LE COSE CHE SCRIVO IN QUESTO BLOG SONO FRUTTO DELLA MIA FANTASIA (BACATA).
QUALSIASI RIFERIMENTO A PERSONE O FATTI REALMENTE ESISTENTI E' CAUSALE.

sabato 21 settembre 2019

Solchi

Uno arriva a un certo punto che è già passato un po' da quando è nato e ci vuole ancora (presumibilmente) un altro po' prima che tiri le cuoia.

Glielo hanno detto, che nella vita BISOGNA fare delle cose: crescere, trovare un lavoro che sia possibilmente serio, non mollare il lavoro serio se non se ne si è trovato uno più serio, sposarsi, fare i figli, comprare la macchina, la casa, la seconda casa, e cose così, prima di morire.
Vede anche che a quanto pare il modello è apprezzato e seguito, perché quasi tutti intorno lo fanno.

Il fatto è che c'è la questione della sabbia.
La questione che più uno percorre un giro in modo ripetitivo, più si scava il solco.

E allora uno decide che quando vede che il solco è già lì che gli arriva alle ginocchia, fa un saltino e atterra di nuovo nella coltre di sabbia incontaminata.
Preserva la leggerezza.
Così continua a poter vedere il mare, il sole, le palme, i gabbiani.
Però ad un certo punto si accorge che non vede più gli altri.

Gli altri sono quasi tutti nei solchi, in bassissimo.

E così, anche se uno vuole vedere il mare, il sole, le palme, i gabbiani, essendo un umano e, per questo, non estraneo a qualsiasi cosa umana, sente il bisogno degli altri, ché l'uomo è un animale sociale.
Ma gli altri mica li vede, a parte quelli come lui che continuano a saltellare di solco leggero in solco leggero, e dopo un po' che gli si accompagnano in un solco vicino cambiano di nuovo per evitare di affossarsi, esattamente come fa lui.
Si incuriosisce, perché l'uomo è un animale curioso. E così vuole capire cosa fanno quelli là sotto, anche se non gli ispira il fatto che non vedano il mare, il sole, le palme, i gabbiani.
Si butta in uno dei tanti solchi profondissimi: il risultato è che, se non si spacca una gamba o la testa, magari atterrando di cranio sul cranio dello scavatore di solco, magari lo incontra, lo scavatore.
Immaginate ora come può essere uno che scava un solco da anni anni e anni e sta nel buio. Immaginate cosa e come possa vedere.
Immaginate come possa accogliere quello che gli precipita da su, tutto abbronzato, giovanile e vedente. Tra l'altro rimanendo accecato pure lui dall'oscurità.
Come minimo lo scavatore si infastidisce assai per la presenza nel SUO solco personale, e uno, appena precipitatosi, già inizia a pensare "ma che diavolo ho combinato?". Il fatto è che non può tornare su. Le pareti del solco sono altissime e liscissime.
Uno non può far altro che cercare una convivenza con qualcuno che lo vede come un pazzoide, nel suo spazio che tanto gli piaceva ed era definito completamente da lui, e che a sua volta ritiene un pazzoide.

Una convivenza forzata di persone che si ritengono reciprocamente pazzoidi o una solitudine rimbalzante con panorami deantropizzati, a tratti accompagnata da altri solitari rimbalzanti.

Queste sono le scelte se si vuole stare più tempo a godersi il mare, il sole, le palme, i gabbiani.

Se no ci si fa il solco subito, da bravi, e si risolve tutto.

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