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mercoledì 15 maggio 2013

Tarallucci (e vino)

Quando ero all'Università avevo seguito un corso di marketing in cui avevano detto che se c'è già una ditta che produce un prodotto con un dato nome, non è carino che un'altra ditta produca un prodotto simile con lo stesso nome, anzi è proprio brutto, anzi, se la prima ditta aveva drevettato il marchio è terribile.
Il fatto è che se la ditta non ha brevettato il nome, non è poi così terribile, nel senso che uno può tranquillamente usare quel nome senza incorrere in tremende conseguenze.

Sempre nell'ambito dei brevetti, però, è possibile copiare un nome quando non ci sia nessun collegamento possibile tra i due prodotti. Per esempio, il nome Ferrari è attribuito sia a un'automobile che a uno spumante. Non si può facilmente confondere lo spumante con un'automobile, a meno che non si sia bevuto così tanto del primo da salirci sopra e (cercare di ) partire sgommando.

Se non ci fosse brevetto, invece, mi sa che uno potrebbe fabbricare una macchinetta del cavolo, di quelle che se sbatti contro un gradino si accartocciano tutte su se stesse, e chiamarla Ferrari.
Questa cosa mi sembra brutta.
Perlomeno mi appare ingannevole.

 L'altro giorno ero lì che mi mangiavo i Tarallucci del Mulino Bianco, e pensavo all'espressione tipicamente italica del finire le discussioni a tarallucci e vino. Pensavo che schifo i Tarallucci nel vino. E invece no, i tarallucci veri sono delle specie di craeckers spessi arrotolati a mo' di torcetto. Che comunque rientrano sempre nell'ambito delle cose asciutte farinose, come i Tarallucci del Mulino bianco. Ma come è venuto in mente alla Barilla di chiamare i Tarallucci Tarallucci, come i craeckerini torcettosi? E' come se si facesse una casa intelligente di ultima generazione e la si chiamasse Stamberga. Come se un cosciotto d'agnello al forno si chiamasse abbacchio e una salsiccia di maiale ai ferri si chiamasse abbacchio pure lei, magari con la A maiuscola.
E così mi è passata la voglia di mangiare i Tarallucci, che mi è parso un nome troppo copiato da una cosa che c'entra non abbastanza per avere lo stesso nome ma abbastanza da far trovare assurdo che nell'ambito dei biscotti, salati o dolci che siano, ce ne siano due con lo stesso nome.

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