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sabato 4 luglio 2015

Strategie anticaldo


Torino si è trasformata in una piastra. Se appoggi i piedi sull'asfalto e ci aggiungi un po' di sale e rosmarino ne fai una bistecca.
In questo rifulgere radioso di estate cittadina, anche in settimana, cosa fanno i torinesi, invece di starsene rinchiusi in uffici con l'aria condizionata sparata sul collo?
Vanno in piscina.
Sempre.
Tutti.
Hanno l'intento di rinfrescarsi, pucciandosi ogni tanto nell'acqua e invadendo le sdraio e le zone pratose intorno a quelle all'aperto.
E così, la gente che ha davvero bisogno di andare in piscina, magari per riabilitazione, passerà la giornata peregrinando di piscina in piscina, trovando ogni volta un biglietto appeso al cancello chiuso recante la scritta: "Piscina chiusa per raggiunta massima capienza vasca". Davanti, si potranno trovare code piuttosto lunghe di aspiranti bagnanti dediti a espettorare una serie concatenata di insulti a un impiegato comunale che cerca di giustificarsi e continua a presidiare la barriera per evitare che la folla esondi superandola. "Ogni persona che esce, ne entra una". Ma chi esce? Sono tutti boccheggianti sulle sdraio, pendolanti da queste all'acqua. E intanto gli sfortunati esclusi si grigliano sul marciapiedi.
E dentro chi c'è, a foraggiare le casse delle varie piscine? La famigerata Estate Ragazzi, quell'orda infestante di bambini a 120 decibel, che dovrebbero come minimo essere isolati in una camera anecoica per limitare l'inquinamento acustico. E invece sono sempre lì, prenotati, primi, accedenti davanti a tutti, a tutte le ore, riempitivi di ogni cm cubo d'acqua.
E così chi deve riabilitarsi dopo aver preso qualche botta o distorsione o rottura di ossa può tornare a casa con le pive nel sacco e immergersi in una vasca da bagno piena di ghiaccio, che fa sempre bene quando uno sta male.

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