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domenica 4 febbraio 2018

Nani sulle spalle degli smartphone


Un tempo, nelle strade, quando comparvero i semafori, le persone capirono, dopo una breve spiegazione, che rosso voleva dire fermi e verde avanti.

Adesso, forse perché l'uomo, con il procedere del tempo, diventa sempre più multitache, insomma è un chiaro esempio dell'evoluzione della specie, non è più così.

Il semaforo diventa verde e lui sta fermo.

Siccome in ogni scatoletta su ruote c'è un uomo progrediente, allora ogni scatoletta sta ferma al verde. Più l'uomo è progredito, più la permanenza immobile al verde si prolunga.

Non sorprende che, quando poi il semaforo diventa rosso, molti inizino a carburare, e quelli che lo avevano fatto verso il finire del verde, continuino a farlo. Una volta presa una decisione come quella di partire, nel momento in cui lo si fa consapevolmente, diventa troppo castrante fermarsi immediatamente per imposizione elettronica di un marchingegno programmato.

E poi, chiaramente, è la società che non sta dietro al progresso dei singoli. Non si possono pensare semafori con l'alternanza prevista per il preistorico uomo monotache, concentrato solo su quella luce regolatoria, obbediente pecora del gregge del pastore tricolore.

Ma si sa, è difficile per la società raggiungere in fretta il livello evolutivo dei singoli.

Adesso, perlomeno, per colmare momentaneamente il gap, mentre gli studiosi approfondiscono lo studio del mirabolante cervello umano, i semafori rossi potrebbero essere oscuratori di segnale 4G, in modo che tutti gli smartphone si sconnettano.
Dai primi studi si è infatti riscontrato che, alla sconnessione del telefono, per qualche strano progreditissimo motivo, si sconnetta anche il cervello della maggioranza delle persone.
In questo modo potranno essere ricondotte all'attenzione su quella primitiva forma di comunicazione che prevede il guardarsi intorno e reagire agli stimoli dell'ambiente circostante.

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