LE COSE CHE SCRIVO IN QUESTO BLOG SONO FRUTTO DELLA MIA FANTASIA (BACATA).
QUALSIASI RIFERIMENTO A PERSONE O FATTI REALMENTE ESISTENTI E' CAUSALE.

domenica 29 ottobre 2017

Passaggio ponte


Uno passa sempre su un ponte, in bici, e ogni volta che ci passa si volta a destra e guarda il fiume che scorre placido, con gli uccelletti che sguazzano, verso il fondale di colline e cielo.
A volte c'è una nebbia che sembra di stare nelle immagini di dark classics, in altre magari c'è stato il vento e sembra di poter toccare tutto, uno è più presente anche a se stesso.
Il tratto comune a tutti i passaggi è che diventano momenti significativi della giornata, così, come se nulla fosse.

Poi uno smette di passare tutti i giorni sul ponte, per esempio perché lavora altrove, magari proprio prima del ponte.

E così, uno arriva quasi al ponte ma non lo attraversa più.
A volte pensa quasi di fare il giro largo, passare sul ponte e tornare indietro sempre passando sul ponte (passaggio che, invece, non è mai stato catartico).
Ma no.
Non si può.
Non funziona così.

giovedì 26 ottobre 2017

Concezioni cangianti del pericolo


Quando ti sei preso n storte, con n che tende ad infinito, il concetto di eroicità cambia rispetto a prima.

Quando ti sei preso n storte, ti senti un eroe ad affrontare una corsetta leggera sull'erba non perfettamente pianeggiante del parco.

E non per le cacche

domenica 22 ottobre 2017

Le giuste dosi


Ma la domanda è: se quelli dei biscotti vogliono vendere, perché mai consigliano di mangiane tre ad ogni colazione?

Dovrebbero prendere lezioni da mia nonna: "10 frollini, e se non li mangi tutti - immersi in mezzo litro di latte caldo rigorosamente intero (e qui entrerebbero in scena gli interessi del caseificio) - non ti alzi da qui!".

Lei sì, che avrebbe dovuto occuparsi di marketing e packaging.

venerdì 20 ottobre 2017

Mettiamo i puntini tra le mail


C'è una particolarità delle mail di gmail, cioè che non riconosce i puntini.
Il che fa sì che se ne possano distribuire a profusione nella parte che precede la @, o non metterne nessuno, e la casella di posta elettronica è sempre la stessa.
Per intenderci, se la vostra email è qfwfq@gmail.com, potete anche dire che è q......f......w.f...........q@gmail.com o q..f..w.f.......q@gmail.com o anche  q...................................f.................................w.f...........q.................@gmail.com.

Tutto ciò sembrerebbe un giochino abbastanza superfluo, senza contare che si potrebbe considerare che limiti il numero di account creabili con nomi uguali di persone diverse.

Dopo lunghe riflessioni in merito, mi ero detta che l'utilità di ciò fosse quella di far sì che, se, appuntandosi l'indirizzo di qualcuno, si fossero sbagliati i puntini, la mail sarebbe comunque arrivata.

Ma come mai Google sarebbe così magnanimo, e rinuncerebbe ad avere infinite caselle di posta elettronica per le innumerevoli persone chiamate Qfwf senza cognome sparse per il mondo che avrebbero come unica valvola di salvezza l'introduzione di puntini in mezzo alla lettere?

Poi ho capito: la verità è che Google ha pensato agli infingardi che, quando si chiede loro di iscriversi a newsletter di cui non frega loro un tubo, quando c'è una persona fisica di fronte a loro che porge un foglio dicendo "Su, dai, iscriviti alla newsletter degli amanti dei serpenti tropicali/vini brasiliani/meditazioni tibetane/pasticcini pugliesi/...", cercano di barare ma non troppo.
Storpiare proprio la mail sarebbe davvero da stronzi, ma aggiungere un puntino tra nome e cognome è una svista a cui si può credere anche in prima persona se ce la si racconta bene.
Torneranno a casa tutti orgogliosi di essere scampati al pericolo di intasamento casella.
Quando saranno ancora sullo zerbino, suonerà il cellulare.
Guarderanno per riflesso condizionato.
E vedranno una mail: "Grazie per esserti iscritto alla nostra newsletter".
Saranno disorientati.
Io, invece, no.
Io metto gli underscore.

sabato 14 ottobre 2017

L'autocondizionamento negativo causa fumo


Prendi uno sfigato pazzesco e mettitelo davanti. 
Osservalo e, con onestà mindfulnessica, racconta a te stesso cosa ti suscita. 
Poi perforagli un orecchio con un orecchino, magari di legno, che fa alternativo, fagli un bel tatuaggio, di quelli non troppo invasivi, un po' intellettuali, ricercati senza essere tamarri.
Infilagli una sigaretta in bocca e accendila.
Riguardalo e dimmi sinceramente se lo trovi diverso da prima. 
Se ti suscita impressioni diverse.

