LE COSE CHE SCRIVO IN QUESTO BLOG SONO FRUTTO DELLA MIA FANTASIA (BACATA).
QUALSIASI RIFERIMENTO A PERSONE O FATTI REALMENTE ESISTENTI E' CAUSALE.

venerdì 24 aprile 2020

Razzismo che vieni razzismo che vai

Fino a ieri ero razzista, poi ho smesso per un nanosecondo, quindi lo sono ridiventata ancora di più.

Vi racconto com'è andata.

La casa in cui abito ha due balconi, uno sempre all'ombra e uno sempre al sole con tavolino e panorama su un bel prato, il grattacielo della Regione incompiuto, e una serie di cortili.
Se voglio far finta di stare fuori, di solito mi piazzo sul balcone soleggiato.
Uno dei condomini che vedo a circa 200 m in linea d'aria deve presumibilmente essere abitato da una serie di famiglie slave più una cinese e una italiana. Quelle slave si conoscono tutte e circolano stile comune. Si sono appropriate del cortile, iniziando a colonizzarlo con una montagna di sabbia per simulare la spiaggia per i numerosi bambini, e con il passare del tempo hanno creato un centro bricolage e un angolo cottura, più un tavolo per i party con tanto di casse da discoteca, nonché un ammasso di circa 16-20 biciclette che spostano a seconda delle fasi della giornata.

E fin qui, tutto bene.
Osservavo anche divertita i loro movimenti.

Circa due/tre settimane fa è iniziata la discokusturica. Dalle 10 del mattino fino alle 19,40 proviene dalle casse in cortile, poi si trasferisce in casa, e arriva direttamente a perforarmi le orecchie dal balcone sito a 200 m in linea d'aria dal mio. Il fatto è che, oltre ad essere a volume inquietante, ha anche degli acuti mica da niente, di quelli che proprio ti titillano il timpano subdolamente e ti scatenano il mal di testa pervasivo già dalle 10,10. L'unica è chiudere tutte le finestre e le porte e rifugiarsi nell'ala opposta della casa, e se si vuole prendere aria la si prende sul balcone ombroso che dà sulla strada e su un terrazzo di marocchini che ti osservano minacciosi con scritto in faccia: "Tu donna stai in casa, chiusa. Con la mascherina addosso".

Una sera l'italiana che vive sventuratamente sopra la casa dello slavo che le ha più grosse (le casse) doveva averle piene anche lei (le ovaie) e ha acceso l'aspirapolvere in balcone. Alle 21,20. Durante il wednesday evening show. Lo slavo nerboruto tatuato e pelato stile Vin Diesel in XXX è uscito  sul balcone. Ignoro come abbia fatto a udire l'aspirapolvere o percepire le sue vibrazioni, dal momento che io non sentivo nemmeno i miei pensieri da 200 m di distanza. Comunque lui deve avere i superpoteri e ha sentito. Ha dato un'occhiata in su, gonfiando i pettorali in modo alternato, ed è tornato in casa, alzando ancora di più il volume. La signora si è ritirata in buon ordine nei suoi appartamenti.

Ora, è certo che un individuo (e nemmeno quarantacinque, come sono quelli che si riversano in cortile ogni giorno) non fa il popolo, che ognuno è uno (a volte anche due, mi ricorda spesso un'amica, ma di certo non 360 milioni), ma la prima beota idea primitiva che ti salta in testa è "@#*** di @&%$".
E ti senti razzista.
C'è poco da fare.
Birazzista, su un balcone e anche sull'altro, senza manco uscire di casa.
Proprio tipo pubblicità dei Ringo in cui tu sei la crema.
Che cosa terribile.
Ti fai schifo da sola.
Birazzista, contro slavi e marocchini.
Ti daresti una gomitata in faccia da sola ma non è possibile.
Sei da sola, quindi non puoi nemmeno chiedere a qualcuno di dartela.
Slavi e marocchini non ti toccano che poi li infetti, se no potresti chiedere a loro.

Passa 'a nuttata.

Il giorno dopo vai al balcone e ti accorgi che hai steso male la tua unica mascherina ed è volata via.
Ti sporgi, disperata all'idea di non poter entrare nel negozio che vende mascherine senza mascherina, nonché di non poter entrare in nessun altro negozio. Ti vedi già morta di fame stenti e privazioni. Vedi già il vicino che chiama la polizia dopo due settimane per la puzza di cadavere che esala dal tuo appartamento eccetera eccetera.
Poi ti decidi: gridi agli onnipresenti slavi del reparto bricolage se vedono una mascherina da qualche parte. Guardano. La vedono. "Sì, sì, è lì" e indicano il cortile tuo.
Scendi.
Nel cortile tuo non c'è.
Ti metti a gridare perché il cortile tuo è un piano sotto il cortile loro.
Si sporgono.
Ti dicono che è lì, ma lì non nel cortile, sul balcone dell'estetista chiusa da mesi, proprio contro il muro, circa 3 metri sopra la tua testa e 6 metri da loro. Tu inizi a cedere, a dirti e va beh, di qualcosa dovevo pur ben morire, invece che di corona virus sarà di fame, fa lo stesso. E invece loro ti dicono: aspetta. Vin Diesel e un altro armeggiano per dieci minuti mentre io attendo speranzosa con il volto levato al cielo. Dopodiché si sporgono alla ringhiera armeggiando con una serie di bastoni delle scope attaccati insieme con il nastro adesivo e in cima una canna da pesca allungata al massimo della sua telescopia. Osservo rapita divertita e commossa i tremolanti tentativi di recupero della mascherina dei due, avvinghiati l'uno all'altro in punta alla ringhiera che manco Leo e Kate sulla prua del Titanic, con tutte e quattro le mani a timonare il lunghissimo strumento.
Alla fine, sudati marci per il prolungato sforzo, mi fanno atterrare in testa la mascherina non ffp2 non lavabile nera e marrone di strati preistorici di smog e polveri sottili che si sono adagiate sul balcone nei mesi.

Non sono più razzista.
Amo i "vicini" slavi al completo e con loro tutti i 360 milioni di slavi del mondo.
"Grazie, grazie" dico ai due, mentre l'italiano del balcone del secondo piano sopra di me mi strizza in testa, sulla mascherina zozza e sui capelli puliti, uno straccio del lavaggio del pavimento.

Ok, sono diventata razzista verso gli italiani.
Quindi adesso sono razzista pure verso me stessa.

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