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sabato 18 agosto 2018

Volare oh oh


Aeroporto di città del sud Italia. Non che sia rilevante il fatto che sia del sud, ma è effettivamente del sud. Però poi sembra politically uncorrect.

Ricominciamo.

Aeroporto italiano. Uhm, no, anche italiano sarebbe politically uncorrect.

Ricominciamo.

Aeroporto.
Aereo in pista.
Passeggeri tutti incastonati sopra, perché si tratta di una compagnia che ama fare i tetris di esseri umani. Potrei dire che sia Ryanair ma poi sarebbe politically uncorrect.

Non lo dico.

Ricominciamo.

Aeroporto.
Aereo in pista.
Passeggeri tutti incastonati sopra, perché si tratta di una compagnia che ama fare i tetris di esseri umani.
Tu in mezzo al tetris, ma proprio in mezzo, paninizzato.
E' stata dura impaninarsi con la vicina del corridoio che doveva finire una telefonata di dieci minuti prima di alzarsi, e un'altra prima di far passare il vicinomdel lato finestrino.
Il tapino suddetto, chiamato dall'amico a fare uno scambio per essere vicino a lui, è così atterrito dall'idea di farle smettere l'ennesima telefonata che decide di rimanere in quel posto.

Il tempo passa, ma l'aereo non passa. Sta lì, fermo immobile in un tripudio di pianti urla gomitate e calci di bambini gemellari o meno di età inferiore ai 6 anni che allieta più o meno ogni individuo seduto nell'abitacolo.

Dopo mezz'ora abbondante, dopo tutte le varie dimostrazioni di hostess e stuart, si sente la voce del pilota. Fa il solito saluto con presentazione, poi annuncia: "Questo volo è diretto a xyz, non è che qualcuno deve andare altrove e si è sbagliato? Non siate timidi, ammettetelo pure".
Nessun si muove.
Nel frattempo il vicino del finestrino dice di aver osservato personale che in pista correva spingendo una carrozzina e altro che rivoltava tutti i bagagli da stiva.
Le hostess sussurrano "Ma sì, il bagaglio della signora è in stiva, ma lei non c'era, l'avevano dimenticata giù".

Alla fine l'aereo parte, e i bambini davanti a te inscenano una lotta greco romana con urli da richiedere la protezione per rumori molesti. Il padre partecipa dell'attività, picchiando i bimbi con una bottiglia di plastica vuota, finché i due non si precipitano sulla madre, che ha smesso di telefonare e li accoglie in braccio a lei ma soprattutto a te, urlanti, scalcianti e sgomitanti.

Quando scendi vedi il tuo vicino del finestrino che bacia il suolo.
Tu non riesci.
C'è da piegarsi troppo per farlo.
La signora in carrozzina, spinta di nuovo dal
personale, materializzata da un luogo dell'aereo diverso dai sedili, tutti pieni, anche vorrebbe baciare il suolo, ma anche lei non ce la fa.

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