LE COSE CHE SCRIVO IN QUESTO BLOG SONO FRUTTO DELLA MIA FANTASIA (BACATA).
QUALSIASI RIFERIMENTO A PERSONE O FATTI REALMENTE ESISTENTI E' CAUSALE.

domenica 26 luglio 2015

Hot in the city


https://www.youtube.com/watch?v=PYysBD6U_S8

Quando fa un caldo atroce in città, se si ha un appartamento con due o più arie, si è fortunati perché si possono aprire le finestre e far corrente. Di notte si può sperare di dormire con una brezzolina che accarezza il corpo e concilia il sonno.
Purtroppo, quando fa caldo in città e si vive in un appartamento con due o più arie, si è anche sfortunati, perché le arie danno su strade cittadine. E le strade cittadine delle grandi città, si sa, non dormono mai.
Tra l'una e le cinque di notte si può beneficiare del'efficiente servizio di ritiro della pattumiera. I camion sono così nuovi che il loro cigolio echeggia in tutto il quartiere ogni volta che i bracci tirano su e giù i bidoni.
Quando (s)finiscono quelli dell'immondizia, già iniziano i primi barlumi di vita: camion con motori rombanti che consegnano prodotti ai negozi, mattinieri che partono in macchina, deejay che non vanno mai a dormire prima delle sei.
Per non parlare di allarmi vari che suonano per mezz'ore senza che nessuno riesca a spegnerli. Che poi, diciamocelo chiaramente, chi è che pensa "Oh, c'è un allarme, stanno rubando, chiamiamo la polizia"? Di solito si elabora un "Toh, c'è un idiota che ha fatto partire il suo stesso allarme e ora non riesce a spegnerlo".
E così, se uno vuole dormire e non è impermeabile ai rumori, deve per forza chiudere le finestre e averle comprate con i doppi vetri e antisfondamento (dei timpani). A questo punto, però, con la canicola estiva, si innesta l'altro meccanismo perverso, alternativo a quello dei rumori: il sudario. Non si potrà stare per più di trenta secondi consecutivi nella stessa posizione, perchè si sentirà provenire dalle viscere del materasso un calore che un pranoterapeuta non può nemmeno sognarsi. Ogni mezzo minuto, quindi, si scollerà il proprio corpo dal lenzulo combattendo il potere attrattivo del cuscinetto di sudore che si sarà creato nel punto di contatto, e ci si rotolerà alla ricerca vana di un punto vagamente più fresco.
La nottata di chi vive in città in un appartamento con due o più arie si riconduce a un pendolarismo tra il letto e le finestre, in un'indecisione fatale tra il circolo vizioso del rumore e quello del sudario. Al mattino, ci si ritroverà svenuti (addormentati mai) tra le lenzuola fradice di sudore, con le finestre spalancate e un lembo di sole che beffardo avvertirà che anche se non si è chiuso occhio se non nella fase della perdita dei sensi finale, si deve tornare ad un'operosa giornata di lavoro.
Nel momento delle ferie ci si fionderà in un posto in montagna, dove farà freschetto, anzi freddino, anzi si gelerà, ci saranno un sacco di animaletti strani perlopiù insettosi e si potrà dormire, avvolti nel sacco a pelo da altura, tra una scampanata e l'altra del campanile dell'immancabile chiesetta. Ciò farà sì che il ritorno in città diventi una goduria, l'afa una rigenerazione degli arti intorpiditi dai 5 gradi notturni, gli allarmi  eventuali e i camion della pattumiera che rumoreggiano una sola volta a notte anzichè ogni mezz'ora una ninna nanna di sottofondo.

