LE COSE CHE SCRIVO IN QUESTO BLOG SONO FRUTTO DELLA MIA FANTASIA (BACATA).
QUALSIASI RIFERIMENTO A PERSONE O FATTI REALMENTE ESISTENTI E' CAUSALE.

mercoledì 30 gennaio 2013

Occhi a merenda

Se c'è un cibo che inspiegabilmente esercita su di me una forza attrattiva inversamente proporzionale a quella repulsiva che esercita su quasi tutti gli esseri umani della cività perlomeno occidentale, è l'occhio.
E' bellissimo cavarlo dall'orbita del pesce o del coniglio, togliergli quella poltiglietta trasperente gelatinosa da intorno per ricavarne la perfetta, sferica, liscia pallina bianca che cede sotto il morso ma rimane pur sempre al dente. Il gusto è solo uno dei sensi interessati, forse il meno solleticato. In effetti, l'occhio sa un po' di polistirolo, ammesso e non concesso che voi lettori e anche la sottoscritta sappiamo che gusto ha il polistirolo.

In ogni caso, la mia passione per gli occhi è tale che da piccola ero andata dal macellaio di fiducia e gli avevo chiesto se mi potesse dare un occhio di mucca.


Lui me lo aveva procurato, impacchettato, e consegnato.
Aggratis.
Strano.
Ero andata a casa, l'avevo tuffato in un pentolone d'acqua bollente, quindi l'avevo scolato e impiattato. L'occhio era un monoblocco di gelatina durissima e impenetrabile. La gigantesca, perfetta, sferica, liscia palla bianca che mi ero immaginata è rimasta unìimmagine iperuranica stampigliata nella mia testa passata.

Dopo questa cocente delusione di gioventù, avevo ormai rinunciato a occhi di grandi animali, finchè, l'altro giorno, un amico non mi ha detto che in Messico si mangiano i tacos de ojo, che sono tacos farciti di fettine d'occhio di mucca, piuttosto appetitosi.
Mi è tornata la speranza. 
Poi sono andata con ansia a guardare su wikipedia, ma...l'occhio non vuole che io abbia la sua parte!

lunedì 28 gennaio 2013

Silenziosi

Un vecchietto attraversa la strada davanti a me e alla mia bici, passetto dopo passetto, con le pantofole scozzesi lanuginate all'interno. E' tutto curvo, cammina a velocità esaspetantemente lenta e, sempre lentissimamente, solleva un braccio con il dito puntato verso le nuvole, e sussurra "Giovane...", guardando verso il fondo delle strisce pedonali.
Guardo anche io verso il fondo, e non vedo nessun giovane. Vedo solo automobili tutte pronte a partire come molle appena il semaforo diventerà verde, e inizio a pensare che il vecchietto si rivolga agli autisti delle automobili, uomini o donne che siano. Del resto, giovani lo sono quasi tutti, in confronto a lui. In effetti "giovane" è un aggettivo invariabile e decisamente relativo a chi lo usa.
Io immagino già una pappetta di anziano sull'asfalto, con strisciate di sangue e finto burberry e lanugine bianca allo scattare del verde. Mi dico che nessuno può udire una voce così flebile, o considerare il gesto di un vecchio sbabbucciante sull'asfalto di una mattinata lavorativa.
Invece riesce ad arrivare indenne fino alla fine della zebra, e non solo. L'autista dell'autobus l'ha visto, sentito, e pure aspettato. Con tutta la calma di questo mondo, il vecchietto si siede sul bus e partiamo in contemporanea.
Ci affianchiamo io e l'autobus.
L'autista non mi vede, non mi sente e non solo non aspetta che io passi, ma mi taglia pure la strada con capottamento di me e del mio mezzo sventato per miracolo.
Sarà che la bici è un mezzo così silenzioso da essere più silenziosa del fiato di un vecchietto in fase terminale della vita, le ruote della bici più felpate del felpino delle sue ciabattine.


venerdì 25 gennaio 2013

Cose che succedono in gelateria


Quando entri in gelateria, di solito ti aspetti un gelato.

Se vai da "Ottimo!", però, trovi anche molto altro.

