Il vento spazzolava la città portando
via patine di tempo dalla sua superficie. Il cielo era una cupola
spleenetica e plumbea. Gocce che sembravano sbattute a tazze giù dal
cielo si schiantavano con tonfi grassi sull'asfalto della strada e
sulle pietre dei marciapiedi.
Camminavano piegati in avanti,
tenendosi ben chiuse le giacche con le mani, in mezzo a un turbinio
di cartoline e fogli sollevato dalle bancarelle dei portici.
Si erano rifugiati nei sotterranei
scuri e protettivi. Il sibilo del vento, a ogni gradino sceso,
diventava più ovattato. Si erano immersi in pile e pile di libri
impolverati, studiandone fronte, retro, quarti di copertina. Leggendo
pezzi qua e là, ammonticchiando i libri prescelti per essere
acquistati a vantaggioso prezzo fatto a occhio e definito da una sana
contrattazione, avevano perso il senso del tempo e dello spazio,
convergendo in un mondo inventato da altri e anche un po' da loro.
Si erano lavati le mani dai
polpastrelli anneriti in un lavandino sbrecciato, per emergere
controvoglia, scalino dopo scalino, dal loro mondo sommerso. 'Sarebbe
bello se tutto sopra fosse stato raso al suolo, vero?' Si erano
figurati di uscire e trovare terra brulla dove prima c'erano case e
gente e portici e bancarelle e fogli volanti e gocce di pioggia che
schiaffeggiavano l'asfalto. Una pianura vergine che si perdesse fin
dove la vista potesse arrivare, da cui ogni forma di vita e sua
costruzione fosse stata portata via da un vortice come quello che
aveva ingurgitato Dorothy.
Il vento sibilava ancora, sempre di più
mano a mano che tornavano in superficie con quell'irreale sentore di
apocalisse.
Carichi di borse zeppe di libri,
avevano spinto la porta d'uscita, pronti all'attesa delusione. Dallo
spiraglio era entrata una folata di vento diverso da quello di prima,
forte ma meno freddo e inaspettatamente carico di salsedine, che
aveva spalancato l'anta.
Davanti a loro non c'era nessuna terra
brulla, nessun orizzonte in fondo al nulla.
C'era un mare in tempesta, e loro erano
su una banchina sbattuta dalle onde. Vascelli con vele gonfie e
cavalli che si sporgevano dai lati combattevano contro le onde
avanzando tra i flutti. Il vento sibilava nei loro capelli e seccava
gli occhi increduli e indagatori. Lo sbigottimento era direttamente
proporzionale all'irrealtà della loro illusione precedente. Era
stato facile desiderare cose che erano sicuri di non poter avere. In
quel momento si resero conto che, in un modo o nell'altro, si
ritrovavano davvero in un mondo evocato, e che quello a cui erano
abituati era sfaldato, forse confinato in una dimensione parallela.
La disattesa delusione aveva avuto un impatto emotivo molto più alto
dell'attesa delusione.
Un vascello si era avvicinato a loro
schiumando nell'acqua salata, un cavallo aveva allungato una zampa
fuori dal bordo, e li aveva in qualche modo caricati a bordo.
Iniziava una nuova vita, in un mondo dove i libri sarebbero serviti
solo come piccoli depositi di nostalgia, per ricordare un passato che
scivolava via veloce. Si appollaiarono in punta all'imbarcazione, con
il vento che mandava indietro capelli e pensieri stantii, e seguirono
la rotta con lo sguardo, come se l'avessero fatto da sempre.
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