sabato 18 luglio 2015

La gente


"Gente" è un termine un po' così, di quelli che lasciano un po' perplessi.
Un termine generico che mette tutti gli individui in uno stesso calderone, senza distinzioni di sesso, razza, religione, cosa che sembrerebbe anche bella, ma che in questa accezione appiattisce parecchio a vuoti involucri intercambiabili.
"Persone" significa già insieme di individui ognuno con il suo carattere e le sue peculiarità, ma "gente" è proprio dozzinale, con quella g poco incisiva, che scivola su una e volgarmente (seppur secondo giusta dizione) aperta. In inglese si dice "people", che per sonorità ha una rotondità e vivacità intrinseca. Il significato, però, è sempre lo stesso.
Non c'è offesa esplicita né insulto nel termine, ma se qualcuno ti dice che fai parte della "gente" ci rimani quasi male. Anche perché di solito lo usi tu stesso per parlare del gruppo di persone in cui non ti identifichi (quelli in cui ti identifichi sono "persone", appunto): "La gente non sa più come comportarsi", "La gente ha perso i valori" (ma le persone no!).
E poi, si sa, la gente è strana, matta, insoddisfatta.
E allora forse è meglio badare alle persone.
Ai "voi", ai "tu", ai "noi".
Che sono meglio.

sabato 4 luglio 2015

Strategie anticaldo


Torino si è trasformata in una piastra. Se appoggi i piedi sull'asfalto e ci aggiungi un po' di sale e rosmarino ne fai una bistecca.
In questo rifulgere radioso di estate cittadina, anche in settimana, cosa fanno i torinesi, invece di starsene rinchiusi in uffici con l'aria condizionata sparata sul collo?
Vanno in piscina.
Sempre.
Tutti.
Hanno l'intento di rinfrescarsi, pucciandosi ogni tanto nell'acqua e invadendo le sdraio e le zone pratose intorno a quelle all'aperto.
E così, la gente che ha davvero bisogno di andare in piscina, magari per riabilitazione, passerà la giornata peregrinando di piscina in piscina, trovando ogni volta un biglietto appeso al cancello chiuso recante la scritta: "Piscina chiusa per raggiunta massima capienza vasca". Davanti, si potranno trovare code piuttosto lunghe di aspiranti bagnanti dediti a espettorare una serie concatenata di insulti a un impiegato comunale che cerca di giustificarsi e continua a presidiare la barriera per evitare che la folla esondi superandola. "Ogni persona che esce, ne entra una". Ma chi esce? Sono tutti boccheggianti sulle sdraio, pendolanti da queste all'acqua. E intanto gli sfortunati esclusi si grigliano sul marciapiedi.
E dentro chi c'è, a foraggiare le casse delle varie piscine? La famigerata Estate Ragazzi, quell'orda infestante di bambini a 120 decibel, che dovrebbero come minimo essere isolati in una camera anecoica per limitare l'inquinamento acustico. E invece sono sempre lì, prenotati, primi, accedenti davanti a tutti, a tutte le ore, riempitivi di ogni cm cubo d'acqua.
E così chi deve riabilitarsi dopo aver preso qualche botta o distorsione o rottura di ossa può tornare a casa con le pive nel sacco e immergersi in una vasca da bagno piena di ghiaccio, che fa sempre bene quando uno sta male.

giovedì 2 luglio 2015

La vita facile

Ormai le donne hanno degli strumenti per affrontare il loro problema mensile che nell'antichità, cioè negli anni '90, non ci si poteva nemmeno sognare.
All'epoca le donne giravano 4 o 5 giorni al mese con addosso un pannolino spesso 3 dita tipo Pampers junior. Se si mettevano qualcosa di diverso da una gonna a campana ottocentesca se ne vedeva la sagoma. E poi ci si chiede perché nell'antichità più antica andassero tanto quelle gonne con i cerchi di giunco a descrivere una forma che non assecondasse per nulla le curve del corpo...ci credo, all'epoca avevano addirittura gli assorbenti di stoffa, che a indossare quelle gonne, anche se succedeva il patatrac (cosa che presumibilmente accadeva dopo circa mezz'ora), rimaneva tutto nascosto. Al massimo si poteva vedere una striscia di sangue tipo lumaca uscire da dietro la gonna al passaggio della donzella anticamente agghindata.

Ma oggi tutto questo ce lo siamo lasciato alle spalle.
Oggi,abbiamo di tutto.

