LE COSE CHE SCRIVO IN QUESTO BLOG SONO FRUTTO DELLA MIA FANTASIA (BACATA).
QUALSIASI RIFERIMENTO A PERSONE O FATTI REALMENTE ESISTENTI E' CAUSALE.

martedì 23 agosto 2016

Solitude-addicted


Quando uno è piccolo gli pare impensabile fare qualsiasi cosa da solo, foss'anche nutrirsi.

Poi cresce e pian pianino inizia a fare più cose, tipo imboccarsi, andare al bagno, attraversare la strada, e, pian piano che cresce, robe sempre più potenzialmente ansiogene, tipo andare a scuola a piedi da solo, andare a scuola a piedi da solo con attraversamento stradone, andare a scuola in autobus, andarci in bici, eccetera.

Insomma, man mano che uno cresce, il tasso di autonomia e anche di solitudine aumenta.

Poi, si iniziano ad avere conoscenti, nel migliore dei casi amici, nel più statisticamente campanato dei casi presunti amici, e il tasso di solitudine tenda a scendere.
Queste nuove compagnie magari si uniscono nei giri in bici, nei giri in autobus, e si introducono nuove attività che uno fa solo con loro, tipo pizzeria concerto discoteca pub ristorante cinema teatro passeggiate vacanze e altro che ora non mi viene in mente.

Dopo un po' uno si sposa e non sta quasi mai più solo, perché ha il compagno di vita al fianco, poi fa i figli e si ritrova sempre(o quasi) con qualcuno, fino a livelli soffocanti, finché separazione/ divorzio/ morte/ partenza dei figli per nuovi orizzonti non lo faccia ritrovare da solo.

Se invece uno sfugge dalle tappe comuni, non vi sfuggirà la maggior parte dei suoi amici o conoscenti o presunti amici.

Le due casistiche sfoceranno in un incremento di solitudine di ritorno, un rigurgito di preadolescenza, in cui ci si ritroverà, se si vorrà fare qualcosa, a farlo da soli.

La prima tappa è il cinema. Facile stare da soli al buio a guardare un film. E' addirittura meglio: nessuno che rompe le scatole, commenta, si lamenta che il film fa schifo, si incavola se uno va via quando fa schifo a lui.

Poi i musei, già un po' più difficili, perché uno è alla luce del giorno, ma pure lì evince che è molto bello andare al proprio ritmo senza nessuno che frena facendosi aspettare o mette fretta perché si è stufato. Si possono assecondare tutti i propri reconditi desideri ritmici museali. Una libidine di armonia con se stessi.

Man mano che si scopre di poter far da soli, si affrontano sempre nuove prove.

La vacanza da soli.
Non con Avventure nel mondo.
Da soli, ho scritto.
Partire è una specie di violenza contro se stessi.
Poi basta il primo passo che tutto diventa più semplice, quasi naturale, più "ma come ho fatto a cagarmi in mano così tanto?"

Il ristorante da soli.
Si affronta il primo impatto autonerdificante, quando il cameriere chiede quanti si sia e uno deve dire "Da solo". Lì è tremendo, si vorrebbe fuggire, rinunciare al pasto, ed è tanto più atroce quanto più il cibo che si prospetta è allettante. Andare in un ristorante stellato  a lume di candela da solo è molto più sfighificante che andare al Mc Donald's da solo a sbrodolarsi il Keddar misto a maionese sui pantaloni al primo morso.
Ma quando si inizia a mangiare piatti preparati con cura si cambia un po' idea. Ci si può sollazzare con le creazioni dello chef senza preoccuparsi dell'alternanza masticata-conversazione, per cui se uno si gode il cibo in silenzio è un asociale, se parla mangiando è un maleducato che non mastica con la bocca chiusa, se parla e basta fa freddare il piatto e si ritrova la pasta così gommosa che andrebbe meglio per giocarci al pallone elastico dopo averla compressa con rotazioni parallele dei palmi delle mani a formare una sfera perfetta.

Il concerto da soli.
Ci si mette in un angolo con lo sguardo fisso sul palco, l'occhio un po' stretto, si ondeggia leggermente a ritmo di musica, bicchiere di birra in mano, si fa gli intenditori anche se il concerto fa schifo. Anzi, in questo caso si va via.

C'è poi la discoteca da soli.
Quella è un bello scoglio.
Se si è uomini soli in discoteca si passa facilmente per maniaci sessuali pronti a puntare una preda con quei 20-30 anni in meno. Poi a volte la preda è pure contenta. Dipende.
Se si è donne sole in discoteca si passa facilmente per ninfomani alla ricerca di qualche toyboy. Poi a volte si è pure contente. Dipende anche qui.

Nella maggior parte dei casi, comunque, da soli si ha la scelta tra rimanere tali o conoscere qualcuno di nuovo senza chat, facebook, forum, whatsapp, solo con la propria presenza. Tutto gratis, tutto in real time. Può avvenire. Sì. Anche senza il wi-fi.

Il punto è che, più passa il tempo, più si impara a fare cose da soli, più difficile è adattarsi a farle con altri.
E' un percorso ineluttabile e irreversibile.
Non bisogna mai iniziare a fare cose da soli.

La solitudine crea dipendenza.

Andate in vacanza con Avventure nel mondo.
Andate a fare viaggi organizzati.
Andate alle riunioni di Anobi.
Andate alle cene dei forum.
Andate alle feste con i colleghi.
Andate in famiglia.
Andate a trovare nonni cugini parenti di secondo terzo quarto n-esimo grado.

Soprattutto non muovetevi mai da soli senza aver prima trovato gente a caso, imposta da situazioni/sangue/necessità e non scelta, con cui litigare aspettare farvi aspettare stufarvi disgustarvi pettegolezzarvi.

E, se mai vi capitasse di diventare solitude-addicted, ci sono sempre i solitude-addicted-anonimi, ché almeno lì si conosce un po' di gente per combattere la solitudine.

3 commenti:

  1. poveraccia, devi sentirti davvero sola in questo periodo ...

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    1. Beata me, vorrai ipotizzare!

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    2. a vabbé ricordati che ognuno è solo a questo mondo. Sorella solitudine ci accompagna. Anche chi è sposato può sentirsi tremendamente solo in una coppia.

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