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sabato 25 giugno 2016

Dove riporre la fedeltà e quanto valore dare alla libertà


Ho già parlato ripetutamente di cani al guinzaglio (o meno) e nei parchi.

Di solito l'ho fatto dal mio punto di vista, cioè quello di una che non ha animali, non ne ha mai avuti e probabilmente non ne avrà. Il "non ne ha mai avuti" potrebbe essere morigerato dal fatto che ho alloggiato per qualche anno un essere vivente peloso pressapoco sferico con un diametro di qualche centimetro il cui ruolo in casa si limitava a rumori molesti di erosione notturna e olezzo stallifero, e le cui uniche interazioni con l'essere umano consistevano nell'immancabile obliterazione delle dita con denti di lunghezza del tutto irragionevole rispetto alle altre dimensioni.

Ora, vorrei fare uno sforzo di empatia e mettermi nei peli del cane.
Il suddetto, prendiamolo di media taglia, potrebbe avere padroni di vario tipo. Poniamo pure che siano amorevoli e rispettosi delle regole, ma vivano in un appartamento in città. Questa casistica copre buona parte dei cani che incontro durante le mie corse al parco. L'amorevolezza dei padroni per i loro animali è poi determinata da un sacco di cose che, pur molto interessanti, eluderebbero dall'intento caninocentrico del post.

Il cane cittadino con padroni amorevoli e civici si ritrova a transitare da un appartamento al parco, dove viene tenuto costantemente al guinzaglio, a parte nelle aree adibite ad una libertà recintata. E' così da sempre, quindi per lui la via è questa. Una vita circoscritta, con un collare che lo stringe e un laccio che lo dirige in cambio di vitto, alloggio, grattatine di pancia, carezzine sul muso, bacini sul naso e altri atti d'affetto di vario genere, a seconda della tipologia di padrone.
Può non sembrare male. Anche perché d'altro nulla si sa.

Poi, un giorno, vuoi perché i padroni si decivicizzano, vuoi perché si stacca il guinzaglio, vuoi perché si è in montagna in uno di quei pochi posti in cui la legge permette che i cani scorrazzino liberi tra marmotte e camosci, il nostro protagonista si ritrova libero.
Si mette a correre su e giù, senza quel lazo che gli stringe la carotide, senza quel padrone lento attaccato dietro a mo di sci d'acqua che ostacola il movimento, con tutto il cuore che batte accelerato, con il naso e le zampe sotto sudati marci, e si sente in un modo nuovo, e scopre che forse esiste tutt'un mondo fuori da esplorare.

E così, quando se ne torna nell'appartamento e a fare le passeggiatine al parco al guinzaglio, non è più tanto felice. Se ne sta mogio mogio, con il pelo ribassato, e si trascina dietro al padrone affettuoso. Non è nemmeno più tanto felice delle grattatine, carezzine, bacini.
Ma un cane non è che sia tanto pensante, è uno che più che pensare sente.
Se potesse pensare tantissimo e in modo geniale chissà che elucubrerebbe, invece così può solo fare cose caninamente intelligenti, tipo ululare tutte le notti svegliando l'intero isolato, oppure involontariamente psicosomatiche, come sviluppare un'allergenicità del pelo tale da far starnutire anche i vicini - quelli peraltro già svegliati dagli ululati notturni.

E così, dopo un po', i padroni starnutenti e asmatici, assediati dai vicini, caricano il cane, prendono l'autostrada e lo sbattono giù dall'auto con un calcione nel deretano, prima di andare a comprare un bel cucciolo di Golden Retriever docile addestrato e carissimo in qualche allevamento, onde non soffrire troppo per l'assenza di un convogliatore di facili affettuosità.

A parte che non ho mai capito perché i cani debbano essere abbandonati proprio in autostrada. Una strada normale non fa figo? Un parco è démodé? Ché poi già il cane più intelligente (per ragioni di sviluppo, non per offendere gli animalisti), non lo sarà come l'uomo più intelligente (è plausibile che il cane più intelligente, però, spezzando una lancia pro-animalisti, lo sia più dell'uomo meno intelligente). E già un uomo intelligente, messo in mezzo a un'autostrada a piedi, magari di notte, tra le corsie, non ha una sopravvivenza tanto lunga. Figurarsi il cane.

Il cane, mentre si rende conto di essere libero, e poter fare tutte quelle cose che gli erano sempre mancate, si accorge che gli stanno arrivando addosso dei fulmini lucenti e rombanti di tagliente ferraglia. Non è contento come quella volta in montagna tra marmotte e stelle alpine. Inizia a dirsi che forse tutta sta libertà non è così figa. Mentre se lo dice, probabilmente viene colpito da una macchina e lanciato a folle velocità contro un guard-rail o addosso a un'altra auto su cui fa sponda in uno sbriciolarsi di ossa, oppure ancora viene schiacciato ripetutamente da pneumatici veloci. Se per caso riuscisse a uscire da quella specie di video-game al massacro, si ritroverebbe randagio senza esperienza, a rovistare nel pattume per avere cibo. In breve vagherebbe per le strade magro e con i peli collosi e incrostati.

Per quello che può, penserebbe che forse vorrebbe tornare dal padrone che ormai ha il suo bel Golden Retriever al guinzaglio. O forse no. Perché comunque può correre libero dove vuole e non ha più lacci. Ma nemmeno vitto, alloggio, facile affetto.

Dopo un po' diventerebbe forte, imparerebbe il randagismo, e correrebbe libero e zeccato dove vuole.

Ogni tanto ripenserebbe a quando, pasciuto e pulito, se ne stava in una casa piena di crocchette e umani affettuosi.

In realtà, questo scenario è quello pensato da un umano traviato dalle letture di libri pensati da cani, ricordi sopiti ma pur presenti in stand-by come un sottofondo a ultrasuoni nella sua mente. Il problema è che gli ultrasuoni, solo il cane li può sentire, l'umano no. E quindi, anche lì, sti cani avevano intelligenze un po' troppo umane.

Un cane con un'intelligenza e un sentire canino è un essere di rari fedeltà e amore animale incondizionato,
è uno che non solo se ne sta pasciuto e presumibilmente felice con il padrone bravo e affettuoso,
ma che se ne starebbe anche con un padrone che lo picchi, denutra, faccia dormire in un letto di spine, insulti e sbeffeggi, senza mai portarlo a passeggio, in modo tale che il giaciglio spinoso diventi anche merdoso.
Se per caso il padrone lo abbandona sbattendolo in autostrada giù dalla macchina con un calcione, lui lo rincorre a perdifiato per stare con lui sempre, finché schiacciamento o flipper contro macchine a velocità impazzite non li separino, cosa che tra l'altro era già successa con il calcione, ma lui non se n'era mica accorto, di poter almeno ipotizzare un'altra vita prima di sacrificarsi per uno che si era appena disfatto di lui.

Un cane con un'intelligenza e un sentire canino
- ed è per questo che così tanta gente se ne prende uno -
è il più fedele amico dell'uomo
senza che l'uomo sia il più fedele amico del cane.

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