Se uno vive in mezzo a gente che né legge né scrive, non parla mai di leggere e di scrivere.
Quando legge, sa che non avrà nessuno con cui confrontarsi su ciò che ha letto.
Al massimo, quando proverà a parlare di certi passaggi entusiasmanti, l'interlocutore reagirà con un "E farsi meno seghe mentali?" oppure "Ma questo da dove esce? Certo che ne perdi di tempo della tua vita, a leggere ste robe".
Quando scrive, si chiede per chi stia scrivendo.
Se è molto egocentrato, scrive per se stesso, poi si legge da solo e si autocompiace.
Se scrive per gli altri, è lo stesso egocentrato, con l'idea che qualcuno possa trovare interessante quello che scrive.
Insomma, quando uno scrive, è egocentrato sempre, e fa bene ad esserlo soprattutto se è circondato da gente che non legge, perché sicuramente non correrà il rischio che qualcuno incappi nei suoi scritti e che, fantascientificamente, li trovi interessanti e voglia parlarne.
Tutto ciò ha un senso.
Il senso è giustificare il diradarsi dei post di questo blog.
L'analfabetismo di ritorno e l'essere circondato da gente dedita solo al messaggiare via wa con faccine e poco altro fa del blogger poco produttivo un blogger socialmente giustificato.
Scusatemi, ma ora torno a fare la faccina da diavoletto all'amica e quella che ride con le lacrime a mia madre, e poi a fare quella con l'angioletto sul gruppo "Tal dei tali".
Che non ho mica tempo da perdere.
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Vabbè, ma se il tenore dei tuoi post è diventato questo, allora è meglio chiudere questo blog! :-)) (faccina che ride tanto!)
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