venerdì 25 marzo 2016
"Sono pazza!"
Quando (e se, ma poi perché?) si guardano spettacoli televisivi tipo i casting per Veline, Uomini e donne, Miss Italia, Non è la rai (per i lettori stagionati), le persone che si presentano quasi sempre dicono "Io sono pazza!" o "Io sono pazzo!".
Non parliamo delle presentazioni su internet: sono pazza, pazzerella, vivo una vita pazza, eccetera.
Insomma, alla fine sono tutti pazzi.
E lo dicono con un sorrisone goduto, come per dire che pazzo è bello.
Ma pazzo, cari miei, direi loro, deriva dal latino patiens, che significa colui che patisce. Cos'abbia da ridere colui che patisce, a meno che non si tratti di un masochista, proprio non lo so. Ogni accezione, figurata o no, riconduce a condizioni che non danno spazio a nessuna risata, a meno che non si tratti di quella isterica legata alla follia.
Pazzo è colui che soffre,
colui che sta fuori di sé,
e che quindi non riesce a leggere dentro si sé,
pazzo è uno che manco ci prova,
a leggere dentro di sé,
perché non sa da che parte stia girato.
Insomma,
essere pazzi è una roba brutta.
Si sta male.
Ditelo, alle veline, alle Miss Italia, alle shampiste, ai tronisti.
Non sono pazzi.
Sono altro.
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Meravigliosa riflessione! Hai proprio ragione...
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