LE COSE CHE SCRIVO IN QUESTO BLOG SONO FRUTTO DELLA MIA FANTASIA (BACATA).
QUALSIASI RIFERIMENTO A PERSONE O FATTI REALMENTE ESISTENTI E' CAUSALE.

giovedì 31 gennaio 2019

To fall

Sei in ambiente lavorativo che cazzeggi alla grande, in una pausa, e ti si avvicina una delle innumerevoli colleghe, una donna simpatica sulla cinquantina.
Non si sa come, né perché, vi mettete a parlare di cadute rovinose.
Lei inizia a raccontarti di quando, a 15 anni, d'estate, scendeva dal paesino in motorino perché aveva tutto un gruppo di amici con cui si vedevano, e in questo gruppo d'amici c'era anche il suo fidanzatino dell'epoca, e quindi, anche se odiava il motorino, lo usava tutti i giorni.
E tu immagini questo clima bucolico-campestre estivo, con il paesello sulla collinetta, e non sei più al lavoro ma lì, che sorvoli un paesaggio creato da te su suggestione altrui.
E vedi la collega giovane e spensierata, che si veste tutta perché ha freddo, non mette il casco perché ancora non è obbligatorio, e, tutta intirizzita, animata dall'adrenalina di vedere questo fidanzatino, si precipita sulle stradine terrose, si capotta in un campo di stoppe di meliga, che fanno ben male, tutte così puntute. Poi si alza, vede che nonostante tutto è solo bozzoluta pallida e tremolante ma non si è fatta nulla di definitivo, prende il motorino tutto scassato, e si avvia verso il fidanzatino perdendo pezzi per strada.

E in tutti questi discorsi e profusione di immaginazione idilliaca, ti sorge una domanda assurda:
"Ma il fidanzatino di allora è il marito con cui hai avuto una profusione di figli che ormai sono già all'Università?"

Ti dici che la domanda è assurda, che non può essere un idillio tale.

E poi lei ti dice "E ancora adesso lo racconto ai miei figli, che mi sono capottata in motorino in un campo di stoppe mentre mi precipitavo dal loro papà".

E allora realizzi che è davvero un idillio tale.

E che sì, si può.

lunedì 28 gennaio 2019

Citazioni ricorrenti e di rara plasmabilità

C'è un mio amico con cui una volta ci si vedeva praticamente di continuo.

Quando cenava con la sua famiglia, io ero lì che cenavo con la sua famiglia.
Quando stappava il cancarone, io ero lì a bere il cancarone.
Quando andava a correre, io ero lì che andavo a correre.
Quando dormiva davanti alla tv microscopica con il cranio appoggiato al muro, io ero lì davanti alla tv con la sua famiglia.
Quando faceva i lavoretti di decoupage per l'anniversario di matrimonio, io ero lì che facevo i lavoretti di decoupage per la moglie, mia amica a sua volta.

Questo, per dire che ci si vedeva abbastanza.
E ogni volta che ci si vedeva, lui, sempre creando occasioni pertinenti per contestualizzarla, diceva questa frase:

"La coerenza portata all'eccesso è la peggior forma di incoerenza. Oscar Wilde".

Sì, la firmava pure, a voce. Anche quando dormiva davanti alla tv, aveva le antenne dritte, ad ascoltare il programma di attualità, o il film, per poterci infilare la citazione.
Da sonnambulo.

Io, poi, a pensarci bene, non ero proprio sicura che fosse sta gran frase.

Poi, l'altro giorno mi sono accorta che, in realtà, la frase vale per tutto, portato all'eccesso.
Insomma, gli eccessi si doppiano talmente che vanno  a coincidere.
Tutti.
Pensateci.

Un esempio:

L'altruismo portato all'eccesso è la peggior forma di egoismo.

Ma certo, se voglio essere super presente per qualcuno, per forza non lo sarò per nulla con qualcun altro. E così, la gente che mi guarda potrà trovarmi super egoista o super altruista. E io sono entrambe le cose, eccessivamente. Quindi, alla fin fine, si può essere solo moderatamente altruisti e moderatamente egoisti. Ma anche questo soddisferebbe poche persone, che andrebbero a dire "Quello è un tipo abbastanza egoista", o "Quel tipo non è poi così altruista".

Altro esempio:

Il rimorso portato all'eccesso è la peggior forma di rimpianto.

