LE COSE CHE SCRIVO IN QUESTO BLOG SONO FRUTTO DELLA MIA FANTASIA (BACATA).
QUALSIASI RIFERIMENTO A PERSONE O FATTI REALMENTE ESISTENTI E' CAUSALE.

venerdì 21 dicembre 2018

Social strategy anti-Social


Se siete tra coloro che amano socializzare con le persone senza passare tramite un Social o internet, e tendete a parlare alla gente per strada, ai giorni d'oggi, potete facilmente passare per psicopatici, serial-killer, stalker o amenità del genere.
C'è però un trittico di atteggiamenti che bypassa la diffidenza del XXI secolo creando un senso di tenerezza protettiva che tutto sovrasta perché iscritta nel patrimonio istintivo della maggior parte delle persone:
  1. aggirarsi nel mondo con un cucciolo di qualcosa: si consigliano cani teneri o altri animali non troppo aggressivi; 
  2. aggirarsi nel mondo con bambini dolci e carini, possibilmente non Mariangela;
  3. andare a correre in inverno in maglietta
Tutti questi accorgimenti procurano una valanga di persone che vi diranno qualcosa per strada, con sorriso tenero e accogliente.

Ora, spezzerei una lancia a favore della strategia n. 3, per i seguenti motivi:
  • non sono implicati essere viventi di nessun tipo, cosa che potrebbe comportare un certo rompimento di scatole alla vostra persona e vincoli legati alle esigenze dei suddetti. Ciò, senza contare che procurarsi un animale non è semplice, fare un bambino è faticosissimo, farselo prestare non è da tutti; 
  • dipende esclusivamente da voi ed è attuabile in qualsiasi momento tra ottobre/novembre e febbraio/marzo (per gli altri mesi sconsiglio di correre nudi perché non avrebbe lo stesso effetto e le uniche persone che vi si avvicinerebbero sarebbero coloro che vi arresterebbero);
  • nonostante gli altri siano mossi a tenerezza e protezione nei vostri confronti, voi, correndo, starete benissimo, e non solo non avrete freddo ma proverete quella corroborante sensazione di essere completamente nudi senza incorrere in arresti.
Ci sono però accorgimenti e avvertenze da tenere in considerazione: 
  • dovete essere in forma, perché è assolutamente vietato fermarsi;
  • si sconsiglia l'uso della strategia con temperature al di  fuori del lasso -3° C > + 5° C, quindi il periodo indicato vale per l'Italia settentrionale e va adattato di zona in zona;
  • si consiglia di indossare una maglietta tecnica termica, considerato che l'importante è l'impatto visivo e l'attività fisica si fa per stare bene e non per morire;
  • si consiglia di evitare il rischio di storte, crampi o impedimenti simili, dato che, in barba al punto precedente, implicherebbero una sosta che potrebbe cagionare congelamento ed eventuale successiva morte per ipotermia, visto il livello di solidarietà dei passanti.
L'inconveniente principale, che potrebbe anche essere un vantaggio rispetto alle strategie 1 e 2, è che non potete fermarvi a parlare con chi vi dice qualcosa (di solito: "Non hai freddo?").
Il positivo è che si può scegliere se e quanto far durare la conversazione, spalmandola su più corse allo stesso orario. 

mercoledì 19 dicembre 2018

Fine dei giochi

Me lo hanno sempre detto, fin da piccola:
"Un bel gioco dura poco".

Figuriamoci uno brutto.
Animati dall'imperante corpo di dolore che si infiltra nelle fessure della nostra società e di noi stessi, presumiamo pure che un gioco brutto duri un po' di più.

E infatti, il giochino dell'omino con la tromba nella vetrina durava da un po' di anni.
Uno si era abituato.
E poi, soprattutto all'avvicinarsi del Natale, vista la somiglianza dell'omino con il suddetto leader del mese di dicembre, e vista anche la tipica scommessa da persona saggia, con in palio cosucce da niente,

- "Sarò felice nei prossimi 50 anni?" -

ci si aspetta che l'omino sia sempre in posizione.

 Chi se ne frega se gioca anche lui con il nostro passaggio davanti alla vetrina, siamo egocentrici e dimentichiamo facilmente gli altri, per concentrarci meglio su noi stessi.

Ma ad un certo punto, proprio per via del Natale, ci accorgiamo che, al posto dell'omino, c'è una vetrina con strumenti musicali imbellettati di paillettes, palline e striscioline sberluccicanti.