Se ancora un tatuaggio può essere arte, se ancora un orecchino può essere anch'esso qualcosa di creativo, il mio dubbio è sul valore aggiunto di avere un pezzo di combustibile in combustione infilato in bocca. Una roba che annerisce i polmoni, uccide, fa tossire, ha un dis-gusto a cui chi fuma deve abituarsi con sforzo, fa venire i denti neri, provoca cancro, costa, crea dipendenza, ha delle confezioni che fanno venire il vomito e fanno passare l'appetito solo a vederle e chi più ne ha più ne metta.

Si può ammettere che qualcuno fumi per essere più magro (soprattutto se osserva le confezioni) ed arrivare in forma alla rapida fine della sua vita (non si sa mai, qualche tanatoesteta potrebbe essere interessato ad un cadavere con perfette proporzioni fisiche). 

Io non fumo.

Non ho mai fumato. 

Mi dà fastidio il fumo passivo.

Mi fa male il fumo passivo. 

Eppure, se vedo qualcuno con una sigaretta in bocca, lo trovo più attraente che se fosse senza. 
Non so assolutamente spiegarmi il perché, ma so che è stupidamente così.

Dimostrazione di quanto l'uomo sia bravissimo a fregare sé stesso, pur sapendolo, e a credersi, non tanto con la mente, quanto con l'inconscio. 

domenica 8 ottobre 2017

L'equilibrio è questione di


Stare vicino alle persone è una questione di equilibri e baricentri.

C'è chi, appena si approccia a qualcuno, gli si butta addosso, arpionandolo stile attacco dei pirati, e sbatte il proprio baricentro fuori da sé, perché tanto vede che c'è l'altro a fargli da perno.
Poi può capitare che l'altro si sposti, e spesso si sposta proprio, se ritiene non piacevole ricevere un attacco di pirati.
Aggiungerei che colui che ha tendenza a gettarsi, privo del proprio centro di gravità, sugli altri, spesso amplifica il suo comportamento per placcare gli sfuggenti.

Poi ci sono gli sfuggenti. Sfuggenti di natura, sfuggenti perché sono stati male, sfuggenti perché sfuggiti, sfuggenti perché arpionati.

Ci sono quelli che si costruiscono una campana, così da non doversi più dar da fare a sfuggire, protetti da una cupola isolante, che ognuno, in base alle sue conoscenze architettoniche e merceologiche, edifica più o meno solida, più o meno ancorata su un terreno più o meno scivoloso.

Se uno ha la tendenza a vedere il rapporto come un arco a tutto sesto dove il punto di incontro è il cervello della volta, riesce a realizzarlo appieno solo se anche l'altro lo concepisce in questo modo. Certo, un contatto del genere non ha nulla a che vedere né con l'arpionaggio pirata, che è proprio un gettare il proprio punto di equilibrio il più lontano possibile dal baricentro, né con fughe, né con campane di vetro, seppur queste ultime siano le più sterilmente simili a un punto d'appoggio, tanto più pericoloso quanto più poggiano su un terreno scivoloso o sono fragili e soggette allo sminuzzamento in tante schegge taglienti.

C'è poi chi sta in piedi da solo, non si appoggia e non fugge, a meno che qualcuno non si appoggi a lui e gli dia fastidio, innescando una fuga e facendolo rientrare nella casistica di cui sopra.
Se c'è qualcuno che gli si avvicina stando in piedi, bene.
Dipende poi da un sacco di fattori quanto chi si avvicina può permettersi di prendere contatto.
Basta che non vada a toccare il suo equilibrio personale, che sta bene solo individualmente in quanto, appunto, personale.
Se nessuno gli si avvicina, bene lo stesso.

C'è un modo migliore per stare con gli altri?

Non si capisce.

Due pirati sbaricentrati in pieno, se dotati di buone capacità acrobatiche, possono stare in equilibrio reciproco vite intere.
Uno che sta in piedi da solo può vivere una vita per mano a qualcuno che sta a sua volta in piedi da solo, ma anche capire che preferisce starsene nel proprio equilibrio, provando fastidio anche se qualcuno lo sfiora appena. E poi c'è tutta una gamma di mezzo.

Non c'è regola, non c'è procedura.
Per questo si tenta e sbaglia spesso, e non si può quasi mai fare CTRL+Z.
Si può solo andare avanti e
sperare
in un
gigantesco
colpo
di
fortuna.