Ma di questo ho già parlato.

Le belle notizie sono tante:

  1. Si può essere estremamente qualcosa e anche estremamente il contrario di questo qualcosa, quindi nessuno può accusarci di essere estremamente qualcosa senza implicare che siamo anche estremamente qualcos'altro, ragion per cui possiamo starcene  in pace a sentire i giudizi degli altri su di noi e a dirci che tutto sommato non hanno centrato del tutto l'accusa.
  2. Anche se si è nel mezzo tra un estremo e l'altro, avranno qualcosa da ridire. Pure questo riconduce alla pace.
Il succo di quello che diceva il mio amico di continuo e Wilde forse una volta sola era: 

Statevene in santa pace e  siate un po' come vi viene

sabato 26 gennaio 2019

Una madre meravigliosa

Ero in una specie di centro anziani che mangiavo un tiramisù e bevevo una Sprite in mezzo a un sacco di anziani odorosi di anzianità, assorti nel gioco delle carte, seduti a tavolini con le tovaglie di velluto verdi.

Ad un certo punto, un anziano meno anziano degli altri si è alzato in piedi. Ho notato i jeans con una stellina sul culo a indicare che era ggiovane, mentre tutti gli altri avevano i pantaloni di lana con le pince o di velluto.

Ha iniziato a declamare che sua madre è una grandissima donna, che gli è sempre stata vicina, e che quando morirà, lui spenderà buona parte dei suoi averi per comprarle la tomba che vuole, e che ogni giorno glielo dice, alla sua meravigliosa madre: "Pensa, mamma, alla tomba che vuoi. Sfoglia i cataloghi, non badare a spese, che io ti comprerò la tomba dei tuoi sogni, perché tu sei sempre stata tanto tanto brava con me".

Ho pensato che, ecco, non avrei voluto essere quella madre.

mercoledì 23 gennaio 2019

Caso umano


Ultimamente, non so bene perché, mi è capitato di sentire con altissima intensità il termine "caso umano".
Sarà una moda, sarò io che sono più attenta a questo vocabolo, ma prima lo sentivo assai di rado, forse mai, adesso tre o quattro volte al giorno.
La sonorità stessa del termine, in effetti, mi dà una fitta simile a quando hai i denti sensibili e di continuo ti arriva uno zefiro d'aria gelida sui denti perché è inverno, e, appunto, l'aria è gelida.
Infatti, di solito, l'accezione è negativa e soprattutto affrettata.
Lo sento sempre detto da persone che si riferiscono ad altri che o manco conoscono (e non vogliono certo conoscere) o conoscono da pochissimo (e non intendono approfondire).

Che poi, i termini in sé a me piacciono.

Caso è un avvenimento imprevisto, che mica vuol dire per forza brutto. Poi il caso è interessante perché non è prevedibile né premeditato. In più, se io penso alla parola "caso", per mia formazione, mi viene subito in mente il "caso aziendale", che era una delle cose più interessanti che abbia fatto all'università. Si guardavano accadimenti veri di un'azienda, si studiavano soluzioni. Era un momento creativo.

Umano è un aggettivo legato a noi come specie. Se poi ci si addentra nell'aspetto metaforico del termine, per umano di solito si intende ciò che ha calore, empatia, gentilezza, garbatezza. Insomma, cose belle.

Perché attaccando questi due termini si arriva a caso umano? A parte che non l'ho trovato in nessun dizionario (quindi deduco che sia stato coniato ultimamente), significherebbe "persona che suscita compassione o pietà", e a volte è usato in modo ironico, ma non troppo. 

Ma a me piace pensare
che caso umano sia una persona sorprendente,
che la sorpresa possa essere bella oltre che brutta o anche media,
e che ognuno sia, quindi, a modo suo, prima o poi, un caso umano. 

