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lunedì 1 dicembre 2014

Accorgimenti di rara intelligenza per non morire in bici sulle strade statali



La difficoltà della vita del ciclista-lavoratore è direttamente proporzionale alla distanza di casa sua dal luogo di lavoro e anche della quantità di provinciale o peggio statale che deve percorrere.
Insomma, è vero che in città c'è casino, gente che guida senza saper guidare, donne ai volanti pericoli vaganti (ma anche gli uomini non scherzano), ma almeno vanno realativamente piano e permettono ai cicloriflessi di operare in modo abbastanza salvifico. Quando si passa sulle strade esterne alle città ci si ritrova a combattere con battistrada piccolissimi sul ciglio del fossato a destra e camion roboanti e spostanti metri e metri cubi d'aria a sinistra. Quando ci si ritrova in questo amabile incastro, a volte si pensa che si tratti del proprio ultimo istante di vita, e ci si dice che in fondo in fondo la bici non è così sana per mantenersi in forma. Poi, dipende anche da a che forma si riferisce. Anche quella delle lasagne è una forma. La stessa che si può assumere se il camion in questione ti passa sopra. Quella del fosso, con i bassorilievi del negativo delle pietre che stanno sul suo letto, è una forma di grande tendenza, ma, personalmente, preferisco conservare quella che mi hanno dato i genitori. L'accorgimento, allora, non é starsenene sul ciglio recitando ave maria, ma stare in mezzo. Lo dice anche la FIAB. E così, l'altro giorno, in una nebbiosa mattinata di novembre, ho pedalato sulla famigerata statale 20 della Loggia totalmente in mezzo alla carreggiata. Ovviamente senza fari nè giubbottino giallo, ché già sudo come un bue muschiato con la maglietta traforata del Decathlon. Il camionista in questione, che sicuramente mi avrebbe scaraventata nel fosso con una spinta d'aria ai 90 km/h, o magari agganciata con uno di quei pezzi che sporgono pericolosamente ad altezza manubrio, è dovuto rimanermi dietro.
 Si è formata una carovana di pachidermi camionistici dietro di me, tutti che avanzavano ai 25-30 all'ora.
Ho pensato che avessero solo da ringraziare che sono allenata.
Più scalpitavano con accelerate stizzose, più mi sentivo in mano un potere incredibile.
Il potere carovanizzante.
Il tutto è andato avanti per circa tre chilometri.

Comunque questi tatuaggi realistici a forma di doppie ruote sulla schiena sono un sacco di tendenza.
Non vedo l'ora di sfoggiarli in spiaggia l'estate prossima.

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