Niente, è finito pure quel gioco,
adesso a Natale ci si dovrà proprio autoconvincere che il vecchietto sia vivo e vacanziero,
che torni a gennaio a illuderci ogni tanto che saremo felici per i prossimi 50 anni,
che i prossimi 50 anni li avremo,
e che li avrà anche lui,
per rinnovare la nostra scommessa.
E la sua.

lunedì 17 dicembre 2018

L'uguaglianza tra esseri esiste!

Forse per via delle sinapsi tutte impegnate a elaborare magnifici e indimenticabili post, capita spesso che, correndo, mi schianti al suolo a pelliccia di leopardo. Leopardo perché poi rimango chiazzata di sangue a macchie, appunto, di leopardo. 
A volte, poi, mi sdrumo completamente una caviglia. 
Mentre la zona sdrumata si gonfia tipo palloncino gonfiato con la pompa a pedale, me ne sto al suolo, a guardare non solo il cielo, ma anche la gente che passa. Il tutto contemplato a pallini gialli piccolini e luminosi, per via del dolore. 

Un tempo, 
forse perché ero una piccola ragazzina tenera e rubiconda, 
forse perché vivevo in un ambiente provinciale chiuso e proprio per questo animato da bigotto e poco spontaneo senso della solidarietà, 
anche con il mento squarciato e una cascata di sangue che mi irrorava il corpo intero, non avevo nemmeno il tempo di vedere se c'era ancora uno spicchio di luna nel cielo chiaro, ché ero già sulla macchina di qualcuno, o in braccio a qualcun altro, e venivo riportata a casa con ogni sollecitudine. 

Adesso, quando mi sono cimentata in spettacolari cadute vorticanti sul morbidissimo asfalto torinese, poi ho avuto il tempo di contemplare la luna, il sole e tutte le costellazioni in cielo. 
Sono passati, osservandomi con un misto di schifo, paura delle malattie e sbigottita mancanza di solidarietà:
una vecchietta di alto bordo che poteva permettersi di pagare
una badante ecuadoriana che la spingeva mandando messaggini su Whatsapp (poteva anche essere qualche altro social o cose così perché dal suolo non ho visto il monitor);
gli spaccini africani, molleggiati nelle loro andature africane;
studentesse in bicicletta;
corridori sudati.

Io ero sempre per terra, 
sanguinante, 
dolorante,
incapace di alzarmi
e lì, 
proprio lì,
ho avuto un'illuminazione.

Finalmente, 
davvero, posso dirlo:
l'uguaglianza tra esseri umani esiste. 

Forse posso togliere "umani" dalla frase.
Funziona meglio.

venerdì 14 dicembre 2018

Ode al pedone

O pedone incidentalmente donna,

 a 74 m dalle strisce pedonali 
porgendomi la nuca, 
di colpo, 
mentre io sto calcolando dove passare in bici in base al tuo moto rettilineo uniforme, 
ti fermi 
a mandare un messaggino 
su WhatsApp,

almeno
astieniti dal dirmi "morí ammazzata", 
ché è molto più probabile che ciò accada a te.

martedì 11 dicembre 2018

Impellenze maschili nell'epoca evolutiva del XXI secolo

Quando un uomo ha un impellente bisogno urinario ed è in giro, non è come per una donna, che non ha tantissime chance per liberarsi dell'incombenza liquida.

La donna può solo cercare
un bar
un bagno pubblico a gettoni di quelli che entri e espleti le tue funzioni corporali con musica e lavaggio completo dell'abitacolo sperando che la porta si apra prima di quest'ultimo
un capannello di gente che possa circondarla stando di schiena per coprirla dal mondo intorno mentre si accoccola a terra
automobili ingombranti dall'assetto ribassato in luoghi isolati
e altri pochissimi ulteriori luoghi tipo cespugli intensamente frondosi con un cuore vuoto in cui insinuarsi.

All'uomo basta una superficie minima e pùi o meno piatta davanti a cui piazzarsi e irrigarla, estraendo da appositi indumenti pochissimi centimetri quadrati di pelle nella maggior parte dei casi.
Eppure, anche l'uomo ha una sua dignità.
Anche l'uomo, spesso seppur non sempre, ha un suo pudore.
Anche lui, quindi, esplora impervi luoghi per urinare lontano da occhi indiscreti.
Tipo i parchi.
Tipo le zone boschive e sentierose piene di alberi pieni di tronchi dei parchi.
Dopo aver superato impervissimi crinali zeppi di insidie tipo cacche di animali scivolose e cespugli spinosi inadatti all'evacuazione, l'uomo in questione si piazza davanti a un bel tronco ed estrae l'arsenale di espulsione.

