LE COSE CHE SCRIVO IN QUESTO BLOG SONO FRUTTO DELLA MIA FANTASIA (BACATA).
QUALSIASI RIFERIMENTO A PERSONE O FATTI REALMENTE ESISTENTI E' CAUSALE.

mercoledì 17 febbraio 2016

Banalità


Quando ci si ritrova in un capannello di personaggi che si conoscono poco, o, peggio, che si conoscono da tempo, capita a volte di sentire discorsi di raro interesse vertenti tempo meteorologico, confronto del tempo meteorologico di quest'anno con quello dell'anno precedente, e, volendo, anche dei decenni passati. Da ciò derivano stimolantissime discussioni sul cambio dell'abbigliamento, sul tipo di piumino indossato tre giorni fa e oggi, analisi degli scostamenti, eccetera.

Con i colleghi, molto spesso rientranti nella categoria dei misconosciuti, si finisce per parlare anche delle circolari, delle mail, insomma di lavoro. Ma io di lavoro parlo a una riunione di lavoro, non nel capannello durante la pausa. La pausa, per definizione, è un'interruzione. Se faccio una pausa dal lavoro per parlare di lavoro diventa una continuità. Dovrebbero chiamarle continuità-caffè.

Quando ci si ritrova invece in gruppi di presunti amici con cui ci si accorge di parlare di banalità ogni volta che si esce, banalità seduti ad ogni tavolo con sopra birre e cocktail, banalità intorno ad ogni film banale al cinema, è peggio. E' peggio perché vuol dire che la banalità ha invaso anche il tempo libero per davvero, non solo quello risicato incastonato nel lavoro. E' peggio, perché ci si ritrova a provare desiderio per attività che si potrebbero svolgere in alternativa, fino a raggiungere l'imbarazzante voglia di essere, piuttosto, a casa a riclassificare bilanci a caso.

E quando la banalità dilaga, ci si sente improvvisamente davanti al Nulla che avanza, circondati dagli uomini grigi.

Come reagire?

Una soluzione è rifugiarsi nella propria mente, sperando che non sia totalmente ingrigita dal nulla pure lei. Per fortuna, anche se a volte non sembra, è davvero come nella Storia infinita. Basta che ci sia un peduncolo di neurone non intaccato per poter iniziare da lì a sgrigirsi. La controindicazione è che, visti da fuori, si sembra, al contrario di ciò che in realtà sta accadendo, totalmente istupiditi e mummificati. Quando ci viene chiesto qualcosa, nella migliore delle ipotesi (quella cioè in cui nella nostra mente ci sia roba interessantissima) manco ce ne accorgiamo, risultando così autistici. Se ci accade in tenera età, ci ritroveremo un insegnante di sostegno alle calcagna, dalle cui banalità sfuggiremo autisticizzandoci sempre di più. Se accade da maggiorenni, si viene etichettati come tipi strani, isolati dal mondo. Si sarà comunque prima o poi costretti a ritornarci, per non perdere quella misantropia possibile solo standoci, tra gli uomini.

Un'altra soluzione è il silenzio consapevole. La gente espone le sue banalità e noi le ascoltiamo senza commentare. A parte l'evidente svantaggio di devastare il proprio tempo, il vantaggio può essere quello di rimanere connessi alla realtà, essere in grado di rispondere se interpellati, non avere il cancro dell'insegnante di sostegno se minorenni, potersi prendere gioco di coloro che elencano le loro banalità e comunque arricchirsi con la consapevolezza dell'impoverimento dei contenuti delle comunicazioni interumane. Gli interlocutori ci riterranno persone asociali e poco comunicative, ma potremmo avere la chance di non venire esclusi totalmente dai rapporti con loro. Si tratta di un buon compromesso tra farsi il vuoto attorno e lasciarsi travolgere dalla banalità totale.

Si può anche fare un'overdose di banalità, sparando banalità elevate a banalità, tanto che i banali semplici intorno a noi ci riterranno banali e attueranno una delle strategie su o giù descritte. Di già che si deve indugiare su un'attività, tanto vale farlo bene.

