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giovedì 5 settembre 2019

La comodità più scomoda

Non c'è nulla di più scomodo che la comodità.

Avete presente quando vi affondate in una di quelle comodissime poltrone da cui uno non si alzerebbe più e vi dicono "Ehi, ci sarebbe da prendere questo, fare quell'altro, vedere una cosa bellissimachestaaccadendooraemaipiù?

Ecco, voi siete così comodi che vi fa davvero fatica alzarvi.
E che fate?
Non vi alzate.
O ci pensate talmente tanto che quando vi sarete alzati vi sarete già dimenticati il perché, la cosa da prendere sarà stata presa da altri, quella da fare fatta da altri, quella bellissima sarà già nella fase del mai più.

E così, quando si è scomodi si passa il tempo a escogitare metodi per diventare comodi: e ci si dà un sacco da fare per raggiungere questa famosa comodità.

Il lato che salva l'uomo - e lo condanna - è che la soddisfazione per i risultati è solitamente di brevissima durata, il che fa sì che la comodità di oggi diventi la scomodità di domani, e quindi si torni in una modalità di ricerca che tiene vispi.

Ma se uno raggiunge davvero la comodità che aveva cercato, ecco, si scopre scomodamente comodo.

Si scopre affondato nella poltrona che gli occulta la vista di tutto quello che c'è intorno.
Non si muove più.
Diventa grasso.
Il grasso gli pesa e lo fa stare male.
Ma proprio male, sempre più male.
Tanto che poi muore.
Ma comodamente.
Il che, a pensarci, non è da buttare via.

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