in passato più mi hanno convinta (figuriamoci gli altri), appoggiato di chiappe alla scrivania, le gambe accavallate una sull'altra con nonchalance, il mocassino semiprimaverile ai piedi e la faccia di quello che sa, diceva: "Noi della CGIL non facciamo ricorsi: i ricorsi li fanno [elenco di tutti gli altri sindacati, perchè l'unione fa lo sforzo, ed è meglio non sforzarsi troppo], non noi, che siamo un sindacato serio".
Dopo 10 minuti ha asserito: "Gli organici di fatto sono coperti da supplenze annuali al 30/06, mentre sarebbe giusto che si trattasse di contratti fino al 31/08, ma noi della CGIL stiamo facendo un sacco di ricorsi vincenti su questo fronte!".
L'importante è la coerenza.

Altre chicche dalla folta platea:
  • premesso che il CLIL è un corso ipoteticamente avviando dal MIUR per permettere agli insegnanti di proporre alcune parti della loro materia non linguistica in lingua straniera, una prof di francese si è alzata e ha asserito che con questo CLIL si sarebbero sottratte ore agli insegnanti di lingua, e soprattutto si sarebbe insegnata una lingua maccheronica, con il livello B2. Io sono abbastanza d'accordo sulla lingua maccheronica: ritengo che una persona che ha studiato le lingue straniere in Italia senza mai andare all'estero non possa arrivare al livello di qualcuno che ha vissuto in lingua straniera, immerso nella cultura relativa. Ma questo non si impara nè all'Università, nè ai corsi abilitanti del CLIL, che ancora non sono partiti, e non si sa se e quando partiranno. Mi permetterei però di osservare che:
  1. il CLIL non richiede livello di conoscenza B2, ma C1, e non so quanti laureati in lingue lo possiedano;
  2. i laureati in lingue si sono laureati centenni o millenni fa, mentre i professori privi del livello C1 dovranno farsi da 2 a 4 anni di corsi di lingue per passare dal B2 al C1 o dal B3-4 al C1 e saranno freschi di studi;
  3. il lavoro dell'insegnante di lingue è insegnare la lingua, quello dell'insegnante di materia non linguistica in lingua straniera è farla applicare a altri ambiti educativi, quindi si tratta di due funzioni diverse.
  4. Se uno non è informato sullo stato delle cose, è meglio che stia zitto (anche se, in questo caso, forse nella sala ci sarebbe stato un silenzio totale per 3 ore).
Con ciò, è quasi scontato che, come ci sono insegnanti di lingue straniere pessimi, ci potrebbero essere insegnanti di materia non linguistica in lingua straniera pessimi, sempre che il progetto non si areni come quasi tutti quelli del MIUR.
  • Per la serie "fare sostegno per anni non lede la materia grigia", ecco una frase di un'insegnante di sostegno precedentemente abilitata in Lettere che voleva sapere se fosse possibile evitare di sottoporre agli studenti le prove INVALSI: "Ci si può rifiutare di non fare l'INVALSI?". Impara l'italiano e mettilo da parte (dimenticandolo).
Fortunatamente, i prof curricolari hanno mantenuto tutta la loro favella, infatti quelli appartenenti al 50% non dedito ad attività collaterali si alzavano a turno per porre domande della durata di quindici-venti minuti, con uso di termini dottissimi e dimostrazioni di eloquio fluente, per poi aspettare in piedi, tronfi e autocompiaciuti, che scattasse l'applauso della copiosa folla. Quando si sedevano, nessuno aveva capito la domanda, tantomeno il sindacalista, che diceva ma certo ma certo, e continuava a raccontare la sua scaletta.

Da grande pensavo quasi di fare la sindacalista.

Ora mi stanno sorgendo dei dubbi.

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