martedì 22 gennaio 2019

Mondo al rovescio


Pedalo su una pista ciclabile piuttosto larga, e davanti a me si schiera una fila di tizie a piedi con due borse della spesa l'una. Sia i corpi, sia le buste sono allineati su una perfetta linea perpendicolare alla pista, e ne occupano ogni interstizio. Le donne non hanno cellulari davanti, e nemmeno sono senza occhi, neppure li hanno ma non funzionano. Non hanno bastoni bianchi, né cani guida, né occhiali neri, né sguardi persi nel vuoto, ma pupille mobili che fissano in modo apparentemente intelligente (non tanto nel senso di essere molto in gamba, ma in quello di carpire quello che le circonda). 
Mi faccio di lato, anche se non dovrei, perché so che avrei tutto il diritto di lanciarmi a tutta velocità e colpirle facendo uno strike di corpi yogurt insalate in busta pizze surgelate. 
Rallento anche.
Fisso le tizie negli occhi intelligenti. 
Le tizie fissano me. 
Avanzano oplitiche. 
Arrivano a me.
Una, quella del lato in cui mi sono accucciata fermandomi e occupando meno posto possibile, mi infila la sua borsa negli stinchi e avanza passandomi addosso. 
Senza dire una parola, lo sparviero umano mi ha oltrepassata.

Ora, vi sembra strano?
A me per nulla. 
Ormai. 

Infatti, l'altro giorno, mentre pedalavo, una in macchina si è fermata allo stop della strada laterale che si immetteva su quella in cui io pedalavo.
Stupitissima, l'ho ringraziata. 
Non succede praticamente mai. 

Lunedì ero in piscina, in una corsia zeppa di gente con il salvagente, con le pinne, che nuotava a dorso in mezzo alla corsia saettando unghie affilate contro le pelli dei vicini sia della corsia di destra sia di quella di sinistra. 

Ora, vi sembra strano?
A me per nulla. 
Ormai. 

Ad un certo punto, una signora, anche lei immersa in quel tripudio di corpi che manco una seduta di lotta greco romana, mi ha fatto cenno di passare. Poi, ogni volta che notava che andavo più veloce di lei, arrivava a fondo vasca e si fermava per farmi passare.

Ora, vi sembra normale?
A me per nulla.
Ormai.

Infatti, negli spogliatoi, l'ho cercata appositamente per ringraziarla. 

In un mese, 
si perde meno tempo a ringraziare 2 persone, 
piuttosto che facendo osservazioni ad altre 4757875683.  

E' questione di economia. 

giovedì 17 gennaio 2019

Campane a festa nell'ombre mattutine


Che hanno le campane,
che squillano vicine,
che ronzano lontane?
È un inno senza fine,
or d'oro, ora d'argento,
nell'ombre mattutine.
Con un dondolìo lento
implori, o voce d'oro,
nel cielo sonnolento.
Tra il cantico sonoro
il tuo tintinno squilla,
voce argentina - Adoro,
adoro - Dilla, dilla,
la nota d'oro - L'onda
pende dal ciel, tranquilla.
Ma voce più profonda
sotto l'amor rimbomba,
par che al desìo risponda:
la voce della tomba.

Ecco, che hanno le campane?
Che hanno i campanari, più che altro, che hanno da suonare come pazzi all'alba delle mattine soprattutto domenicali?
E' stato provato a chiedere a un campanaro che suona tutte le mattine tra le 7,30 e le 8,30 serie di scampanate da 55 rintocchi l'una distanziati di 10 minuti l'uno dall'altro. Perché?
La risposta è stata che il silenzio è previsto dalle 22 alle 7 (in realtà alle 8), e che quindi sono più fatidiosi i bar che le campane.
Ma dico io, già la religione è quella che è, già la Chiesa rispetto alla religione in sé è quella che è, puoi andare a scartavetrare la sopportazione di interi condomini composti da credenti e non?
Perché i non credenti devono svegliarsi alle 7,30 della domenica mattina con un rimbombo sullo sterno e nei padiglioni auricolari della durata di mezz'ora, a intervalli che se la prima volta sperano di riaddormentarsi, la seconda disperano e la terza si alzano, pronti per andare sì alle 8 in chiesa, ma a strozzare il campanaro?
Dato che la campane sono solo per i fedeli ed esiste whatsapp, perché non usarlo per mandare lo scampanio solo al gruppo fedeli?
Cosa dite?
Le campane sono allegre e danno l'idea della festa?
Alle 7,30 del mattino il dì di festa si dorme.

sabato 12 gennaio 2019

Nuovi taboo

Una volta i taboo erano cose che adesso se non ne parli sei un represso.
I taboo di adesso sono altri.
Se ne parli sei un essere immondo, con devianze assurde e sicuro cinismo dilagante.
Come i taboo di una volta.

