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sabato 23 settembre 2023

Pigrizia rimordente digitale

Uno sta guardando un bel film sdraiazzato sul divano ed ecco che gli viene voglia di implementare l'esperienza goduriosa con un bel gelato, ma il bel gelato non c'è e lui non ha nessuna intenzione di sollevare il deretano dai morbidi cuscini su cui giace. 
Nasce subito l'idea di attaccarsi a qualche app di gig economy del food delivery, ad esempio Glovo. Ma poi uno pensa agli amici che dicono che loro, un glover, non lo chiamerebbero mai, per rispetto dell'umana persona, per etica, perché è pericolosi girare in bici in città, perché a Madrid, una volta, uno di loro è stato beccato a mangiare una fetta di pizza e a ricostituire il cerchio in un modo che fa un baffo a Giotto, perché quelle borse sono piene di cibi mischiati, perché, perché, perché.
Il film continua, il cervello che c'è nella pancia brontola, uno inizia a a pensare che comunque non tutti i glover si mangiano le pizze, che il gelato non è una pizza, che se arrivasse scavato, magari con le mani o con la lingua, forse pieno di pericolosissimo covid, e poi riappianato, un po' se ne accorgerebbe, e in ogni caso occhio non vede cuore non duole, che se uno vuole lavorare in modo elastico ha un'opportunità in più di farlo grazie a Glovo & co, che in fondo anche andare a prendere un gelato in bici interrompendo il film potrebbe essere un'attività ad altissimo rischio come quella del glover, ma non pagata (di merda).
Alla fine uno apre l'app (che nonostante gli amici ha installato insieme a 12 altre sempre di food delivery), cerca un gelato vicino, buono, godurioso come il film, seleziona i gusti con cupidigia e fa per ordinare. Vede la faccia del fattorino in un pallino sul monitor: una faccia che è pur sempre solo una faccia presa in foto, dalle foto non si capisce l'anima, e vicino ci sono le caselle da sbaffare per la mancia. Mancia zero sarebbe proprio da sfruttatore. Poi c'è 7%, 10%, 20% ecc ecc.  Ad essere etici, bisognerebbe dare una manciona, un indennizzo per il pericolo, la frustrazione, la maleducazione altrui, ma il tizio ha una faccia antipatica, poi magari è un mangiatore di gelato seriale. Insomma, uno decide di guardarlo in 3D e poi di dare la mancia in base all'impatto live. 
Dopo una manciata di minuti uno sente suonare. Interrompe di malavoglia il bel film, si alza, il glover chiede in inglese maccheronico se può scendere i 5 piani che lo separano dal gelato. Ok, uno scende in pigiama sperando di non incontrare nessuno, arriva alla portina e il glover è lì, con la vaschetta in mano apparentemente incartata con cura, una faccia completamente diversa da quella della foto, un sorriso che sembra davvero sincero, e così uno sale le scale attanagliato dal dubbio. Arriva in casa e apre l'app per dare una mancia a questo individuo che alle dieci di sera sorride radioso davanti a una portina grigia porgendo un gelato superfluo e forse anche dannoso. Niente, non c'è modo di dare la mancia al glover. Tutti i tasti digitabili portano a lamentele. Non ce n'è uno che dice: "voglio dare la mancia, voglio pagare di più, il glover è stato così carino e gentile". No, solo lamentele. Si decide prima quanto dare, a scatolino chiuso. Dopo, è tardi. Uno passa due ore a cercare il modo di dare qualcosa al fattorino, spulcia tutte le faq, va nell'assistenza clienti. Niente. Gli viene il dubbio che comunque, dando la mancia tramite l'app, i soldi finiscano a quello antipatico della foto, quello che ha magari subappaltato l'account al poveraccio sorridente a cui toccherà una cifra irrisoria.
Inutile pensare di girovagare nella notte alla ricerca di chi ha fatto la consegna: sarà già dall'altra parte della città, mimetizzato in mezzo a un popolo di pedalatori notturni scatoluti, a portare qualche cibo a qualcuno che magari non gli darà nessuna mancia, uno stronzetto che non ha voglia di smuovere il deretano dal divano mentre guarda un film. 
Intanto si fa l'ora di andare a dormire, 
il film è ancora interrotto a metà, 
il gelato fuso, l
a fame sfamata.