LE COSE CHE SCRIVO IN QUESTO BLOG SONO FRUTTO DELLA MIA FANTASIA (BACATA).
QUALSIASI RIFERIMENTO A PERSONE O FATTI REALMENTE ESISTENTI E' CAUSALE.

mercoledì 15 febbraio 2017

Felici i felici (f)


Ho già parlato molto della felicità, perché si sa, in questa società si tende a parlare tantissimo di ciò che non si conosce.
Quindi ho parlato tantissimo della felicità: qui, qui, qui, e ne riparlerò pure qui.

Prima cosa, la felicità è una cosa diversa per ognuno, ed è ciò che lo fa stare bene.
E' soggettiva perché, come ben insegnano la matematica e l'economia, non si può parlare di un sistema senza riferimenti.
E la funzione felicità dipende dagli assi in cui è incardinata.
Il sistema di riferimento di ognuno è diverso, e costellato da un numero e una complessità di variabili variabile.

Se uno è lì che bada a tenere insieme i pezzi della sua vita, stipendio che deve arrivare a fine mese, sopravvivenza e amenità del genere, per lui la felicità sarà arrivare ad esempio a fine mese. Cosa, a conti fatti, abbastanza fattibile. Ma non abbondantemente. Faticherà a farlo, ma ci arriverà abbastanza spesso. E sarà felice, perché il suo sistema di riferimento sarà quello. Poco spazio per le paranoie.

Il bambino piccolo, che non conosce un tubo di niente, è felice ogni volta che conosce qualcosa di nuovo. E spesso conosce qualcosa di nuovo. Quindi spesso è felice. Finché la felicità per il nuovo è in crescita, sarà felice. Ma arriverà il momento in cui ci sarà una decrescita. Arriverà il momento in cui quello che conoscerà non sarà più raggiunto, oppure sarà raggiunto ad un certo punto e poi non più. Quando arriverà quel poi il bambino che non sarà più un bambino non sarà più felice. Perché per lui la felicità sarà sempre in cima alla montagna, mentre lui si troverà su un crinale. Magari pure esposto alle intemperie.

Uno dovrebbe avere una curiosità limitata, evitare di conoscere troppo. Ché conoscere troppo fa mancare troppo.
E soprattutto, cosa ancora più dannosa, dovrebbe evitare di vivere troppo. Ché vivere troppo, e provare gioie grandi, porta a sapere cosa non si prova quando non le si prova.
Mancanza di felicità.
A volte identificata come infelicità.

E' meglio starsene in un sistema di riferimento limitato, dove tutto ciò che si conosce è raggiungibile, e godersi quello, senza sapere che ci può essere altro.
Non si può soffrire dell'assenza di ciò che non si conosce, non si può sentire il vuoto lasciato da qualcosa che non si è mai vissuto, che non è mai venuto meno.

Meglio godersi una concatenazione di piccole felicità soggettive fai-da-te che facciano stare bene, invece che vivere in una farneticante ricerca della Felicità, quella che cercano - senza trovarla - i filosofi.

Meglio stare alla larga da ciò che alla Felicità tende.

Perché felice è chi non conosce la Felicità, e non l'ha mai vissuta.


2 commenti:

  1. Riassumiamo con chi si accontenta gode?

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    1. Non sarebbe un riassunto, ma decisamente un fuori tema.
      Ho proprio detto che non si tratta di accontentarsi, si tratta di pensare che la felicità sia il top di quello che si conosce, quindi meno si conosce, più la felicità è a portata di mano, soprattutto se ciò che si conosce è facilmente raggiungibile.
      Se, per assurdo, si vivesse tutta la vita in una gabbia senza finestre, il massimo della gioia conoscibile sarebbe il pasto che ci portano, e quello ci renderebbe felici.

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