Non conviene passare quando si è di corsa: una volta entrati nel negozio, non si sa mai cosa ci si può aspettare. Molto spesso, però, non se ne esce in tempi brevi.
Il gestore è un vulcano di parole, con un entusiasmo culinario che straripa da tutti i pori. Te lo comunica per forza, e tu devi ascoltare, perchè è troppo interessante capire come nasce il suo gelato, come gli vengono in mente gusti tipo gorgonzola e marsala, fior d'oliva all'olio extra vergine d'oliva, zucca e amaretti, limone e salvia, rabarbaro e lampone. Ti ipnotizza con i racconti sulla ex fabbrica della "Leone", smantellata mandando al macero tavoli preziosissimi in marmo, stampi delle caramelle, cimeli di cui lui è riuscito a salvarne qualcuno e che esibisce come trofei. Ti spiega come calibri i grassi nei suoi gelati, quanto li limiti e come sia sempre attento a usare solo quelli del latte e derivati, o comunque sani e totalmente privi di grassi vegetali. Il risultato è davvero Ottimo!

L'altro giorno dovevamo andare al cinema dopo 20 minuti: siamo passati a prendere il gelato e Giulio, il gestore, era sprofondato in un libro, "Il lamento del prepuzio", di cui ci ha consigliato la lettura. Era così sprofondato, ma così sprofondato che non ci ha nemmeno introdotto uno dei suoi argomenti "da gelataio". "Sapete, questo libro mi prende tantissimo, devo finirlo!". E così mi sono detta che forse quella volta saremmo riusciti a vedere il film. Invece, dopo trenta secondi, è entrato un signore mastodontico carico di sacchetti di plastica, che ha estratto dalle borse una serie di barattoli di vetro, e si è messo a snocciolarne i contenuti: fichi al rhum, albicocche e pesche al rhum, fichi al liquore di lavanda, idromele, liquore di genziana, salsa di noci e miele, liquore alle trentasette erbe, e così via, finoa riempire tutto il tavolino. Sì dà il caso che non si lamentasse solo il prepuzio di Shalom Arlander, ma anche lo stomaco di Giulio, reduce da un'indigestione. Ma ormai il signore aveva estratto tutte le sue creazioni culinarie, preparate con cura per gli amici, dopo tante gite in montagna con raccolta di erbe fiori e frutti. L'amico era Giulio, ma, vista la situazione, siamo stati "assunti" come amici pure noi. Ci ha porto un cucchiaino (uno solo, tanto eravamo una coppia) e ci ha fatto assaggiare tutti, ma proprio tutti i prodotti che aveva con sè, mentre ci raccontava dei suoi libri di montagna e della sua collaborazione con il CAI. Insomma, alla fine al cinema non siamo andati. Siamo usciti barcollando sotto i fumi dell'alcol, ma abbiamo conosciuto Dario Gardiol, il che è ben più pittoresco (e organolettico) che guardarsi un film.

In conclusione, ogni volta che entri da "Ottimo!" non sai cosa ci troverai, a parte un gelato buonissimo, sano e sempre sperimentale.

Ultimamente, quando ci passo all'ora di pranzo, c'è un capannello di personaggi che parlano di soluzioni di marketing legate alla gelateria. Paiono professionali, preparati, pieni di documenti. Fanno osservazioni argute. Sembra di partecipare a un seminario della Facoltà di Economia.
Speriamo che non trasformino la genuinità dei gelati e di Giulio in un'operazione commerciale, dove anche Dario Gardiol dovrebbe fare domanda in carta bollata e richiesta alla ASL per fare la sua dimostrazione di prodotti tipici...

mercoledì 23 gennaio 2013

Messaggio significativo


C'è un messaggio che gira nella nostra società in multipli esemplari, è dappertutto, e fa capire che questa società è una società che sa riconoscere i veri valori della vita, sa dare loro il giusto peso, sa capirne la preziosità.
E' un messaggio che fa capire quanto la nostra società tenga alle cose importanti.
E' un messaggio da cui traspare l'umanità dell'umanità.
E' un messaggio che quasi tutti hanno in sè.

Anzi, più che in sè, ce l'hanno nei loro cellulari.
Del resto, è un messaggio.
Un sms.

"Ti amo anch'io".

No, non l'hanno scrittoloro.
Ma tutti quelli che hanno un cellulare Nokia ce l'hanno.
Si trova nelle bozze preimpostate.
Se avete un Nokia, controllate per credere.

Ché poi, se uno non è proprio più che attento, magari sta guidando, intanto sta leggendo il giornale e consultando il meteo sull'Ipad, intanto pensa alla riunione che avrà tra poco e al fatto che è in ritardo, può sempre capitare che al suo capo scriva "Ti amo anch'io" invece che "Sto arrivando".
E' facile sbagliare sms precompilato.
Basta un clic.  
Ma si sa, non c'è mica tempo da perdere a scrivere sms "da tutti i giorni".

lunedì 21 gennaio 2013

RESISTI

Entro in un ascensore.
Leggo questo cartello:
Mi sa che se resisto 2 giorni chiusa in un ascensore forse miglioreranno il mio gusto e l'olfatto, ma non potrò usare molto il primo.
Se resisto 3 mesi chiusa nel suddetto ascensore sarà chiaro che mi saranno sparite tosse, mancanza di respiro e fatica anche per piccoli sforzi.
Dopo un anno puzzerò parecchio, ma di sicuro non prenderò infarti nè tumori.
Dopo 10 anni troveranno un mucchietto di ossa.

