LE COSE CHE SCRIVO IN QUESTO BLOG SONO FRUTTO DELLA MIA FANTASIA (BACATA).
QUALSIASI RIFERIMENTO A PERSONE O FATTI REALMENTE ESISTENTI E' CAUSALE.

venerdì 10 dicembre 2010

Sol d'art

Mi piacciono i musei di arte contemporanea.
Sono pieni di robe strane.
Pieni di robe che entri in degli scatoloni e ti siedi lì e guardi filmati incomprensibili.
Pieni di robe che non capisci bene cosa siano ma meno le capisci più sono opere d'arte.
Pieni di robe che devi metterti le cuffie per sentire strani suoni e schiacciare con tante dita dei pulsanti che pulsano.
Pieni di robe che sembrano pattumiera ma sono opere d'arte.
Pieni di robe che se le vedessi per strada ti sembrerebbero per esempio blocchi di cemento, ma qiando le vedi nel museo diventano opere d'arte, con la giusta luce la giusta spazialità il giusto commentino a lato, pieno di parole tipo epistemologia, ricerca consapevole, intenzionalità.
Insomma, se io butto su un pavimento un blocco di cemento trovato in un porto, sperando che il porto tenga insieme anche senza quel blocco, non ho buttato un blocco di cemento su un pavimento bianco e ci ho puntato dei faretti contro, io ho reso "il senso di spaesamento esistenziale legato alla trasformazione della nozione di luogo nell'età della globalizzazione."
Ovviamente, ciò, se io = artista contemporaneo.
Se io = io, prima cosa mi avranno fermata mentre, con il mio muletto a noleggio, avrò sconquassato il filare di blocchi del porto; seconda cosa, ammesso e non concesso che abbia bypassato il primo scoglio, sarò solo una che avrà buttato un blocco di cemento su un pavimento bianco. Di casa sua. Illuminandolo con la lampada Ikea.

Nota bene, questo articolo lo scrivo dopo essere stata reduce del Maxxi di Roma, dove hanno inventato l'arte take away. Si potevano prendere dei foglietti con la presentazioni di alcune opere d'arte e raccoglierli in una cartellina bislunga che pochissimi, a dire il vero solo io, avevano utilizzato a mo' di sporta prendendola per la maniglia.

Gli altri visitatori la tenevano in braccio a mo' di Gesù bambino, ché il Natale è alle porte, e ogni qualvolta si girassero, tiravano cartellinate in faccia agli altri visitatori.
Tornando al take away, ho appena buttato a terra tutti i foglietti, li ho mischiati e ho recuperato da uno di questi la frase che ho virgolettato. Ovviamente, si è intonata benissimo anche al blocco di cemento.
Riproviamo.
"dimensione del paesaggio inteso come spazio di trasformazione".
Rifunziona!
Ririproviamo.
"una metafora del disorentamento e della perdita di senso di orientamento nel mondo contemporaneo."
Anche questa funziona. L'unico dubbio è quale possa essere la differenza tra disorentamento e perdita di senso di orientamento.

Poi ho avuto anche un altro atroce dubbio, mentre visitavo il bellissimo museo.
Un dubbio tremendo, che mi ha portata a guardarmi furtivamente intorno con l'aria di chi ha ancora la marmellata in punta d'unghie.
Un dubbio che mi ha siderata.
Il dubbio che stessi calpestando un'opera d'arte.
Invece, quello che calpestavo era effettivamente il pavimento.

2 commenti:

  1. Il disorientamento si è impossessato di te, ora sei un'opera d'arte. Devi tornare al museo e pretendere di far parte della mostra.

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  2. Siamo tutti opere d'arte!
    Il blocco di cemento, però, di più.

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