Agganciarsi a qualche brandello di banalità per introdurre un argomento che banale non è potrebbe avere due effetti:

  1. nel 99,9% dei casi si può stare tranquilli, perché quello che si dirà cadrà nel nulla, come un sasso lanciato in una piscina piena di sabbia (chi l'abbia poi riempita di sabbia anziché d'acqua è un mistero). Un tonfo sordo senza conseguenze. Rassicurante, la mancanza di conseguenze. Se qualcuno mai ascoltasse, si allontanerebbe e ci riterrebbe, come negli altri casi, tipi strani e/o autistici.
  2. lo spostamento del discorso su qualcosa di non banale, con stupore e conseguenze forse devastanti, in positivo o in negativo, e comunque con conseguenze, insidiose e pericolose conseguenze, inevitabili conseguenze, che precipitano giù da una china prendendo velocità esponenzialmente in crescita, velocità difficili da controllare, un po' come quando si accelera troppo in NFS e per riuscire a tenere la strada bisogna essere davvero bravi - e forse lo si è, e perché non lo si dovrebbe essere -, se no ci si schianta come un tuono. Ma almeno in modo non banale. 

10 commenti:

  1. ...e magari, correndo come un fulmine e schiantandosi come un tuono, lo si fa in un bel posto in mezzo ai pini. Forse banale, ma comunque poetico. 

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  2. Al lettore aggrada quell'aspetto contegnoso del 'silenzio consapevole', che tanto ricorda un profana docta ignorantia : pragmatismo del compromesso che preserva un certo fascino ascetico. Pensare di dire banalità a proposito di banalità suscitate da altre banalità (banalità al cubo, supponenti un minimo di triangolazione interlocutoria da pausa-caffè appunto) è una goliardata che richiederebbe davvero di essere cammelli con una gobba nella piena di ottimismo, gioie segrete, vie di fuga: 'sto anche qui con voi, ma tra un po' mi tuffo nel mare, o sprofonderò nel libro che dasempre voglio leggere, giocherò la partita a bocce della vita, oppure avrò un appuntamento in un bel posto in mezzo ai pini'.
    Il lettore si incunea nella fenomenologia del blogger pensando che non sarebbe male anche un training di schizofrenia: ovvero esercitare una socialità colloquiale spigliata e pronta, ma al tempo aver sviluppato gli automatismi da NFS nel pensare ai propri affari secondo curve di bellezza vorticose. In tal modo si avrebbe non-isolamento, e certezza di pilotare i propri più graditi pensieri tenenedo il volante ad una sola mano, evitando ogni albero della pineta per arrivarne follemente al cuore più recondito. E magari tra banale e banale, si riescirebbe ad invitare qualcuno a salire a bordo.

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  3. Il lettore non può non sottolineare l'apertura del paradosso dell'insegnante di sostegno. Pur non conoscendo per vie dirette la apprezzabile categoria, abbiamo appreso la loro funzione di angeli custodi. Nella fuga del rapido veicolo, fuga al nulla (che risulta che nella categoria vi siano taluni nichilisti) o fuga verso il luogo d'incontro tra i pini, sembra che un angelo custode sia necessario.
    Ecco il paradosso: chi custodirà gli angeli custodi? (riformulazione da Platone quis custodiet ipsos custodes?). E' un paradosso regredibile all'infinito....

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  4. @Anonimo: il consapevolmente silente lo è non per docta ignorantia ma per noia dovuta alla noia dovuta alla noia. Per fortuna può evadere e soprattutto caricare qualcun altro, sempre che lo trovi, questo qualcun altro! Poi a folle velocità è difficile sia trovarlo, sia caricarlo con un abile gesto di raccattamento. Ma mettendosi d'impegno ce la si può fare.

    @Rotma: non sai cosa ti perdi di questa apprezzabile categoria...io che la conosco per vie dirette confermo che avrei bisogno di un insegnante di sostegno pure io...ma dovrei trovarne uno davvero bravo. Potrei farmi un giro verso il cuore più recondito della pineta e, se lo vedo, ma secondo me lo vedo, tirarlo su con la prontezza di riflessi che notoriamente contraddistingue la categoria.

