LE COSE CHE SCRIVO IN QUESTO BLOG SONO FRUTTO DELLA MIA FANTASIA (BACATA).
QUALSIASI RIFERIMENTO A PERSONE O FATTI REALMENTE ESISTENTI E' CAUSALE.

domenica 24 gennaio 2016

La Simmetria


Quando Dante diceva che "amor, ch’a nullo amato amar perdona", doveva essere sotto effetto di Ketamina. Ci sono troppi indizi di uso della suddetta, dalla tipica esperienza del volo, fino a quando cadde come corpo morto cade, che è il tipico distaccamento sensoriale indotto dalla sostanza. Prima di scrivere la Divina Commedia avrà fatto un giro nelle zone di Christopher McCandless, sbafando casualmente bacche qua e là. Mi rendo conto delle notevoli discrepanze spazio-temporali. Per una volta (ancora) mi avvalgo della licenza blogghica. 

Poi ci si è messo pure Jovanotti. Ma mi chiedo io, come gli è venuto in mente di voler scrivere "amor, ch’a nullo amato amar perdona" sui muri e sulle metropolitane? Del resto, per lui non sussistono le suddette discrepanze. Quindi si può capire che si metta a scrivere simili affermazioni. 

Ma nella realtà, fuori dalle canzoni, non succede quasi mai che amor ch'a nullo amato amar perdoni. 

Si creano quasi sempre situazioni di asimmetria totale. 

La situazione A è quella in cui qualcuno si innamora di te, senza che tu lo ricambi. 
Magari sei in un periodo in cui, dopo aver sfogliato svogliatamente il catalogo dei potenziali pretendenti, dopo esserti aggirato trascinando i piedi tra i lineari del supermercato degli esseri umani, ne hai preso uno dal secondo scaffale a destra, hai studiato l'elenco ingredienti, e hai detto proviamolo. E' pure in autopromozione. 
Dal canto suo, l'individuo individuato diventa il tappetino della doccia, il cane di Breakout, la patella sullo scoglio, la zecca sprofondata nella tua carne.
Una cosa così non può essere.
Non deve essere.
Ma può non essere?

La situazione B è peggio della A, perché il tappetino della doccia, il cane di Breakout, la patella sullo scoglio, la zecca sprofondata nella carne altrui sei TU. Sei stato scelto per noia, sei stato il meno peggio di un ventaglio, sei la persona carina simpatica razionalmente adatta. Sei il "proviamo a vedere", il "tanto siamo qui", il "passatempo".
Una cosa così non può essere.
Non deve essere.
Ma può non essere?

Il fatto è che ti guardi intorno, ascolti i racconti delle persone che vivono in questo mondo intorno a te e non nei libri o nei film poco originali, e capisci che invece può essere. Anzi, è proprio così. E' quasi sempre così. Non può che essere così. La simmetria è per le proiezioni ortogonali della mente. La realtà è illusione, menzogne a se stessi e agli altri, autocommiserazione, autoaccontentamento, tutto pur di fingere di non essere nella situazione A, o, peggio, nella B.
La tua tesi si consolida negli anni.
Ipotesi.
Corollari vari.
Dimostrazione.
Cvd.

Poi, un giorno, tardissimo, dopo anni di infallibili dimostrazioni, capisci che "Storia del Pensiero economico" non era così stupido come esame. Forse aveva un senso aver preso 30 proprio lì, proprio in un esame così stupido. Un esame così stupido che fa capire che si nasce e vive senza esperienza, si muore senza assuefazione. Dimostrazioni ineccepibili e grandiose smontate e riposte in disuso in un angolo della memoria da un evento scardinante.

Come due sguardi che in un momento sovrappongono un destino.

E' un bene?

E' un male?

Può essere?

Deve essere?




E'.

3 commenti:

  1. Uno è lì tranquillo che legge. Magari nel deserto. E si imbatte in un scatola, che sembra un dono meraviglioso. Immeritato da far paura. Il lettore prova ad aprirlo: scatole, scatole e scatole che rimandano ad alre scatole.
    Ecco la sensazione – approssimata- che suscita questo post.
    E per cogliere la simmetria della splendido dono il lettore comincia a volare – condotto dalle spire- più che non creda o voglia- e vede dall'alto i campi simmetrici per davvero: il campo A, il campo B. E all'orizzonte le distanze temporali che non ci sono più, e un labirinto che s'apre ad ogni porta: ad ogni svolta, una possibilità.
    La simmetria di Dante era garantita dall'occhio di Dio.Galeotto fu il libro, un libro: Lancillotto poneva una spada nel mezzo del letto per non toccare la regina con cui tuttavia giaceva. Ma è come se ci fosse stato un pubblico a guardare: Dio o pubblico.
    Poi si perde quota. Lentamente. All'inizio senza saperlo. Le spire diventano verticale a precipizio. Si fa appena in tempo a rendersi conto che si sta cadendo, che s'insinua pure il sospetto che tutto sia a causa del risucchio della finzione. Proiettata intorno a noi.
    Altro che spada. Non ci guarda più nessuno. E pensiamo di poter sapere tutto. Proust:
    "L'uomo è l'essere che non può uscire da sé, che non conosce gli altri se non in sé medesimo, e che, se dice il contrario, mente".
    Si precipita nell'istante come nell'occhio del deserto di sale.
    Ma il lettore...
    Il lettore ha un ultimo lampo di furbizia. I post- versi al finale. Si prepara uno schema sul foglio per essere certo di capire, trovare la parola che squadri: bene – male, essere - possibile (essere-non-essere).
    E, mentre il buco dell'istante lo sta risucchiando, un momento – moromora tra sè: lo schema sul foglio è perfettamente simmetrico!
    Un istante prima dell'istante, appallottola il foglio e cestina lo schema.
    Cnvd.

    RispondiElimina
  2. Aggiungo che la furbizia del lettore sta anche nel cogliere il punto-link, che, modestamente, ha smarrito .....auto-cestinamento...

    RispondiElimina
  3. il lettore, anonimo che più anonimo non si può, deve pur sempre ricordare che "pour cesser d’être douteux il faut cesser d’être, tout bellement".

    Per quanto riguarda l'aggiunta, spesso è proprio quando si crede di essere furbi, o di avere perlomeno lampi di furbizia, che si perdono dei pezzi. Autoincensarsi richiede energia, sottratta all'attenzione.

    RispondiElimina