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venerdì 13 gennaio 2023

Il sapone sapone

In questi anni di virus continui è accaduto qualcosa di inaspettato e contrario alla logica: il sapone non faceva più figo. Ha iniziato a combattere contro la concorrenza dei gel igienizzanti, che con il loro nome rassicurante hanno sbaragliato la cara vecchia saponetta, inquietantemente accarezzata da una promiscuità di mani, e anche il tradizionale sapone liquido, quello su cui c'era scritto, appunto, solo sapone liquido. Pur avendo apparentemente un'identità più igienica della saponetta, mancava l'aggettivo salvifico.

Ma a questo punto nasce spontanea una domanda: qual era l'antica funzione del sapone, inclusa la sua versione solida, se non igienizzare? Il fatto che qualsiasi saponetta, anche quella lercia, rigata di nero, incollata a una portasaponetta di plastica ingiallita dal tempo, che si trova nei peggiori bagni delle più malfamate piole elimini la quasi totalità dei virus, se strofinata su tutta la superficie delle mani per 20 secondi almeno, non interessa al pubblico. 
Il pubblico è sensibile alla parola. 
E la parola è

 IGIENIZZANTE. 

Sulla saponetta si potrebbe incidere, ma durerebbe poco. 
Sul sapone liquido, invece si può scrivere, con tanto di croce rossa o verde che accende gli istinti crocerossini, che fanno sempre audience.
E così, anche se tutte le saponette e tutti i saponi liquidi sono per loro ruolo igienizzanti, perché rendono le mani e qualsiasi altra parte del corpo strofinino con la sufficiente energia libere dalla maggior parte dei virus, se non c'è scritto l'aggettivo magico non piacciono. 

Forse è per questo che il Ministero della semplificazione ha avuto vita breve, declassato ad agenda di cui non parla più anima viva: alla gente piace complicarsi la vita, aggiungere aggettivi altisonanti, sinonimi di quelle semplici parole che già di per sé significano tutto il necessario. 
E così la pandemia di covid ha lasciato uno strascico di saponi igienizzanti, anche perché chiamarli saponi saponi sarebbe stato palesemente e non subdolamente pleonastico. 
Il pubblico vuole il pleonasmo complicato, quello che non capisce, gli piace fregarsi da solo e compiacersi da solo della propria subdola fregatura.  

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