LE COSE CHE SCRIVO IN QUESTO BLOG SONO FRUTTO DELLA MIA FANTASIA (BACATA).
QUALSIASI RIFERIMENTO A PERSONE O FATTI REALMENTE ESISTENTI E' CAUSALE.

mercoledì 9 marzo 2016

PeriPatetici



Quando ci si aggira per le strade scrivendo o leggendo messaggini sullo smartphone, prima o poi si dovrà tirare su la testa.
E' matematico che non si possa persistere nello scrivente o leggente comportamento, dato che, già solo per via delle curvature delle strade o dei marciapiedi, si rischia di andare a sbattere contro un muro o finire giù da un precipizio.

Se si è in macchina, è facilissimo che si investa qualcuno o si vada giù da un dirupo, o si faccia un frontale con qualche smessaggiatore che arriva in senso contrario. Anche quelli di Altroconsumo l'hanno studiato (N. 291, Aprile 2015): per leggere un messaggio medio (notare la precisione) sul cellulare ai 90 all'ora si impiegano 4,4 secondi e si percorrono 110 metri (notare la precisione necessariamente conseguente dalla precedente). In 110 metri si può schiacciare di tutto -animali oggetti persone, inclusi poliziotti incesellati in posto di blocco-, o anche rimbalzare vorticosamente giù per rupi impervie in un crescendo di bozzi (se sono tanto impervie si scampa perché il telefono non prende). Figurarsi se viene in mente di leggere un messaggio lungo, o, ancora peggio, un post.

Ma veniamo ai pedoni.
L'intento sarebbe tenere il meno possibile gli occhi sullo schermo e il più possibile sull'itinerario, ma spesso, siccome gli intenti sono una cosa e i comportamenti sovente tutt'un'altra, si fa esattamente il contrario. Si dà una rapida sbirciatina al percorso e per il resto si rimane immersi nella dimensione parallela della conversazione virtuale.
Il che comporta che l'occhiatina alla realtà che ci si para davanti sia data con sguardo fisso in avanti, occhio appannato, rapidità tale da impedire che si possa mettere a fuoco. Ci si brucia tutta la realtà contingente, pur guadagnando altro, a pensarci bene. Diciamo che si perde la dimensione in cui si sta vivendo con il proprio corpo, dotato normalmente di ben cinque sensi, più il sesto, per proiettarsi in un'altra dimensione meno corporea, meno multidimensionale, più mentale, più mediata, più rimbambente già solo per il fatto di obbligarci a fissare un rettangolino luminoso ipnotizzante. E' vero, anche l'ipnosi può avere innegabili vantaggi.
Ma provate a farvi un giro a piedi in città e a guardare qualsiasi persona. Ormai, infatti, chiunque, centenari e neonati a parte, è quasi imperterritamente dedito allo smessaggiamento periPatetico. Osservateli in quei pochi istanti in cui sollevano lo sguardo. Guardate le facce. Notate le espressioni. Dovrete essere rapidi, perché i tempi sono brevi.
Cosa dite?
Non potete?
Ah, ok, siete troppo concentrati sul vostro smartphone.
Va beh, ci provo io, poi vi dico.
Tanto sono in giro.
Finisco solo di scrivere il post sull'app di Blogger.

2 commenti:

  1. Il lettore – per personale deformazione, ma anche per il pungolo esercitato dal titolo del post – non può non pensare che la stessa sorte (seppur leggendaria) sia toccata ai primi filosofi. Essere derisi in qualità di individui sprofondati in una realtà parallela.
    Il ritratto del filosofo lo tramanda Platone parlando di Talete, uno dei primi filosofi all'occidentale.
    Guardava il cielo e cadde in un pozzo. Ma forse la parte più divertente è la reazione della serva di Tracia che lo scruta sorpresa: lo prende in giro. Con bonaria vitalità. Con l'occhio che dona alle cose una misura. Come si fa a guardare il cielo e non chi vi sta sotto! mah.....
    Tutti filosofi o tutti distratti? Lo smartphone è il cielo delle idee o il pozzo di Talete?
    Il blogger si tuffa nel dilemma....ma non è tra quelli che corrono 'il rischio di diventare meno osservatori' ...un pò Talete un pò serva di Tracia.
    Di lei Platone affermava nel Teeteto– per completare il quadro – che era 'intelligente e bella'...

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  2. Intelligente, bella, eppure serva. Vedeva solo metà di quello che c'era da vedere.

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