LE COSE CHE SCRIVO IN QUESTO BLOG SONO FRUTTO DELLA MIA FANTASIA (BACATA).
QUALSIASI RIFERIMENTO A PERSONE O FATTI REALMENTE ESISTENTI E' CAUSALE.

mercoledì 2 marzo 2016

Panni pigri


Un annosissimo problema di chiunque si ritrovi a dover gestire una casa intera da solo è quello del bucato. In realtà per me è sempre stato annoso, sia in solitudine, sia in colocazione sia in convivenza.
Ma da soli è peggio.
E' peggio perché si hanno tanti panni diversi, di tanti colori diversi e di tante stoffe ancora diverse, senza cumulo con i compagni di alloggio. Per ottenere un buon risultato si dovrebbe lavare ogni cosa separatamente.
Dato che ciò è impensabile economicamente energicamente ecologicamente, si tende ad ammassare tutto insieme, una volta raggiunta la capienza massima del cesto della biancheria. Per non rovinare qualcosa, si lava male ogni indumento, orientandosi su un'inutile temperatura di 30 gradi.
Nonostante ciò, dopo una serie di lavaggi consecutivi, tutto assumerà una tonalità che sarà la media della sommatoria di colori introdotti. Solitamente un grigio slavato, con sfumature rosa e azzurrognole.
Nonostante ciò, le canottiere di lana si infeltriranno rovinosamente, raggiungendo la taglia di un vostro figlio immaginario (piccolo). Potrete provare a metterle in freezer; qualcuno dice che il gelo combatta l'infeltrimento. Dovrete però stare attentissimi a non farle cadere quando le estrarrete, altrimenti vi si infrangeranno in mille pezzi. E poi andate a ricomporle, magari con l'attack prima che si decongelino. Non si può. E' peggio di un vaso infranto. E' come quando si cuoce la pasta: non può più tornare ad essere cruda. Al massimo, da cotta può diventare scotta. Si potrebbe pensare, tra l'altro, di metterla in freezer, con le canottiere di lana, per farla tornare al dente, e al dente tornerebbe anche, ma non cruda, e nemmeno buonissima da mangiare. Per non parlare di quando, distrattamente, si potrebbe far cadere, sempre insieme alle canottiere, ritrovandosi a dover distinguere tra frammenti di canottiera e schegge di spaghetti da ricomporre invano per mentire a se stessi su qualche speranza di reverisibilità.
Il bucato, poi, va anche steso. E stendere il bucato è un'operazione durissima. Finchè si tratta di metterlo nella bacinella, si può ancora fare in un ragionevole arco di tempo di 2-3 giorni dalla fine del lavaggio. Ma stendere è un'altra storia. Stendere richiede pinze, criterio, tempo. Per evitare le pinze si può optare per lo stendino da interno, il che potrebbe anche proteggere dall'inquinamento in cui si incorre se si hanno, per assurdo, balconi con panorama su tangenziale e stazione dei treni nel punto di frenata dei convogli, dove impalpabile polvere di ferro si solleva in epidemici polveroni.
Solitamente, se ci si fa coraggio, si prende l'ardua decisione in un periodo variabile tra uno e sei giorni dal riversamento del bucato nella bacinella. Il problema che spesso si verifica in questo processo di doverosa riflessione è che i panni, ammonticchiati e umidicci, si coprono di una decorativa muffa variopinta. Non c'è problema: come nei migliori algoritmi, si fa un freccia indietro e ci si ricollega al punto in cui si carica la lavatrice. Un buon detersivo micorepellente fa miracoli.
Meglio non farsi tentare dall'idea di buttare via i panni muffescenti, per una serie di validissimi motivi:

  • poi bisognerà scendere a buttare la pattumiera piena, altra attività potentemente penosa, soprattutto se si è soli e non si trova nemmeno un buon motivo per uscire di casa, tipo togliersi per un po' da presunti rompiballe con cui si vive;
  • nella pattumiera, che campeggia al suo posto da tempo immemore, si sarà già creato un microsistema biologico, con ricchezza di esseri viventi di ogni specie, inclusi grassocci e floridi vermi bianchi che meriteranno i complimenti dei visitatori ecologisti, convinti che siate degli adepti del compostaggio domestico. La muffa del bucato, individuabile come specie aliena, ne altererebbe l'equilibrio;
  • bisognerebbe ricomprare tutti i panni, attività di devastante faticosità, stressantissima, dispendiosissima di tempo, cosa che metterebbe a dura prova la vostra pigrizia domestica, in quanto ve la farebbe superare in virtù della maggior pericolosità dello shopping forzato

