LE COSE CHE SCRIVO IN QUESTO BLOG SONO FRUTTO DELLA MIA FANTASIA (BACATA).
QUALSIASI RIFERIMENTO A PERSONE O FATTI REALMENTE ESISTENTI E' CAUSALE.

sabato 11 giugno 2016

Racconto un sacco di balle, ma non ti ho mai mentito


"Dimmi la verità", "In verità vi dico...", "Voglio sapere tutta la verità!", "Se saprò la verità potrò decidere".
Verità, che bella parola.

  1. verità
    ve·ri·tà/
    sostantivo femminile
    1. 1.
      Rispondenza piena e assoluta con la realtà effettiva.
      "controllare la v. di un'asserzione"
    2. 2.
      Affermazione di un contenuto ideale, accettato come basilare dal punto di vista religioso, etico, storico 
      "Dio è fondamento d'ogni v."

    3. Origine
    Lat. veritatem, der. di verus ‘vero’ •fine sec. XIII.

Bene,  partiamo dalla prima definizione. 
La verità è la rispondenza piena ed assoluta con la realtà effettiva. 
Sembra facile. 
E' chiaro che uno vuole saperla, questa verità, così conosce perfettamente la realtà ed è a posto. Ovvio che possa decidere meglio se sa. 

Già la seconda definizione lascia un po' di più con l'amaro in bocca. Ideale, hum. Ma ideale vuol dire difficilmente ricongiungibile con il reale, che è sempre corrotto da una serie tale di impicci che tanti scrittori si sono messi lì a scrivere romanzi interi basati su un ideale che viene poi definito utopia, che, per definizione, è tutto il contrario di realtà:

utopìa s. f. [dal nome fittizio di un paese ideale, coniato da Tommaso Moro nel suo famoso libro Libellus ... de optimo reipublicae statu deque nova Insula Utopia (1516), con le voci greche οὐ «non» e τόπος «luogo»; quindi «luogo che non esiste»]. – 1. Formulazione di un assetto politico, sociale, religioso che non trova riscontro nella realtà ma che viene proposto come ideale e come modello; il termine è talvolta assunto con valore fortemente limitativo (modello non realizzabile, astratto), altre volte invece se ne sottolinea la forza critica verso situazioni esistenti e la positiva capacità di orientare forme di rinnovamento sociale (in questo senso utopia è stata contrapposta a ideologia). 2. estens. Ideale, speranza, progetto, aspirazione che non può avere attuazione: la perfetta uguaglianza fra gli uomini è un’u.la pace universale è sempre stata considerata un’u.queste sono utopie!

Già solo a leggere e incrociare le due definizioni, a uno viene un leggero mal di testa. 
Se la verità deve avere piena corrispondenza con la realtà, ma al tempo stesso è l'affermazione di un ideale che nella realtà non può esistere, ecco che iniziano i problemi che fanno sì che ci arrovelliamo su questa benedetta verità vita natural durante. 
E infatti anche gli scrittori che volevano scrivere romanzi utopici, alla fine ne hanno scritti molti di più distopici, dove questo ideale si deforma in un anti-ideale che si accartoccia su se stesso. Anzi, proprio l'utopia, che a qualcuno era sembrata ideale, finisce per diventare trappola da cui qualche personaggio, solitamente il più figo di tutti, fugge e crea un ideale suo personale. 
E in tutto ciò che succede? Che uno ha un ideale, un altro un altro. Ma se ideale vuol dire verità, come vuol dire anche contrario della verità, allora ognuno avrà una sua verità personale, che è al tempo stesso il contrario della verità. 
Ognuno dice la verità e al contempo mente a se stesso, dicendosi ogni cosa che si dice. 
E quando qualche assetato di verità gli pone una delle domande con cui inizia questo post, cosa può rispondergli? Quello che ha in testa, che pensa sia la verità, ma che è anche l'anti-verità, e che in più cambierà tra dieci secondi, o un giorno, o un anno, o mezza vita, o forse una vita intera, o magari sopravviverà alla morte?
Come si fa a essere sinceri?
Come si fa a essere bugiardi? 
Non si riesce manco volendo né a fare una cosa né a fare l'altra, forse perché la verità non esiste se non per un istante tremolante e confuso, forse perché non la si capisce, forse perché non la si riesce a raggiungere. 

Già se ci si trova davanti qualcosa di banale come la scelta di un cibo, e viene chiesto "Quale cibo preferisci?", si può rispondere quello che passa per la testa in quel momento, con quel livello di appetito, con lo stato di salute di quel momento, con quell'umore. Si è sinceri in un certo qual modo, ma poi, quando già la portata arriva e si inizia a mangiare, viene in mente che forse si sarebbe preferito altro, che quel cibo è un po' secchetto o acquoso o oleoso o stopposo, che, mano a mano che la sua utilità marginale diminuisce, di sto cibo non frega più quasi niente, che non è più preferito, e la verità di dieci minuti dopo è già diversa da quella di dieci minuti prima. 
Si è mentito senza volerlo, senza saperlo, senza poter fare altrimenti. 
Se poi quello che ci ha cucinato il presunto cibo preferito ci chiede come sia, sorridiamo, deglutiamo a fatica il boccone, che passa in gola con un attrito da far pensare di averla rivestita di velcro, abbozziamo un sorriso e rispondiamo "buonissimo". Un'altra menzogna. In undici minuti due menzogne. 

Figurarsi se vengono poste le domande su scritte su argomenti cangianti ed astratti come i sentimenti. Prima cosa, uno dovrebbe avere chiara a sé la risposta. 
Poi, i due interlocutori dovrebbero avere in mente la definizione di alcuni termini. Spesso, anche se ce l'hanno chiara, è diversa da quella dell'altro. 
Pensiamo a termini come "amicizia", "amore". Ognuno ha il suo concetto. 
In terzo luogo, serve una padronanza dell'espressione nella comune lingua che difficilmente entrambi gli interlocutori possiedono, a giudicare dalle valutazioni in italiano della popolazione scolastica, ma anche - e di più - dal risultato di qualche chiacchiera per strada o al bar o in macelleria, nonché da quello che tocca leggere nelle relazioni o sentire dalle bocche di presunti conoscitori della lingua italiana.
Anche se emittente e ricevente possiedono padronanza elevata, potrebbero decodificare il messaggio in modi diversi, del tutto soggettivi. 
Detto tutto ciò, che già da solo assicura una quasi totale fallimento dell'aspirazione alla verità, si aggiunge che, anche con la padronanza suprema della lingua, la chiarezza della definizione, la sintonia della comunicazione, certe astrazioni sono davvero complesse e difficili da riconoscere e definire. 
Ci si può provare in un dato istante, una data situazione.
Quasi sicuramente non ci si riuscirà. 
E se mai ci si riuscisse, 
molto cambierebbe in breve. 

Insomma, alla fine si dicono un sacco di balle anche quando non si è mai mentito. 

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