LE COSE CHE SCRIVO IN QUESTO BLOG SONO FRUTTO DELLA MIA FANTASIA (BACATA).
QUALSIASI RIFERIMENTO A PERSONE O FATTI REALMENTE ESISTENTI E' CAUSALE.

giovedì 25 gennaio 2018

Slippery when wet


Uno è lì che nuota in piscina e intanto pensa a cose cruciali, perché deve trovare delle idee, idee che non gli vengono nella frenesia della vita smartphonificata accelerata distratta multitache fuori dall'acqua.
Invece, lì, può limitarsi ad essere multitache e, oltre a nuotare, concentrarsi ad esempio, senza fare riferimento alcuno a persone realmente esistenti e tantomeno vicine o coincidenti con l'autrice di questo blog, su che titolo dare al libro che gli pubblicheranno tra poco. Urge un titolo decente, quello originale è stato bocciato, le proposte sono assai peggio dell'originale, uno deve fare tutto da solo, lavorare mentre nuota, questa è la vita contemporanea.

Di colpo, lo coglie l'attacco di creatività: iniziano a venirgli in mente titoli fighi; ci riflette per combinare le parole nel giusto modo.

Ad un certo punto ne ha vari in mente e inizia a provare un terribile timore: la dimenticanza.
Mentre conta le vasche, si ripete i titoli già ideati, e intanto ne cerca altri, ma ogni titolo in più ha un maggior panico da gap di memoria.

Deve appuntarseli in qualche modo, ma il prima maledetto smartphone, quello che gli avrebbe impedito di concentrarsi, è appunto inoffensivamente chiuso con la modalità aereo in un armadietto degli spogliatoi. E poi sarebbe difficile digitare con le dita bagnate.

Quando i titoli, tutti fighissimi, sono diventati troppi per la mente martoriata da vizi, tempo e conteggio delle vasche, uno arriva a fare un cenno al bagnino, a chiedergli se per favore ha carta e penna. Il bagnino e carta e penna appartengono a due universi distinti e inconnettibili, infatti lui scuote la testa con occhio quagliato. Poi, anche se le avesse, come farebbe il nuotatore a scrivere? Il foglio diventerebbe un'illeggibile spugna, con l'inchiostro allargato a formare indefinite macchie di Rorschach, e la base d'appoggio sarebbero le grate di scolo del bordo della piscina. Poi, tra un'aggiunta e l'altra, la pagina se ne starebbe nell'umidità a stingersi sempre più.

Niente da fare, l'unica è memorizzare tutto.

Resistere fino alla sessantesima vasca.

Considerare che, in fin dei conti, l'idea migliore sarà quella che sopravviverà alla sfida della memoria.

Dopo un'ora e mezza uno uscirà dalla vasca, arriverà al cellulare correndo come un ossesso sulle segnalatamente scivolose piastrelle, armeggerà come un ossesso sul lucchetto cinese che ha messo all'armadietto, agguanterà il cellulare con mano viscida, in qualche modo accederà al blocco notes e finalmente potrà scrivere le pregnanti, ultime idee che gli sono rimaste in testa:

"56, 57, 58, 59, 60. Finito!"

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