Se invece non si incappa nel suddetto inconveniente, si può procedere a stendere. Non mi soffermo sul dolore dell'ardua decisione su dove rimarrà impressa la retta trafiggente del filo, o su come gestire le lenzuola per trovare un buon compromesso tra ammuffimento e peripateticità su tutto il pavimento, solitamente ricco di gatti di polvere rotolanti.
Vengo alla fase successiva, quella del togliere i panni dallo stendino. La suddetta fase può durare tranquillamente per mesi, fino a quando il cesto della biancheria sporca sarà nuovamente pieno, e liberarlo si renderà necessario per non dover andare a stendere sui fili del balcone, che nel frattempo, per il disuso, si saranno talmente ammollati da essere occupati dal vicino di sotto.
Per non parlare del riporre nuovamente il tutto negli armadi cassetti appendini vari.
Una fatica dell'altro mondo.
Cosa dite?
Manca una fase?
Quale fase?
Sti...?
Non conosco verbo o sostantivo iniziante con queste tre lettere e rientrante nel vocabolario del bucato o degli indumenti.
Mi viene in mente solo "sticazzi".
Alla romana.

5 commenti:

  1. Complimenti per questo post di post. Non sono poi tanto pigri questi panni se tracciano un percorso così tortuoso e piacevole tra descrizioni di tempi andati, che ritornano tratteggiando un quadro di vita ....
    Dimmi cosa stendi e ti dirò chi sei....
    Concentrato di immagini: 'Il Crudo e cotto' di Levi-Strauss fa capolino deitro la buffa metafora della irreversibilità e spalanca nuove frontiere di una antropologia personale: 'Il crudo, il cotto e lo scotto' (che poi sembra un film di Sergio Leone).
    Le canottiere della corsa aprono su un microcosmo intimo e delizioso, tra i ripicciolimenti di Alice nel paese delle meraviglie e la letteratura con destinatari immaginari.

    RispondiElimina
  2. E poi il filo per stendere che rompe la rigidità delle linee del balcone, incantando il passante-lettore e conducendolo a smarrirsi, passare e ripassare....Parafrasando: 'E' stato lo stendino-smile a siderarmi '.
    Ci sono anche le lezioni di informatica seguite con la stessa 'brillante' creatività, della quale ancora un figlio immaginario avrebbe certamente beneficiato (Emilio è un romanzo aperto come gli antichi cantari epici?). Anche se con tutti gli infortuni e le finestre appese al filo seguito dal post, il lettore immagina che questo algoritmo si complicherebbe...un'altra svogliata macchina di Goldberg, come al semaforo. Che la lentezza operativa sia causata dalle mille idee presenti, dall'attesa di idee geniali ed isolate , dalla preparazione di prelibati piatti per colocatari, dalla degustazione di ineffabili ghiottonerie cioccolatiere , dal post stesso (metariflessione sul post) ?

    RispondiElimina
  3. Il filo per stendere che taglia ballatoi in tondeggianti quadranti è in realtà fune su cui arrampicarsi, se ci si riesce, per passare a dimensioni parallele di realtà sfogliate. In almeno una di queste, in una delle stanze c'è un quadro dei ballatoi, e dentro questo quadro c'è una delle stanze in cui c'è un quadro dei ballatoi, e dentro questo quadro c'è una delle stanze in cui c'è un quadro dei ballatoi, e dentro questo quadro c'è una delle stanze in cui c'è un quadro dei ballatoi, e dentro questo quadro c'è una delle stanze in cui c'è un quadro dei ballatoi, e dentro questo quadro c'è una delle stanze in cui c'è un quadro dei ballatoi, e dentro questo quadro c'è una delle stanze in cui c'è un quadro dei ballatoi...

    RispondiElimina
  4. Va aggiunto che l'ultima fase di tutta l'operazione di stesura (dei panni non del post) per il lettore è davvero un imperscrutabile enigma degno della Sfinge....forse la frase oracolare 'sti....' prospetta una mutazione antropologico-linguistica (ancora), la sparizione di una parola, la sua mutazione di significato, la sua abolizione per decreto in un futuro (distopico?) senza più camicie.
    In inglese la fase 4, così antropologicamente modificata, suonerebbe bene: 'do the ironing' = fare dell'ironia....(da mente brillante, come in questo post).

    RispondiElimina
  5. Bisogna dire che sostituire l'ironing fisico con l'ironing psicologico agevolerebbe un'immagine di sé un po' sopra (o sotto) le righe, stropicciata in modo studiato, finto vero finto vero finto vero (eccetera all'infinito) trasandato...

    RispondiElimina