Abbiamo gli assorbenti esterni sottilissimi che se li poggi da qualche parte non li vedi più talmente si mimetizzano con tutto.

Abbiamo quelli interni che hanno l'inconveniente del cordino blu. Se quest'ultimo rimane al suo posto sbucherà invariabilmente dal costume o peggio. Se non  si vedesse più, si dovrebbe fare un piacevole giro al pronto soccorso per farsi estrarre il tampone con le pinze, ovviamente dopo 8 ore di attesa per codice bianco.

Ma la novità più interessante degli ultimi tempi è la ladycup, o mooncup, o qualcosacup che dir si voglia. Ancora misconosciuta in Italia, è una coppetta in silicone con un anello del diametro di circa  5 cm che si inserisce, aderisce al collo dell'utero tipo ventosa e fa la raccolta fino a riempimento.
Anallergica, simpatica, ecologica, facilisssssima da usare.

Ora, si creano delle domande legittime.
  • Come si mette?
Facile, basta ammucchiarla tutta, infilarla dalla parte giusta (cioè con l'imboccatura in su, ma sfido chiunque a provarci con l'imboccatura in giù) e sperare che poi si smucchi nel modo giusto e vada ad aderire perfettamente alla parete uterina. Se non aderirà, rimarrà piegata e ci se ne accorgerà facilmente dalla colata di sangue che ci accompagnerà dopo mezz'oretta. Se si acquisisce destrezza e si sviluppa sensibilità pelvica, si capirà la correttezza del posizionamento da un leggero risucchio.
Se qualcuna accogliesse la sfida di infilarlo al contrario, il risultato sarebbe più o meno lo stesso ma peggio: stessa colata, ma in più le solite 8 ore al pronto soccorso per l'estrazione.
  • Come si toglie?
Toglierla è molto più complesso che metterla. Come si nota dall'immagine, la ladycup ha un peduncolo piuttosto compatto all'estremità. Bisogna andare alla ricerca del suddetto e quindi, con una contrazione dei muscoli pelvici, favorire l'uscita tirando il peduncolo. Non avete muscoli pelvici? Andare al pronto soccorso a fare le 8 ore di coda. 
  • Com'è quando si toglie?
Quando (e se) si riesce a estrarre la coppetta, sarà un calice degno delle peggio barzellette sui vampiri. Preparatevi psicologicamente, perché potreste svenire. 
  • Cosa succede se si riempie prima che si sia tolta?
Se si riempie prima che si sia tolta, la cosa accadrà quasi sicuramente in qualche locale, o al supermercato, o in coda in posta. Poco influirà il luogo, se non sull'entità della figuraccia. L'accaduto si realizzerà sempre allo stesso modo. Sentirete con la sensibilità dei vostri muscoli pelvici un "poppp", quindi un gran calore si irrorerà in tutto il vostro bacino, e in un secondo avrete mutande, pantaloni, gonne allagati di sangue e una pozzetta rossa sotto di voi. Ottimo impatto per film d'orrore, ché se Fulci avesse saputo avrebbe risparmiato molto sulla passata di pomodoro. 
  • Farà male? Sarà scomoda?
Non fa male, perlomeno non a voi. Anzi è comodissima. Ci si dimentica di averla. E' raccomandato però non dimenticarsene per davvero. Se ne consiglia l'uso in qualsiasi momento ci si aggiri sole in luoghi poco raccomandabili potenzialmente frequentate da violentatori.
  • Cosa accade se si dimentica di averla?
Se si dimentica di averla, magari in preda a ubriachezza, distrazione e/o proprio perché è molto comoda, si spera che non si sia con il proprio compagno. Se si è con lui, si spera che si trascorra la serata a parlare di temi filosofici. Se non si trascorresse la serata avvinti in somme discussioni ma si facesse altro, ci si ritroverebbe sicuramente al pronto soccorso, molto imbarazzati all'idea di descrivere il perché dello strano incidente, ma almeno, con il codice rosso, non si farebbero code di 8 ore.