    @: Osserverei in conclusione che l'individuo appartenente alla categoria degli insegnanti di sostegno soffre di sicuri sdoppiamento dell'identità, schizofrenia concordante socialità esasperata - quasi ipertrofica - e automatismi da NFS nel farsi i cavoli propri mentre opera nel suo settore di elezione, nonché gobba cammelliforme da ripiegamento sull'alunno. I più fortunati ce l'hanno piena di ottimismo, gioie segrete, vie di fuga. E per questo meritano di raggiungere insieme il cuore più recondito della pineta e trovarvi pace.

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  5. PS Mi sono quasi commossa a trovare citati in link i miei stessi post. Pensavo che nella vita avrei sempre avuto l'esclusiva nella citazione di me stessa.

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  6. Il lettore è ormai messo fuori gioco da un post che dietro il titolo 'banalità' lo conduce così addentro ai segreti di una categoria. Il dolce ottimismo del 'secondo me lo vedo' quasi risolve il paradosso.
    L' epifania della vera soluzione – a ben vedere- è forse nella unione tra 'sicuri sdoppiamenti dell'identità' e 'schizofrenia concordante': rimandare appuntamenti con se stessi per incontrare qualcuno che fa altrettanto, creando labirinti feerici laddove ci sarebbero solo corridoi grigi; mettere insieme due ritardi per fare un'unica puntalità, o due puntalità in modo tuttavia da non incontrarsi, due ruote di un bici mutante (sic!) che girano in sensi opposti dando per risultato l'immobilità gioiosa; curvarsi senza preghiera (per lavoro) e meritarsi il paradiso pagano del cuore del bosco; viaggiare nell'iperuranio (concordante) con profonde evoluzioni idealizzanti- quelle sì 'ipertrofiche'- come quella socialità reciproca ossessiva , che si capovolge, con pronti riflessi appunto, in isolamento non appena scompaiano le Muse.
    Specularità simmetrica: angelo custode cerca angelo custode. Angelo custode cerca angelo custode. E non è una ripetizione, ma un unico annuncio.

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  7. PSS
    Il lettore è anche commosso della commozione (paradosso la cui soluzione è la medesima: assumere la voce di un altro, sentirla risuonare in capo...schizofrenia ecc.ecc....). Citare blogger a blogger medesimo a viva voce è come precipitare “ giù da una china prendendo velocità esponenzialmente in crescita, velocità difficili da controllare”, lanciarsi “nello spazio siderale a folle velocità in un buco nero, vorticare vorticosamente in concentrici giri impazziti”, buttarsi perchè cosi “i pensieri arrivano prima”, “fare equilibrismi di raro virtuosismo” nel “negativo di un buco nero”, subire “una folata di vento ascensionale fortissima, che ti prende” per quanto banali si provi a essere.....
    ...oh no, era un attacco di...una pronta- di -riflessi -ipertrofica -schizofrenia -citazionista -a-linkica......

    PSSS (da pronunciarsi con dito davanti alla bocca come prescriveva una ordinanza alle sentinelle romane per star svegli nel puro silenzio della guardia).
    Non si dica che si è rubata l'esclusiva! Si tratta di spionaggio senza dossier, montaggi capziosi, messaggi smarriti...

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  8. @Anonimo: sarà facile che angelo custode trovi angelo custode? E che angelo custode trovi angelo custode?

    @Rotma: però manca il link a tutti i post...non posso pensare che nel 2016 qualcuno faccia ancora esercizio di memoria...anacronistico! La scrivente non ricorda manco lei di aver scritto certe cose...Le serve veramente il sostegno!

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  9. Purtroppo tutti conosciamo persone che parlano a vanvera, come se fossero deliziate unicamente dal suono della loro stessa voce. L'unica è annuire ogni tanto e trovare una scusa per andarsene quanto prima.

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