Ma, si sa, ultimamente più di prima, le peggiori insidie boschive non sono cacche e spine, ma corridori e ciclisti, che sbucano da ogni dove, imprevedibilmente e con velocità spiazzante.
E, si sa, negli ultimi tempi, una sempre più nutrita fetta di costoro è composta da donne.
L'uomo in questione, dopo apparizione virtuale di fumetto pieno di asterischi, hashtag (che prima di Twitter indicavano imprecazioni ed erano detti cancelletti) e altri simboli del genere, riporrà l'arsenale ancora asciutto nell'apposito astuccio e fischietterà fingendo di fare un'amabile passeggiatina tonificante.
Dopo n tentativi, tutti allietati dall'arrivo di qualcuno sul più bello, o farà l'uomo d'altri tempi e se ne fregherà altamente,
oppure
-cosa molto più probabile al punto di evoluzione della società a cui siamo giunti-
risalirà il crinale scivoloso ed irto,
quindi cercherà
un bar
un bagno pubblico a gettoni di quelli che entri e espleti le tue funzioni corporali con musica e lavaggio completo dell'abitacolo sperando che la porta si apra prima di quest'ultimo
un capannello di gente che possa circondarlo stando di schiena per coprirlo dal mondo intorno mentre si accoccola a terra
automobili ingombranti dall'assetto ribassato in luoghi isolati
e altri pochissimi ulteriori luoghi tipo cespugli intensamente frondosi con un cuore vuoto in cui insinuarsi.

lunedì 10 dicembre 2018

La sveglia


Puntare la sveglia è un'attività alquanto controversa.

Se vai a dormire alle 11 e metti la sveglia alle 7, non è come quando vai a dormire alle 11 e ti svegli alle 7 senza nessun obbligo.

Quando sei tranquillo, non hai da fare cose per forza, ti addormenti naturalmente e ti svegli quando il tuo corpo ne ha abbastanza.

Se metti la sveglia, invece, è artificiale.
Inizi a chiederti nottetempo se l'hai davvero messa.
Inizi a controllare se l'hai fatto, accendendo e spegnendo luci, in un'epopea gaberiana.
Ti addormenti alle 5.00 di mattina, con la sveglia accesa.
Se sei particolarmente rintronato, sarà spenta, ma non è importante, e proseguendo nella lettura capirai perché: l'importante è la verace o fallace consapevolezza di avere una sveglia che incombe.
Alle 6.00 inizi a svegliarti perché senti che l'angoscia della sveglia che sta per suonare si avvicina.
Controlli l'ora e ti senti ancora beato perché manca ben un'ora, nella fattispecie la metà del tempo totale di sonno possibile.
Ma alle 6.01 ti risvegli, con la sensazione di esserti addormentato per così tanto che sono già quasi le 7.00 e sta per suonare incombente la sveglia.
E invece no.
Puoi ridormire.
Ma ogni minuto ti svegli con la stessa sensazione, sempre più incombente, sempre più potente.
Dopo quindici risvegli ti alzi, in coma, dopo aver dormito un'ora anziché otto come previsto, ti vesti ed esci di casa, avviandoti con calma verso il luogo del lavoro o appuntamento che ha causato quella sveglia puntata nel cuore della notte.
Alle ore 7 la tua sveglia inizierà a suonare, senza nessuno che la spenga, svegliando tutto il vicinato.
Che non doveva alzarsi alle 7.

mercoledì 5 dicembre 2018

Regalo vuoto















Mi sono accorta che è da un mese esatto che non posto nulla.
Ciò fa di me un essere umano subnormale.
Quello medio ha un'intuizione al giorno, io nemmeno al mese, perché non crediate che stia scrivendo qui perché ho avuto un'intuizione.
Oggi, se mi state leggendo, fatevi un regalo.
Invece di leggere un mio post bello lungo, che potrei aver scritto,
anzi, recuperando un mese di letture di miei post come magari vi sarà capitato,
ammucchiate quel tempo
e
regalatevi un po' di VUOTO.