Se fossi molto ricca, in effetti, i miei famigliari avrebbero tanti piccoli vantaggi.
Le donne in gravidanza e quanti non fumano non so.
La mia salute direi di no.

mercoledì 16 gennaio 2013

Chiariamoci bene

Nelle vacanze di Natale passate sono stata in vacanza in un posto in Italia (va chiarito bene che era Italia).
C'era un bar, e sulla porta del bar, sotto la scritta CAPPUCCINO, c'era questa immagine:


Meno male che me l'hanno detto.
Non l'avrei mai immaginato.

Sulla porta, invece, non c'era scritto:
<<
  • 1 Apertura che mette in comunicazione due ambienti separati da un muro, da una parete, da una recinzione e sim.: p. d'ingresso; anche usata in toponimi, con iniziale maiusc.: P. Pia a Roma; in senso fig. inizio, ingresso, passaggio || fuori p., fuori dalle cinta murarie della città | essere alle p., essere vicino: siamo ormai alle p. della città; in senso fig. (con uso assol.) essere vicino, imminente: la primavera è alle p.
  • 2 Il serramento applicato all'apertura, per aprire e chiudere il passaggio, costituito in genere da uno o due battenti girevoli: p. di legno, blindata; chiudere a chiave la p. || p. scorrevole, con uno o due battenti che scorrono su binari | p. a soffietto, senza battenti, che si apre e chiude a fisarmonica | p. basculante, serramento ribaltabile usato in partic. nei box per auto
  • 3 È usato in molte locc. con sign. proprio e fig. || (vendita) p. a p., tecnica di vendita che consiste nell'offrire la merce a domicilio | battere, bussare a tutte le p., chiedere aiuto a chiunque | chiudere la p. in faccia a qlcu., respingerlo, negargli aiuto | mettere alla p., cacciare, licenziare | sfondare delle p. aperte, dire o fare delle cose vane e inutili, perché già note o fatte in precedenza
  • 4 Sportello o portiera di ambienti speciali, contenitori, veicoli: p. del frigo; automobile a 4 porte || p. stagna, nelle navi, in impianti industriali, portello a tenuta ermetica
  • 5 sport. In alcuni giochi, come il calcio o la pallanuoto, ciascuna delle due intelaiature rettangolari a pali munite di rete, in cui i giocatori cercano di mandare la palla per segnare un punto: colpire la traversa della p. avversaria; nello sci, passaggio obbligato nelle gare di slalom, segnalato da uno o più paletti colorati
  • 6 Passo, valico di montagna
  • 7 inform. In un sistema di elaborazione, accesso fisico per il passaggio dei dati || p. seriale, in cui i dati vengono trasmessi un bit alla volta | p. parallela, quella che trasmette in parallelo più bit contemporaneamente
  • In funzione di agg. inv. nella loc. vena p., vena che porta al fegato il sangue proveniente da stomaco, intestino e milza
  • dim. porticina | accr. portone m. | pegg. portaccia
  • • sec. XIII  >>
sotto la scritta "PORTA".
A pensarci bene, non c'era nemmeno la scritta "PORTA".

Strano.

venerdì 11 gennaio 2013

Son soddisfazioni

Ultimamente sta girando in tv la nuova pubblicità del Mc Donald's.
L'ha fatto Salvatores; pare sia un'idea sensazionale.

Nel video che vi incollo qui sotto sembra che nemmeno ciò che si afferma sia così vero, ma mi pare più interessante soffermarsi, a prescindere dalla sua veridicità a meno, su quello che viene asserito:


Che nei fast food si lavori sodo, si sa.
I lavori che si devono fare, si immaginano.
Che ci siano i turni è quasi ovvio.

Poi, però, il clip prende una strana piega.

  • Pagano puntualmente tutti i mesi. 
  • Il 90% dei dipendenti è a tempo indeterminato.
  • Si può diventare direttore di "ristorante" già a 27 anni.

E ALLORA?

La domanda che sorge spontanea è: che Paese è un Paese in cui cose che dovrebbero essere la norma vengono pubblicizzate come se fossero la manna dal cielo e una fantastica isola felice?
La Corea?
No, l'Italia.
Che sta ben al di sotto della Corea nelle classifiche sulla soddisfazione della vita.