I nuovi taboo, ne sono quasi convinta, sono la &£((/§@§@ e la #ç$"£.
Non ne puoi più parlare.

Se dici che una persona di 40-50 anni è una persona di mezz'età, hai bestemmiato.
Un 40-50enne è un ragazzo.
E allora la mezz'età quando casca?
Vado a vedere le tavole ISTAT di #ç$"alità, tanto per capire a che livello sia giunta la mia blasfemia cinica e arrogante: se hai 100 anni la tua speranza di vita è di 2 anni.
Insomma, mi pare che dire che 50 anni sia mezz'età sia già piuttosto ottimista, considerato che a 79 anni si hanno ancora 10 anni statistici futuri di vita (89), e a 40 44 (84).
Ovviamente, più passa il tempo, più alta è la speranza di vita, dato che si è già elusa tutta la possibilità di #ç$"£ fino al punto a cui uno è arrivato.
C'è poi la possibilità di sbizzarrirsi facendo ricerche per sesso, luogo, da cui si evincono interessanti differenze che non sto a analizzare in questa sede.

In ogni caso, la cosa certa, anche se è banale da dire, è che tutti #ç$iremo.
Ma non si deve sapere.
No, non dirla, quella parola.
Non pensarla nemmeno.
E vergognati se l'hai fatto.

mercoledì 9 gennaio 2019

Lentezza

C'era un videogioco di cui credo di aver già anche parlato in qualche post, che, per un motivo o per l'altro, mi torna periodicamente in mente.
Dico c'era perché non lo trovo più da nessuna parte, ma ci ho giocato anni anni e anni fa, quando ancora avere la flat era un lusso per pochi.
Era un videogioco a cui si giocava in una finestrina direttamente su pc, e c'era un giapponese che aveva la possibilità di fare praticamente tutte le cose che si fanno nella vita durante le sue giornate, cercando di fidanzarsi con una giapponese. Poteva studiare, lavorare, andare in palestra, fare sport, leggere libri, andare a concerti, dormire, non dormire, mangiare schifezze, mangiare sano, guardare la tv, andare al cinema, vedere gli amici, andare a ballare, andare a convegni, andare a trovare gente, ecc.
Si avevano a disposizione le 24 ore del giorno per decidere cosa fare e vedere il proprio personaggio evolversi o involversi, intellettualmente e fisicamente, in base alle attività.

Sembra un bel gioco, no?

Ebbene, dopo un po' che stavo sul pc, iniziavo a sentirmi male, ad avere un senso di vertiginosa nausea, e soprattutto ad annoiarmi come una bestia.

Eppure, mi dicevo, è come la vita.

Allora ho iniziato a pensare a cosa fosse diverso.

Sicuramente il fatto di non vivere la vita del tizio da dentro, ma questo accade anche a ognuno di noi ultimamente, con social e internet.

Allora, a parte ciò, la differenza principale è che una giornata durava 5 minuti e quindi tutto era velocissimo.

Incredibile, la differenza tra l'estasi e la noia è la lentezza.

Ma non nel senso in cui comunemente si pensa.

La lentezza può salvare dalla noia.





giovedì 3 gennaio 2019

Arrotolatori su se stessi anonimi


L'altro giorno pensavo agli alcolisti anonimi.
A parte l'alcool, non sono mica normali.
Si chiamano alcolisti anonimi e poi appena si siedono in cerchio con gli altri, a turno, dicono "Mi chiamo Tal dei Tali, e non bevo da tot giorni, tot ore e tot minuti - alcuni anche i secondi -".
Ma non erano anonimi?
In più, diciamocelo, qual è il modo migliore di pensare a qualcosa che ci manca, se non contare esattamente il tempo che intercorre dall'ultima volta che siamo entrati in contatto con l'oggetto del desiderio?
E' come dire "Non sto più con Tizio, Caio o Sempronio da tot giorni, tot ore e tot minuti".
Mentre lo dici, ci pensi.
E' anche vero che se vai agli alcolisti anonimi a presentarti con il tuo nome, all'alcool ci pensi.
Bisognerebbe non andare agli alcolisti anonimi se si è alcolisti.
Magari andare ai giocatori d'azzardo anonimi e dire: "Io non mi presento, voglio essere anonimo, e chi se ne frega del gioco d'azzardo".
Che così non si pensa all'oggetto del desiderio.